Matthias Schönweger
Matthias Schönweger quest’anno ha compiuto i 75 anni.. …gli dedichiamo una mostra.
Matthias Schönweger quest’anno ha compiuto i 75 anni.. …gli dedichiamo una mostra.
Un tentativo di registrare un’intera notte in un’unica immagine. La serie Dreamers è composta da immagini presentate in coppia: fotografie in un delicato bianco e nero mostrano persone che dormono in un letto, ritratte dall’artista poco prima del loro risveglio. L’unicità di questo momento intimo, in cui le persone per alcune ore rinunciano al controllo e fanno un viaggio nel loro inconscio, si chiarisce solo guardando la seconda parte della serie, dal titolo Folds: tessuti blu che ricordano la carta da imballaggio accartocciata. Le immagini sono il risultato dello sviluppo delle lenzuola in cui le persone fotografate hanno trascorso la notte. Karin Schmuck utilizza per questo un tradizionale processo di stampa fotografica chiamato stampa blu di Prussia (cianotipo), immergendo il tessuto in una miscela fotosensibile e poi lasciandolo asciugare. Inaugurazione: venerdì 27/09/2024, ore 18:00 Durata della mostra: dal 28/09 al 12/10/2024 Orari di apertura: lunedì-sabato ore 15:30 – 22:30 Entrata libera www.00agallery.com ___ Karin Schmuck studia pittura all’Accademia di Belle Arti di Urbino e Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Espone in Italia e all’estero, tra cui alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, al Centro per la Fotografia d’Autore di Bibbiena (Arezzo) e la Villa Brandolini (Treviso). Vincitrice di numerosi premi, tra cui il Combat Prize, il Premio Carlo Gajani e finalista del Premio Driving Energy.
L'impatto della tecnologia sull'espressione artistica e sulla creatività testimonia la natura in continua evoluzione dell'arte. Con l'evolversi della tecnologia, si ampliano anche le possibilità di creare e vivere l'arte. Se da un lato la tecnologia comporta sfide e solleva domande filosofiche sulla natura dell'arte e della creatività, dall'altro offre opportunità senza precedenti di innovazione ed espressione. Nell'era digitale, la fusione tra tecnologia e arte non solo è inevitabile, ma è anche una forza trainante per l'evoluzione dell'espressione creativa. Le possibilità tecniche in costante evoluzione portano a un cambiamento permanente nell'arte. Offrono all'arte sempre nuove possibilità di espressione. Storicamente, l'arte si è evoluta soprattutto con l'avvento delle nuove tecnologie. Quando l'arte e la tecnologia si incontrano, due mondi molto diversi si fondono. Uno stimola le idee creative e può aprire un mondo sconosciuto. L'altro riassume i requisiti definiti. Nel corso dei secoli, con ogni progresso tecnologico, anche i metodi e gli stili artistici sono cambiati notevolmente. Di volta in volta, gli artisti si sono appropriati di questi strumenti dell'epoca per stare al passo con i tempi che cambiano. Gli anonimi costruttori delle cattedrali gotiche, compreso Michelangelo, non conoscevano la separazione tra scienza e arte. Nel 1923 Walter Gropius diede inizio ad una nuova fase del Bauhaus con lo slogan “Arte e tecnologia – una nuova unità”. Ancora oggi, più che mai, siamo costretti a seguire il ritmo serrato della tecnologia. Arte e tecnologia, queste due discipline formano un'unità di creazione. Nell'era moderna, la rivoluzione digitale ha avuto un impatto simile, se non più profondo, sull'arte. Oggi gli artisti mettono in discussione il mondo moderno con strumenti digitali, intelligenza artificiale e realtà virtuali. È emozionante vedere cosa possono creare insieme l'uomo e la macchina. Con la presentazione dei due artisti Bruno Vallazza e Christian Kaufmann, la mostra “Testimonianze contemporanee” intende dimostrare la loro idoneità ai mezzi tecnici attuali. Così come Vallazza forgiava il ferro ai suoi tempi, Kaufmann crea la sua arte con le tecnologie offerte dal mondo digitale. La scultura del dopoguerra è caratterizzata da una variazione di stili e da una costante sperimentazione di nuovi materiali. Quattro quinti dell'opera scultorea del dopoguerra sono costituiti da qualche tipo di metallo. Acciaio, bronzo, ferro e alluminio sono i materiali caratteristici di quest'epoca e presentano vantaggi decisivi per la scultura. Anche Bruno Vallazza, figlio di questo periodo, ha fatto uso di questi materiali. Forme e simboli astratti caratterizzano il suo lavoro di forgiatura artistica. L'astrazione, in tutte le sue varianti, conferisce alle sue sculture struttura e movimento. I simboli geometrici sono le caratteristiche riconoscibili di Vallazza. L'artista dà loro