Cinema e musica: la prima cosa che si vede nel film The Kid di Charlie Chaplin è il cancello di un ospedale per poveri. Che nel suo primo lungometraggio l’uomo dai baffetti neri, il bastone da passeggio sottile, il cappellino e le scarpe sformate abbia deciso di ripercorrere con malinconia la propria biografia? Il matrimonio dei genitori va in pezzi dopo la sua nascita. Il padre è alcolizzato, la madre malata mentale. A mantenere la famiglia è il fratellastro più anziano, figlio illegittimo. Ospizi e orfanatrofi fanno parte di questa infanzia al pari delle scorribande nei miseri quartieri londinesi. Tutto questo riemerge in The Kid, e la soffitta in cui il trovatello si aggrappa al suo cuscino bevendo il latte da una caffettiera ricorda gli studi d’ambiente nei romanzi di Charles Dickens. Sebbene Chaplin non conosca le note, compone le colonne sonore di film quali City Lights o Modern Times. Per farlo, ricorre ad arrangiatori che scrivono le partiture d’orchestra seguendo le sue indicazioni. The Kid – una toccante miscela di commedia slapstick e dramma sociale – arriva al cinema nel 1921. Solo 50 anni più tardi, il regista ormai 82enne ideerà la musica per questo capolavoro precoce che introduce con la famosa frase “Un film con un sorriso e – forse – una lacrima”. La colonna sonora – che in The Kid attacca con lunghe melodie d'archi riccamente arrangiate e, alla prima apparizione del piccolo vagabondo, torna alla musica d’intrattenimento del teatro Tingeltangel degli anni della gioventù di Chaplin – è stata riarrangiata nel 2016 da Timothy Brock, che l’ha adattata all’esecuzione dal vivo. Il film muto The Kid sarà proiettato sul grande schermo insieme all'esecuzione delle musiche originali da parte dell’Orchestra Haydn.
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Musica popolare e jazz: due mondi che non potrebbero essere più diversi, ma che hanno molto in comune. Il rapporto è particolarmente evidente nell’improvvisazione, nella tradizione verbale e nel radicamento nella società. Aspettatevi un concerto,
sotto la direzione di Michael Braun, che combina il meglio di entrambi i generi.
I defunti escono dalle loro tombe e danzano: nel 1960, Dmitrij Šostakovič va a Dresda per recarsi sul set in cui si gira il film sulla distruzione della città “Cinque giorni e cinque notti”, per il quale deve comporre le musiche. Le cose andranno diversamente: “Per quanto abbia provato a convertire gli abbozzi musicali per il film, finora non ci sono riuscito. Ho invece scritto un quartetto che non serve a nessuno ed è ideologicamente riprovevole. Ho pensato che, dovessi morire prima o poi, non ci sarà nessuno che scriverà un’opera dedicata alla mia memoria”, riferisce il 19 luglio all'amico Isaak Glikman. Poco prima aveva ceduto alla pressione delle autorità sovietiche e aveva aderito al partito comunista. La reazione creativa a questo passo è l’ottavo quartetto per archi “in memoria delle vittime del fascismo e della guerra”. L’op. 110 – una macabra autobiografia senza parole – è composta quasi interamente da citazioni tratte dalle proprie opere, dal “Crepuscolo degli dei” di Wagner, da una canzone della rivoluzione e dalla sesta sinfonia di Čajkovskij. Il direttore e violista Rudolf Barshai arrangia questo patchwork musicale per orchestra d’archi e presenta la partitura a Šostakovič. “Gli è piaciuta molto, e con il senso dell’umorismo che lo contraddistingue ha esclamato con slancio: ‘Be’, è più bella dell’originale. Daremo un nome nuovo al pezzo: Sinfonia da camera op. 110a.’” Anche i due brani con cui inizia questo concerto sono arrangiamenti: nel 1888, Pëtr Čajkovskij riarrangia per orchestra e violoncello il “Nocturne” della sua prima raccolta di composizioni per pianoforte, che risale al 1873. Nel 1876, il violoncellista nonché professore al Conservatorio di Mosca Wilhelm Fitzenhagen commissiona a Čajkovskij un brano per violoncello. Il compositore produce le “Variazioni su un tema rococò”, a tutti gli effetti un omaggio stilistico a Mozart. Successivamente il committente modifica la parte solistica e cambia la struttura dell’opera. Čajkovskij autorizza questa versione, che viene eseguita per la prima volta nel 1877 a Mosca, con Fitzenhagen al violoncello.
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