
Pharmacia Chartacea - vernissage
PHARMACIA CHARTACEA 12.06. – 28.11.2025 ELISABETH OBERRAUCH VERNISSAGE Giovedì 12.06.2025, ore 18.00 Parole introduttive: Hans Heiss Musica: Georg Lang Saremo lieti di accogliere numerosi visitatori interessati!
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PHARMACIA CHARTACEA 12.06. – 28.11.2025 ELISABETH OBERRAUCH VERNISSAGE Giovedì 12.06.2025, ore 18.00 Parole introduttive: Hans Heiss Musica: Georg Lang Saremo lieti di accogliere numerosi visitatori interessati!
Interviene Francesca Rossi Direttrice Musei Civici di Verona Corpus meum Die Begegnung mit meinem Körper, mit mir selbst ist erschreckend, schrecklich, unglaublich, dieser mein Körper. Immer ist er in meine Skulpturen eingeflossen, doch immer irgendwie getarnt, nie so bloßgestellt, so nüchtern wie jetzt. Im Stadtmuseum Klausen bin ich beim Besichtigen des Loretoschatzes auf diese Aussage gestoßen: „Hoc est enim Corpus Meum.“ „Corpus meum“ nenne ich die Ausstellung. Hier werden Arbeiten, die in der Auseinandersetzung mit meinem Körper vor dreiunddreißig Jahren entstanden sind, und die Arbeiten der letzten drei Jahre, Zeichnungen, Gipsskulpturen und Bronzegüsse, alle auf meinen Körper bezogen. Mit Leere beginnt die Arbeit – Luft … Eisen mit Eisen verbinden, Gips hinzufügen, abreiben und weiter hinzufügen … vom Herzschlag bis zur Oberfläche, die die äußerste Grenze erahnen lässt, … Haut spiegelt die Seele wider. Lois Anvidalfarei Biografie Lois Anvidalfarei wurde 1962 in Abtei geboren. Ab 1983 studierte er an der Akademie der bildenden Künste in Wien. Nach dem Studium Abschluss kehrte Lois Anvidalfarei 1989 in seine Heimat zurück, wo er als freischaffender Bildhauer arbeitet. Zu seinen Werken zählen neben figuralen Plastiken und Zeichnungen eine Reihe gestalterischer Arbeiten in Sakralbauten.
A dieci anni di distanza dalla mostra al Museo Civico di Chiusa Eric Perathoner, con questa mostra d’arte diffusa, offre una vasta panoramica della sua produzione artistica nell’ambito del progetto “Arte nel centro storico” in ben 33 postazioni dislocate nel centro storico di Chiusa. La sua arte appartiene a quella nuova espressione della tradizione scultorea gardenese che segue un proprio percorso, molto originale, tra tradizione e innovazione. Nel suo atelier, non lontano da Passo Pinei, scolpisce le sue sculture con abilità tecnica, rigore e maestria, servendosi di legni come il tiglio, il cirmolo e il castagno, sperimentando inoltre diversi materiali: bende di gesso, aghi di larice, colori acrilici, ferro e catrame. Per dare voce alla sua poetica, si serve di un linguaggio misurato ed essenziale, concentrando l’attenzione sulla figura umana, ma mai sul corpo e la sua fisicità. Le sue figure stilizzate sono l’esito di una ricerca formale che ha tolto tutto il superfluo. Sobrietà ed essenzialità caratterizzano il suo linguaggio artistico. Egli crea opere di grande eleganza formale che, per molti aspetti, ricordano l’arte egizia e quella prerinascimentale. Le sue sculture sono un elogio del silenzio, un invito rivolto ad ascoltare la voce interiore. Quella che ci presenta è un’umanità che guarda “lontano” per indicarci il percorso verso l’altrove, per cogliere l’aspetto straordinario della vita. Eric ci prende per mano e ci invita alla riflessione nel profondo del silenzio ove è possibile percepire il pulsare della vita.
Duo Mozzarellalight: To fade in L’acqua, materia in sospensione e organismo mutevole, si fa presenza centrale. Non più semplice elemento, ma corpo vivente che nel tempo evolve, generando al suo interno microsistemi instabili e silenziosi. Ogni istante genera una nuova immagine, come una fotografia che rifiuta di farsi catturare. Un’apparizione che non si lascia possedere, ma che si offre, per poi mutare. L’installazione sarà visibile principalmente nelle ore più buie del giorno, come in un processo fotografico dove l’immagine lentamente affiora sulla pellicola. Giancarlo Lamonaca: RAUSCHEN In un mondo in cui le immagini digitali si sono affermate come principale forma di costruzione e archiviazione della memoria, la mostra Rauschen indaga ciò che sfugge. Si tratta di immagini in uno stato di transizione, in cui le tracce residuali di un archivio digitale rivelano una diversa forma di immaginario. Attraverso le loro dissonanze e interferenze, generano una resistenza contro la pretesa di completezza e contro la levigatezza di immagini perfezionate e iper-mediatizzate. Ne emerge un palinsesto digitale in cui la memoria non è né fissata né cancellata, ma soggetta a continui processi di trasformazione.