un significato accostandoli, intrecciandoli e sovrapponendoli, creando ritmo e movimento. I contrasti emergono dai segni, che egli assegna a varie forme di integrazione. Vallazza ha modellato il rapporto tra opera e spazio con grande libertà, rompendo le convenzioni e introducendo nuove pratiche. Il suo obiettivo era che le sculture si muovessero nell'ambiente circostante. Il panorama tecnologico in continua evoluzione ha un impatto profondo e sfaccettato sull'espressione artistica e sulla creatività. L'integrazione degli strumenti digitali e dei progressi tecnologici non solo ha creato nuovi media per gli artisti, ma ha anche cambiato il modo in cui l'arte viene creata, distribuita e percepita. Anche Christian Kaufmann si occupa delle diverse dimensioni di questi nuovi media. Il suo lavoro artistico mostra come la tecnologia possa ampliare i confini dell'espressione artistica e trasformare il processo creativo. Gli strumenti digitali danno all'artista un controllo senza precedenti sul suo lavoro, consentendo manipolazioni complesse e sperimentazioni infinite senza le limitazioni dei supporti fisici. Se l'arte ha sempre cercato e trovato il suo compito nella rappresentazione della vita e delle sue manifestazioni, non è un caso ma una naturale conseguenza che oggi, come in passato, non ignori i motivi che lo sviluppo della scienza ha offerto e continua a offrire.
“C’è un po' di Proust nella vita di ciascuno di noi, tra nostalgia del passato e la ricerca di nuove strade” esordisce Giovanni Frangi che, per questa personale, ha ripreso il titolo del romanzo di Marcel Proust “Du côtè de chez Swann”, trasformando il nome proprio del protagonista - Swann in Swan, ovvero il cigno – reale protagonista della mostra. Giovanni Frangi torna ad esporre presso la Galleria Antonella Cattani contemporary art, dopo la mostra Urpflanze del 2017, con un ciclo di opere concepite e create per l’occasione. Sulle tele di tessuto dal colore blu profondo sfilano, come in una sequenza filmica, i cigni dal piumaggio bianco candido, richiamandosi l’un l’altro per poi disegnare insieme una storia dalle variabili infinite. L’attenzione di Frangi va però oltre all’eleganza di questi uccelli acquatici che, da tempo immemore affascinano l’uomo continuando ad essere fonte di ispirazione, per concentrarsi invece sulla natura fluida dei loro movimenti. Catturare il senso del movimento attraverso la pittura può aprire a molteplici visioni ed è proprio in questa direzione che Frangi ha lavorato alla mostra con un occhio agli studi sul movimento del noto fotografo Eadweard Muybridge. Di storica importanza sono i suoi esperimenti (1878), che dimostravano come i segreti del movimento fossero rivelatori della natura e della bellezza di tanti soggetti, animali in particolare. Prima di Frangi, molti gli artisti da Edgar Degas a Francis Bacon che sono stati influenzati dalle teorie di Muybridge fino a correggere in un certo senso il proprio occhio. E’ infine la vita relazionale stessa dell’uomo, basata sul movimento inteso come lo strumento principale per l’interazione con ambiente e gli esseri viventi, ad interessare l’artista milanese. Nella mostra Du côtè de chez Swan ci muoviamo accanto ed assieme alle immagini dei cigni mentre ogni loro movimento si disegna prima nell’acqua per poi, in certi casi, uscire dallo spettro visivo della tela; è’ una narrazione visiva intesa a mettere in movimento altre sensazioni che possiamo scoprire e percepire proprio seguendo il percorso dei cigni. La presentazione in catalogo è firmata da Federico Tiezzi,il regista teatrale con il quale Frangi ha in più occasioni collaborato: nel 2022 ha dipinto i costumi per tre video tratti dalle Vite di Giorgio Vasari. Lo stesso Tiezzi all’inizio della sua carriera registica ha dedicato grande attenzione al movimento dei corpi, tenendo come riferimento le immagini di Eadweard Muybridge. Scrive Tiezzi: “Associo a torto o a ragione Giovanni Frangi al teatro: misura il tempo, nei suoi quadri, come avviene in teatro. E’ un teatro della pittura, il suo. E in questi swans in motion, risento quello stesso fascino insieme analitico e poetico che ho provato di fronte alle cronofotografie di Muybridge. Ma in queste figure dipinte che fermano e inchiodano un processo, l’analisi del pittore è sul linguaggio della percezione della realtà, di come la si possieda, anzi sul come non la si possieda, piuttosto che sulla scientifica rappresentazione di un fatto della natura: in questo étude sul tempo, Giovanni riflette sulla pittura, sul gesto del dipingere il tempo, dipingendo.”
