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Un corpo solo, ridotto all’essenziale, in uno spazio limitato era la sfida che Claudia Catarzi affrontava nel suo successo 40.000 centimetri quadrati. Ora, nel suo nuovo assolo 14.610, la coreografa e performer toscana si confronta con una superficie sempre ristretta, ma inclinata; una rampa intorno alla quale il pubblico si posiziona e la osserva da un’altra prospettiva. Su questo piano obliquo Catarzi costruisce una partitura di movimenti e gesti che nulla hanno di acrobatico. In condizione di comprensibile vulnerabilità, il suo corpo è teso e scultoreo, si definisce nel gesto ma anche in salti. Come è stato scritto “in 14.610 c’è qualcosa di trionfale: la soddisfazione di essere arrivati in cima a quel piano inclinato, come fosse una montagna, mette i brividi. Non solo perché è facile cadere, ma forse perché da questo apice non si potrà fare altro che scendere”.