CULTURE

Una vita vissuta... in coro
Anita Degano è il simbolo della direzione coristica in Alto Adige

10 una vita

Chi non conosce a Bolzano Anita Degano? Docente della Scuola di Musica Vivaldi, ha diretto e dirige decine di cori comprendenti tutte le età ed è attiva da decenni nel campo della musica antica, dell’opera, dell’operetta fino ai moderni musical…

Anita, com'è nato in te l'amore per la musica?
Sono nata in una famiglia in cui si cantava molto. I miei genitori hanno dato a tutti i figli la possibilità di studiare uno strumento, ma l’unica ad andare avanti sono stata io. Per testare la mia voglia di suonare, in quinta elementare mi avevano regalato una pianolina Bontempi da pochi tasti, per la quale mio fratello aveva realizzato un sostegno con disegnato Snoopy (me lo ricordo ancora). Ho passato molte ore a suonare, cercare le canzoncine, così a giugno mi hanno fatto fare l’esame d’ammissione alle scuole medie annesse al Conservatorio.

Raccontaci qualcosa dei tuoi studi, della tua formazione e dei tuoi percorsi musicali.
Lavoravo da poco quando mi hanno ammessa al Corso di direzione di coro organizzato dalla Fondazione Guido D’Arezzo. Per tre anni sono andata su e giù da Arezzo ogni due fine settimana, un’immersione totale nella coralità. Tutti pieni d’entusiasmo disfacevamo e ricucivamo la coralità italiana, dirigevamo partiture molto impegnative con gruppi molto preparati, coro ed orchestra, doppio coro sotto lo sguardo attento di personalità come Gary Graden e Diego Fasolis. Un’esperienza impegnativa ma estremamente gratificante, che mi ha plasmata molto nell’ambito della direzione.

Chi sono stati i tuoi maestri nell'ambito del canto lirico e nella direzione di coro?
Mi sono diplomata in canto lirico al Conservatorio di Bolzano con il maestro Vito Maria Brunetti. Contemporaneamente iniziavo a lavorare con i cori in modo “istintivo” ed è subito stato chiaro che nella direzione mi sentivo decisamente più a mio agio. Nel corso di Arezzo ho potuto lavorare anche con personalità quali Renè Clemencic e Francesco Luisi.

Quali sono i tuoi compositori preferiti?
Ascolto un po’ di tutto, ma amo la musica francese, Ravel, Debussy e Maurice Duruflè, il quale ha scritto un Requiem così soave che mi fa pensare che se la morte fosse così, non sarebbe poi tanto male…

Potresti farci un quadro delle tue attività corali quali esperienze passate, cori che dirigi attualmente, eventi importanti (ad es. Bohème) ai quali avete partecipato?
Ho iniziato a dirigere a 17 anni il coro della parrocchia di Terlano, dove abitavo. Ho fondato e diretto il coro lirico degli “Amici della Lirica”. Una volta chiusa l’associazione e dunque anche il coro, nel 1990 ho fondato il coro lirico “Gretry”, quando il maestro Fabio Neri mi aveva chiesto di istituire un coro da inserire nell’opera “Richard coeur de lion” di Andrè Modeste Gretry. Dopo aver cantato in quest’opera (di cui è stato realizzato un cd) siamo andati avanti ed abbiamo cantato ed allestito “Sonnambula”. Poi ci siamo dati all’operetta mettendo in scena, per primi a Bolzano, i titoli più famosi del repertorio: “Vedova allegra”, “Cin Ci Là”, "Paese dei campanelli”. In seguito il coro ha preferito proseguire con il repertorio operistico e io sono andata avanti con un gruppo chiamato “Bottega Corale”, con cui abbiamo allestito una prima con la versione italiana di “Layadira” del maestro Roman Pola. All’epoca i fondi erano pochi, l’entusiasmo tanto, pensavamo a scene, costumi. Ho sempre lavorato in perfetta sintonia con Luca Schinai che accompagnava al pianoforte, conoscendo perfettamente tutte le mie intenzioni e mi sono sempre appoggiata alla compagnia di cantanti solisti di Silvia Felise. Decidevamo un titolo, io preparavo le parti corali, dopo qualche mese con Luca si andava a Mantova da Silvia, si faceva un controllo musicale ed un abbozzo registico. A quel punto iniziavo a istruire il gruppo anche sui movimenti, le entrate e le uscite. Arrivato il giorno dell’esecuzione ci trovavamo al mattino, mettevamo assieme i movimenti del gruppo con quelli dei solisti e alle 20.30 andavamo in scena. Delle tirate che si possono fare solo da giovani…

Invece gli impegni attuali?
Ora dirigo all’interno della Scuola Musicale Vivaldi i cori della fascia scolare e un coro femminile. Parto dal Coro Voci Bianche “I CORIandoli”, che raduna in sé bimbi dalla seconda alla quinta elementare, i due cori giovanili delle scuole medie “Note di Passaggio” e delle superiori “Note Insolite”, che lavorano separatamente o insieme creando un unico coro chiamato “Insolite note di passaggio”. Da molti anni dirigo un coro femminile chiamato “Tintinnabula”. Con questi gruppi ho affrontato concerti monotematici: “Song of Sanctuary” di Carl Jenkins, “Omaggio a Michael Haydn”, “il Laudate Pueri nei secoli”,” Walt Disney nel cinquantenario della morte”.
Con le Voci Bianche ho avuto l’occasione di cantare al Nuovo Teatro nella produzione di “Metropolis”, con l’Orchestra del Conservatorio abbiamo eseguito i “Carmina Burana” e nel novembre scorso abbiamo partecipato con l’orchestra Haydn all’allestimento di Bohème. Quest’ultima è stata un’esperienza impegnativa, il coro dei bimbi canta nel secondo atto in due diversi momenti, ma non sapendo a cosa sarei andata incontro ho preparato i bambini a seguire il gesto del direttore d’orchestra, a cantare attaccando sull’orchestra, sui solisti e in autonomia contando... Insomma ho cercato di pensare a tutte le situazioni in cui avrebbero potuto trovarsi. È stata una grande soddisfazione vedere come reagivano bene ad ogni situazione cui la regia li sottoponeva. Sono stata molto orgogliosa dei miei bambini, ma in verità sono orgogliosa di tutti miei gruppi corali.

[Gregorio Bardini]

 

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