Grazie all’intricato sviluppo radicale il bosco protegge il suolo dall’erosione, dalle frane e dal disseccamento. Il bosco può inoltre rallentare le slavine. Il suolo forestale può fungere da riserva d’acqua ed esercitare su di essa un effetto di filtrazione. Dobbiamo ai boschi anche una migliore qualità dell’aria, poiché eliminano dall’aria impurità e polveri.
Nei nostri boschi e in alta montagna vivono cinque specie di galliformi, sono schivi e spesso non si fanno notare. Sono tutte e cinque diverse tra loro e hanno esigenze di habitat un po’ particolari. La mostra ci presenta questi uccelli molto affascinanti anche nel loro comportamento. Foto, testi e oggetti conformi all’originale rendono l’esposizione interessante e appassionante.
In collaborazione con la Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol Questa mostra collettiva di opere realizzate da artisti altoatesini e trentini, fa parte del progetto “LA REGIONE FUORI DAI VETRI” che prevede di far uscire le opere d’arte dal Palazzo della Regione per metterle a disposizione dei Comuni, attraverso momenti espositivi capaci di coniugare le risorse artistiche regionali con quelle dei territori per valorizzarne le unicità. https://www.regione.taa.it/Argomenti/Focus/La-Regione-fuori-dai-vetri Un confronto con artisti contemporanei Le circa 100 opere in mostra, accuratamente selezionate dalla vasta e ricca raccolta della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol, verranno affiancate da un’opera realizzata rispettivamente da 5 artiste/i contemporanee/i che si impegnano nella trasformazione del supporto: un gomitolo di lana sarà il mezzo espressivo per la creazione dell’opera. Arte nel centro storico La mostra varcherà i „confini“ del Museo e si estenderà anche “oltre” tanto da diventare una mostra d´arte diffusa nel centro storico di Chiusa. Pregevoli opere d’arte nel periodo stesso della mostra al museo saranno esposte e fruibili anche nelle vetrine di alcuni negozi.
Quando artigianato e arte camminano insieme Tutto ha avuto inizio da un’intuizione, una brillante idea che ha illuminato il periodo buio del Covid. Arnold Delmonego e la figlia Nora, che continua come quinta generazione l'attività di famiglia nel negozio di Chiusa, hanno lanciato ponti. Maestri artigiani entrambi, nel loro laboratorio le scarpe sono ancora fatte a mano, hanno proposto ad artiste/i e a creative/i di dipingere le scarpe da loro stessi create. Una sfida che è stata accolta con grande entusiasmo, nonché uno stimolo a mettersi in gioco, ad andare avanti anche in altre direzioni, partendo dal presupposto di intervenire artisticamente su un supporto alquanto inconsueto, la scarpa appunto, ottenendo risultati davvero sorprendenti. Artigianato e arte camminano insieme in questa mostra, dove le scarpe sono affiancate anche da varie opere degli stessi artisti e artiste.
