X-Large - Pubblicato da ale inside

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  • Paese, Trodena, BZ
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X-Large alla festa di Trodena
Line up:
Fabio Gazzini: Vocals, Keyboards & Guitar
Werner Stuppner: Bass & Vocals
Armin Rottesteriner: Guitar & Vocals
Mike Saltuari :Drums

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  • > con Maurizio Vandelli durata: 90' Maurizio Vandelli con un gruppo di 5 musicisti si esibirà e canterà insieme al pubblico brani come “Un’avventura”, “La canzone del sole”, “Pensieri e parole”, “Con il nastro rosa”, “Amarsi un po’”, “Fiori rosa fiori di pesco”, “Emozioni” e molte altre, compresi i successi più popolari dell’Equipe 84. Brani riproposti con un sound attuale ma che nel live rispettano le versioni originali. Ci saranno anche amici “ospiti” che duetteranno virtualmente con Maurizio Vandelli dal grande schermo: Dodi Battaglia con “Il tempo di morire”, Fausto Leali con “Pensieri e parole”, Donatella Rettore con “Il mio canto libero” e Shel Shapiro con “Io vivrò”. Maurizio Vandelli, leader carismatico e voce solista dell’Equipe 84, riuscì a consolidare la carriera artistica con brani indimenticabili come “29 settembre”, “Nel cuore nell’anima”, “Un angelo blu”, “Tutta mia la città”. Ha prodotto i Dik Dik, portando al successo canzoni come “Io mi fermo qui”, “L’isola di Wight”, “Viaggio di un poeta”. Ha collaborato alla produzione di LP per molti artisti come Albano e Romina Power, Gigliola Cinquetti, Peppino di Capri, Ricchi e Poveri. Con Red Ronnie collaborò alla trasmissione televisiva “Una rotonda sul mare”. Vandelli in concerto ha una missione precisa: “Mandare a casa la gente felice, con un sorriso da orecchio a orecchio”, e ce la fa sempre. Racconti di Musica - Associazione L'Obiettivo
  • “Le masse popolari si aspettano belle melodie, ma al contempo anche ottima musica strumentale e opere” e nessuna “disarmonia ambigua’”, afferma nel gennaio 1936 il famigerato articolo della Pravda “Caos al posto della musica” in merito all’opera di Šostakovič Lady Macbeth di Mzensk. All’inizio degli anni Quaranta, il compositore di radici armene Aram Khachaturian sembra soddisfare le esigenze musicali e la Weltanschauung dell’Unione Sovietica. Vanta perfino origine proletarie. Il padre è rilegatore di libri, lui stesso studia a Mosca biologia, fisica e matematica, seguendo nel frattempo studi di violoncello presso il famoso Istituto Gnessin prima di passare al Conservatorio nella capitale sovietica. Dedica il suo concerto per violino del 1940 – nato come dichiara lui stesso “su un’ondata di felicità e di gioia” – al violinista David Oistrach, che in seguito lo eseguirà spesso. Melodiosa, virtuosa, esotica e ottimista: la prima registrazione discografica di Oistrach rende nota in tutto il mondo l’opera, già premiata con il Premio Stalin. Otto anni dopo la nascita del concerto, anche Aram Khachaturian rimane però intrappolato nelle insidie della politica culturale sovietica. Nel 1948, il Comitato centrale del PCUS condannerà la sua musica, defininendola caratterizzata da “tendenze antisovietiche” e “formalista”. Solo nel 1953 – dopo la morte di Stalin – il compositore sarà pienamente riabilitato. Quando Pëtr Čajkovskij inizia a lavorare alla sua Sesta Sinfonia, nel gennaio 1892, così descrive la nuova opera al nipote Vladimir Dawydow, a cui la sinfonia è dedicata e che più avanti sarà suo erede universale: “è una sinfonia programmatica il cui programma deve però restare un enigma per tutti – si spacchino pure la testa”. Dopo la prima assoluta, diretta da Čajkovskij stesso il 28 ottobre 1893 a San Pietroburgo, è il fratello Modest a proporgli di intitolare l’opera “Pathétique”. Una sinfonia misteriosa, ricca di abissi. È quanto testimonia anche una lettera del compositore al granduca Konstantin Konstantinowitsch: “Mi disturba un po’ che la mia ultima sinfonia sia pervasa da un’atmosfera che si avvicina molto a un requiem.” In occasione della prima esecuzione assoluta, il pubblico, sorpreso, non sa come reagire. Questa sinfonia che termina piano, quasi come un lamento, è da intendersi come testamento musicale? A fornire le risposte non può essere che la musica stessa. Čajkovskij morirà a Mosca nove giorni dopo la prima.
  • Cinema e musica: la prima cosa che si vede nel film The Kid di Charlie Chaplin è il cancello di un ospedale per poveri. Che nel suo primo lungometraggio l’uomo dai baffetti neri, il bastone da passeggio sottile, il cappellino e le scarpe sformate abbia deciso di ripercorrere con malinconia la propria biografia? Il matrimonio dei genitori va in pezzi dopo la sua nascita. Il padre è alcolizzato, la madre malata mentale. A mantenere la famiglia è il fratellastro più anziano, figlio illegittimo. Ospizi e orfanatrofi fanno parte di questa infanzia al pari delle scorribande nei miseri quartieri londinesi. Tutto questo riemerge in The Kid, e la soffitta in cui il trovatello si aggrappa al suo cuscino bevendo il latte da una caffettiera ricorda gli studi d’ambiente nei romanzi di Charles Dickens. Sebbene Chaplin non conosca le note, compone le colonne sonore di film quali City Lights o Modern Times. Per farlo, ricorre ad arrangiatori che scrivono le partiture d’orchestra seguendo le sue indicazioni. The Kid – una toccante miscela di commedia slapstick e dramma sociale – arriva al cinema nel 1921. Solo 50 anni più tardi, il regista ormai 82enne ideerà la musica per questo capolavoro precoce che introduce con la famosa frase “Un film con un sorriso e – forse – una lacrima”. La colonna sonora – che in The Kid attacca con lunghe melodie d'archi riccamente arrangiate e, alla prima apparizione del piccolo vagabondo, torna alla musica d’intrattenimento del teatro Tingeltangel degli anni della gioventù di Chaplin – è stata riarrangiata nel 2016 da Timothy Brock, che l’ha adattata all’esecuzione dal vivo. Il film muto The Kid sarà proiettato sul grande schermo insieme all'esecuzione delle musiche originali da parte dell’Orchestra Haydn.

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