“C’è un po' di Proust nella vita di ciascuno di noi, tra nostalgia del passato e la ricerca di nuove strade” esordisce Giovanni Frangi che, per questa personale, ha ripreso il titolo del romanzo di Marcel Proust “Du côtè de chez Swann”, trasformando il nome proprio del protagonista - Swann in Swan, ovvero il cigno – reale protagonista della mostra. Giovanni Frangi torna ad esporre presso la Galleria Antonella Cattani contemporary art, dopo la mostra Urpflanze del 2017, con un ciclo di opere concepite e create per l’occasione. Sulle tele di tessuto dal colore blu profondo sfilano, come in una sequenza filmica, i cigni dal piumaggio bianco candido, richiamandosi l’un l’altro per poi disegnare insieme una storia dalle variabili infinite. L’attenzione di Frangi va però oltre all’eleganza di questi uccelli acquatici che, da tempo immemore affascinano l’uomo continuando ad essere fonte di ispirazione, per concentrarsi invece sulla natura fluida dei loro movimenti. Catturare il senso del movimento attraverso la pittura può aprire a molteplici visioni ed è proprio in questa direzione che Frangi ha lavorato alla mostra con un occhio agli studi sul movimento del noto fotografo Eadweard Muybridge. Di storica importanza sono i suoi esperimenti (1878), che dimostravano come i segreti del movimento fossero rivelatori della natura e della bellezza di tanti soggetti, animali in particolare. Prima di Frangi, molti gli artisti da Edgar Degas a Francis Bacon che sono stati influenzati dalle teorie di Muybridge fino a correggere in un certo senso il proprio occhio. E’ infine la vita relazionale stessa dell’uomo, basata sul movimento inteso come lo strumento principale per l’interazione con ambiente e gli esseri viventi, ad interessare l’artista milanese. Nella mostra Du côtè de chez Swan ci muoviamo accanto ed assieme alle immagini dei cigni mentre ogni loro movimento si disegna prima nell’acqua per poi, in certi casi, uscire dallo spettro visivo della tela; è’ una narrazione visiva intesa a mettere in movimento altre sensazioni che possiamo scoprire e percepire proprio seguendo il percorso dei cigni. La presentazione in catalogo è firmata da Federico Tiezzi,il regista teatrale con il quale Frangi ha in più occasioni collaborato: nel 2022 ha dipinto i costumi per tre video tratti dalle Vite di Giorgio Vasari. Lo stesso Tiezzi all’inizio della sua carriera registica ha dedicato grande attenzione al movimento dei corpi, tenendo come riferimento le immagini di Eadweard Muybridge. Scrive Tiezzi: “Associo a torto o a ragione Giovanni Frangi al teatro: misura il tempo, nei suoi quadri, come avviene in teatro. E’ un teatro della pittura, il suo. E in questi swans in motion, risento quello stesso fascino insieme analitico e poetico che ho provato di fronte alle cronofotografie di Muybridge. Ma in queste figure dipinte che fermano e inchiodano un processo, l’analisi del pittore è sul linguaggio della percezione della realtà, di come la si possieda, anzi sul come non la si possieda, piuttosto che sulla scientifica rappresentazione di un fatto della natura: in questo étude sul tempo, Giovanni riflette sulla pittura, sul gesto del dipingere il tempo, dipingendo.”
L’umanità è in balia di catastrofi ormai determinate e di altri eventi considerati impossibili ma tangibili, conseguenze dell’agire dell’uomo sulle strutture territoriali, sociali e climatiche. Lo sappiamo: sebbene l’antropocene sia iniziato con noi, probabilmente finirà senza. Eppure, le persone hanno già familiarizzato con la finitudine, con l’immobilità. E continuano a vivere la propria vita, abituandosi a ogni evento che sovverte il quotidiano. È con questo bagaglio di immobilità contemporanea che ci addentriamo all’interno del progetto di Anna Scalfi Eghenter per Ar/Ge Kunst, che aprirà al pubblico il 19 settembre 2024. Ar/Ge Kunst diventa un esercizio commerciale, in cui si partecipa a una performance contrattuale: le persone potranno stipulare un'assicurazione per supplire all'assenza istituzionale nella difesa dei diritti della popolazione, riguardo a un evento raro, non prevedibile, non immaginato possibile, quello che viene definito un cigno nero. Anna Scalfi Eghenter (1965) usa la pratica artistica come uno strumento per intervenire nel laboratorio del reale. Ha un PhD in Studi Manageriali alla Essex Business School, MSc Sociologia all’Università di Trento, MFA all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e all’Accademia di Belle Arti di Brera. I suoi lavori sono stati presentati anche al Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum Innsbruck supportati da Italian Council11, alla 16°Quadriennale d’Arte di Roma, MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, MAMBO Museo d’Arte Moderna di Bologna, alla Biennale Democrazia Torino, MAG Museo Alto Garda, Kadist Art Fondation Paris, Reale Accademia di Spagna a Roma, Palais de la Bourse a Bruxelles, Fondazione Galleria Civica di Trento, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Guarene, MART - Museo d‘Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Manifesta7 parallel events, e all’Università degli Studi di Torino, Libera Università di Bolzano, FBK Fondazione Bruno Kessler, Università di Venezia Ca’ Foscari, Akademia Pedagogiczna Krakow, Freie Universität Berlin, ESCP-EAP Paris, Università degli Studi di Trento. www.scalfieghenter.com
Benvenuta, benvenuto ad Ar/Ge Kunst. Siamo dentro Fluo Swan, un esercizio commerciale che vende prodotti assicurativi per ogni più remota evenienza. In vetrina potete vedere oggetti per affrontare le vostre giornate in cerca di un metodo di sopravvivenza comune; all’interno potete rifugiarvi e sostare in comodi cuscini ad aspettare il vostro turno, stipulare polizze per supplire all'assenza istituzionale nella difesa dei diritti della popolazione, riguardo a un evento raro, non prevedibile, non immaginato possibile, quello che viene definito un cigno nero. Forse, un giorno, del vento scombinerà tutte le carte in tavola: internet non sarà più disponibile e nemmeno la gratuità dell’aria che respiriamo, le persone non potranno più aggregarsi negli spazi pubblici o gli anziani non potranno più uscire di casa, mentre tutti i nostri bisogni saranno traslati in bisogni economici… forse, un giorno, nessuno sarà più felice. Smettiamo di accogliere ogni evento che sovverte il nostro quotidiano con inerzia, e prevediamo l’imprevedibile. Prego, prendete pure un cuscino fluo e aspettate il vostro turno, forse sarà questione di minuti, forse di secondi… Anna Scalfi Eghenter (1965) usa la pratica artistica come uno strumento per intervenire nel laboratorio del reale. Ha un PhD in Studi Manageriali alla Essex Business School, MSc Sociologia all’Università di Trento, MFA all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e all’Accademia di Belle Arti di Brera. I suoi lavori sono stati presentati anche al Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum Innsbruck supportati da Italian Council11, alla 16°Quadriennale d’Arte di Roma, MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, MAMBO Museo d’Arte Moderna di Bologna, alla Biennale Democrazia Torino, MAG Museo Alto Garda, Kadist Art Fondation Paris, Reale Accademia di Spagna a Roma, Palais de la Bourse a Bruxelles, Fondazione Galleria Civica di Trento, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Guarene, MART - Museo d‘Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Manifesta7 parallel events, e all’Università degli Studi di Torino, Libera Università di Bolzano, FBK Fondazione Bruno Kessler, Università di Venezia Ca’ Foscari, Akademia Pedagogiczna Krakow, Freie Universität Berlin, ESCP-EAP Paris, Università degli Studi di Trento. Si ringrazia: Fabio Bassan, Mariano Pichler, Cristian Pozzer (FunnelArt), Antonio Dalle Nogare, Eva Brioschi, Raimondo Piaia (NEONLAURO - greeNeon), Michele Moser (Wasabi filmakers), Stefano Riba, Roberto Bors, e a tutte le persone che hanno sostenuto questa produzione. Produzione realizzata con il gentile supporto di: Fondazione Antonio Dalle Nogare. Con il gentile sostegno di: Provincia Autonoma di Bolzano, Ripartizione cultura Città di Bolzano, Ripartizione cultura Fondazione Cassa di Risparmio
DIMINISHING RETURNS – Sara Bezovšek, Matteo Antoniazzi, Melanie Kasal I nostri corpi, le nostre idee, immaginazioni e desideri vengono consumati, processati e monetizzati ogni giorno, proprio come consumiamo noi stessi. Mettere in discussione il concetto di eccesso visivo in tempi di crisi globali richiede una comprensione ampliata dei campi di ricerca che abbraccia contesti multipli: Come ci confrontiamo visivamente, e come siamo confrontati dai fenomeni contemporanei della (iper-)produzione e (iper-)consumo? Come possiamo filtrare i “segnali” di informazione da un eccesso di “rumore” di dati? Come interagiscono le narrazioni di eccesso con gli immaginari di rinuncia, sacrificio e resistenza? Come influenzano il modo in cui percepiamo noi stessi, come viviamo insieme come società? La mostra Diminishing Returns esplora alcune di queste domande per proporre contro-narrazioni e attività performative che sfidano le nozioni stereotipate di eccesso e dei suoi impatti. Le opere illuminano e discutono criticamente le implicazioni personali, culturali e sociali dell’eccesso da diverse prospettive. I lavori contribuiscono al dialogo aprendo spazi di riflessione e analizzando il ruolo e l’uso delle immagini nel nostro panorama visivo attraverso formati che coinvolgono e sfidano direttamente i visitatori e visitatrici stessi.
Claudia Eichbichler, Gut++ (Erik Campanini, Alex Foradori, Bianca Schick), Christian Jankowski, Sonia Leimer, Suzan Noesen, Franziska Schink La mela ha sempre simboleggiato l'eterna giovinezza, la bellezza, l'amore, il potere e il peccato. La mostra presso la GalleriaCivica Bressanone, invece, si concentra sulla sua funzione primaria come alimento. Ma anche in questo ambito profano, in Alto Adige il frutto è carico del significato beneaugurante relativo alla crescita e alla prosperità. Dalla metà del XIX secolo, la coltivazione è stata sempre più intensificata e in molti luoghi le monocolture dominano il paesaggio. Gli artisti della mostra collettiva ripercorrono i processi produttivi dell'industria delle mele. Mostrano le connessioni tra la commercializzazione della frutta e quella della regione turistica, esaminano gli stereotipi di genere e la gestione della tradizione. Anche il nostro rapporto con la natura, l'origine del cibo e il modo in cui alcuni alimenti evocano un senso di familiarità giocano un ruolo in “Mele e altre verdure”. Con installazioni basate sulla ricerca, tocchi di umorismo e scenari horror, un sito web interattivo, opere video, fotografie e serigrafie, Claudia Eichbichler, Gut++ (Erik Campanini, Alex Foradori, Bianca Schick), Christian Jankowski, Sonia Leimer, Suzan Noesen e Franziska Schink incoraggiano la riflessione e la discussione. A cura di Linnea Streit
Ogni martedì sera ti invitiamo cordialmente a partecipare a un viaggio affascinante nel passato. Il nostro museo dei fossili a Meltina apre le sue porte per condurti nel mondo dei tesori preistorici. Scopri fossili rari e apprendi di più sulla storia del nostro pianeta. I nostri esperti guide sono pronti ad illustrarti tutto ciò che c'è da sapere sui fantastici reperti e a rispondere alle tue domande. Che tu sia un appassionato di fossili o semplicemente curioso, le nostre visite guidate offrono qualcosa per tutti. Non perdere l'occasione di vivere un'indimenticabile esperienza nel passato ogni martedì sera! Iscrizioni entro lunedì alle ore 12 presso l'ufficio turistico di meltina, +39 334 279 0200 o info@moelten.net.
Per le persone, il bosco è sempre stato uno speciale luogo magico e fantastico. L’artista Sophia Gufler vanta un legame intimo e personale con questo ambiente, tanto che i suoi dipinti non ne ritraggono solo la superficie, l’esteriorità, ma penetrano in profondità nelle meraviglie della natura: per questo si riferisce alle sue opere come a ritratti di foreste. Con lievi pennellate, infatti, cattura sulla tela le innumerevoli impressioni sensoriali, che invitano i pensieri a fluttuare nel silenzio della foresta. Nel gioco di luci e ombre di forme vegetali poco appariscenti, si percepisce l’idea del bosco come organismo, nella cui profondità ci si può perdere, contemplando intensamente le opere. Dopo aver frequentato la scuola d’arte “Cademia” a Ortisei/Val Gardena, Sophia Gufler (nata a Brunico nel 1983), ha trascorso diversi anni in Svizzera occupandosi di pittura su ceramica. Oggi, quest’artista freelance vive a Dobbiaco con la famiglia.
Showroom Unikatops: aperto il sabato dalle 9.00 alle 12.00, per tutti gli altri giorni su prenotazione. Oggetti artigianali in legno di bellezza e qualità uniche. Pezzi unici realizzati con il legno dei boschi dell'Alto Adige, per gli amanti della natura e gli esteti alla ricerca di qualcosa di speciale.
Celestina Avanzini dedica al suo amato Kurzhaar un'intera collezione "aurea apprehensio". E' un'opera sperimentale per lo stile, la dimensione e il mezzo, tenuto conto che è stata realizzata nel 2000. La particolare concezione dell'artista realizza una sorta di viaggio nella vita attraverso quattro passaggi meditativi, dall'insorgere del mistero fino alla sua dissipazione. Le tredici fotografie elaborate con terre e colori, sovrapposti per mezzo di diapositive, rappresentano le quattro fasi dell'alchimia: nigredo-albedo- xantosis-ìosis. Il corpo e l'ombra : nella prima icona il corpo è giovane e lunga è l'ombra, nei successvi passaggi il corpo attraversa il proprio tempo e via via si riunisce alla propria ombra, al punto di divenire ombra. Il senso dell'opera sta nella coesistenza di vita e morte- dalla bellezza del corpo a quella dell'anima-. Così Avanzini presenta il suo lavoro:- tu annusi, ascolti e guardi- io guardo per capire il mistero- del tuo essere creatura- e sono- animale, natura e anima-.
Il Kunstforum Unterland presenta la mostra “Linear Continuum” di Benjamin Zanon dal 19 ottobre al 2 novembre 2024. I tre cicli di lavoro sono stati realizzati tra il 2023 e il 2024. Zanon ama paragonare il disegno a un'escursione: ci si alza presto la mattina e si parte. Le strade della città sono ancora quasi deserte, il sole è sorto da poco e i resti di uno strano paesaggio onirico continuano a perseguitare la mente. I primi passi sono di solito faticosi e difficili, e si preferisce stare a letto e sognare la giornata. Ma presto il movimento ritmico della camminata pervade tutto il corpo e alla fine anche la mente. I pensieri, forse all'inizio ancora inquieti e preoccupati dalle sgradevolezze della vita quotidiana, vengono incanalati su sentieri più tranquilli da questo ritmo e si concentrano sempre più sul movimento e sull'ambiente circostante. In qualche modo, corpo e mente sembrano essersi persi e non ci si accorge più che si sta avanzando. Solo quando ci si gira e ci si guarda indietro ci si rende conto di quanta strada si è fatta. La sera si è esausti e un po' svuotati, ma pienamente soddisfatti dei risultati della giornata. La dissolvenza dei pensieri e la profonda riflessione su ciò che lo circonda sono insite nel lavoro di Zanon. Ma non è solo il processo creativo che può essere paragonato a un'escursione in campagna, poiché Zanon considera l'ambiente circostante come una fonte centrale di ispirazione. Non sorprende quindi che i suoi delicati disegni contengano numerosi riferimenti all'ambiente urbano e alla natura. Si potrebbe pensare di riconoscere fiumi, catene montuose o formazioni rocciose. Alcune opere ricordano gli anelli annuali di un albero abbattuto, piante o fiori rampanti. Ma a un esame più attento, queste impressioni si dissolvono in singoli tratti, linee e punti, che Zanon applica sulla carta in modo intricato. L'artista lavora con questo gioco di microcosmo e macrocosmo, di visioni lontane e ravvicinate, di dettagli e di totalità, non volendo impegnarsi su un piano specifico ma lasciando allo spettatore il compito di scoprire le proprie associazioni e i propri mondi nelle sue opere. Benjamin Zanon è nato nel 1981 a Lienz/Tirolo Orientale. Dal 2009 ha studiato all'Accademia d'arte di Düsseldorf sotto la guida del professore Richard Deacon. È tornato in Tirolo nel 2015. Vive e lavora come libero professionista a Innsbruck. Il lavoro di Zanon è stato premiato più volte (Borsa di studio Hilde-Zach della Città di Innsbruck, 2022, Premio per la grafica della Provincia dell'Alta Austria, 2019, Premio per la promozione della Provincia del Tirolo 2017) e i suoi disegni sono stati esposti in numerose mostre in Germania, Austria e Italia.
Bolzano. Il Centro Trevi-Trevilab offre l’opportunità, realmente straordinaria, di avvicinarsi all’affascinante, e per certi versi ancora misteriosa, cultura etrusca. Lo fa con la mostra “Etruschi. Artisti e artigiani” promossa dalla Provincia autonoma di Bolzano, Cultura italiana, grazie alla collaborazione del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, diretto da Luana Toniolo, museo che conserva la più importante raccolta di reperti etruschi al mondo. La mostra, curata da Valentina Belfiore e Maria Paola Guidobaldi del team curatoriale del museo, rientra nella seconda tappa della rassegna “Storie dell’arte con i grandi musei”, un percorso pluriennale volto alla scoperta delle grandi civiltà antiche e moderne, “un’altra tappa fondamentale verso la conoscenza del nostro passato con l’obiettivo di mantenere sempre vivo l’interesse verso la cultura e il ricco patrimonio artistico conservato nei grandi musei italiani,” ha sottolineato Marco Galateo, vicepresidente della Provincia e assessore alla Cultura italiana.
a cura di: Filippo Bricolo Kunst Meran Merano Arte, insieme alla Fondazione Architettura Alto Adige e al Südtiroler Künstlerbund, è felice di presentare la quarta edizione del progetto espositivo e editoriale Architetture recenti in Alto Adige. Dopo le prime tre edizioni (2006, 2012, 2018), con questa nuova rassegna, Kunst Meran Merano Arte propone un quarto inventario dei progetti che documentano l’orizzonte architettonico che si è sviluppato in Alto Adige, selezionati da una giuria internazionale composta dal curatore Filippo Bricolo, architetto (Bricolo Falsarella Architetti) e docente al Politecnico di Milano, affiancato da Elisa Valero Ramos, architetta e professoressa di architettura presso la Escuela Técnica Superior de Arquitectura, Università di Granada e Annette Spiro, architetta (Spiro + Gantenbein Architekten ETH/SIA AG), professoressa ordinaria di architettura e costruzione, ETH di Zurigo. Il progetto arriva così, nella sua interezza, a raccontare 24 anni di architettura altoatesina, dal 2000 ad adesso. I tre membri della giuria hanno dapprima svolto una preselezione degli oltre 240 progetti pervenuti; dopo una visita in loco a numerose strutture, ne sono state scelte 28 principali, di cui sarà proposta una restituzione dettagliata, a cui si affianca un secondo gruppo di altre 28, che troveranno spazio in mostra e in catalogo, in modo più ridotto. Come affermato dal curatore Filippo Bricolo nel suo testo proposto in catalogo, il progetto ruota intorno a due domande fondamentali: esiste un’architettura in Alto Adige? E, se sì, in cosa consiste? Lungi dal voler fornire una risposta, i progetti selezionati rappresentano una delle tante possibili chiavi di lettura degli sviluppi del linguaggio architettonico nel nostro territorio. L’approccio volutamente interrogativo, il dubbio inteso in senso critico, che contraddistinguono questa edizione intendono porsi come un invito al dibattito e alla riflessione. Progetti di: alpina architects, Walter Angonese, Area Architetti Associati, Architekturgemeinschaft 15, Architekturkollektiv null17, Roland Baldi Architects, bergmeisterwolf, Busselli Scherer, Carlana Mezzalira Pentimalli, CeZ Calderan e Zanovello architetti, Comfort_Architecten, Daniel Ellecosta, Martin Feiersinger, Flaim Prünster Architekten, Andreas Gruber Architekten, Alfred Gufler, Markus Hinteregger, Höller & Klotzner Architekten, kostnerarchitektur, KUP – ARCH, Architekten Mahlknecht Comploi, Messner Architects, MoDusArchitects, Andreas Moroder, NAEMAS Architekturkonzepte, NOA, Fabian Oberhofer, Pedevilla Architects, Peter Pichler Architecture, Senoner Tammerle Architekten, Stifter + Bachmann, Plasma Studio, Markus Scherer, tara, Julian Tratter, Martin Trebo, Lukas Wielander In collaborazione con: Fondazione Architettura Alto Adige und Südtiroler Künstlerbund Jury: Filippo Bricolo, Elisa Valero Ramos, Annette Spiro Katalog: © Kunst Meran Merano Arte und/e/and Park Books AG, Zürich Graphic design: Andrea Muheim, Lioba Wackernell, granitdesign.eu
Ernst Müller, nato e cresciuto in Val Venosta, trae la sua ispirazione artistica da radicati ricordi d’infanzia. L’artista autodidatta e carrozziere di formazione ha iniziato a dipingere all’età di tredici anni e nel corso dei decenni si è trasformato in un importante cronista del paesaggio culturale altoatesino. Influenzato dall’osservazione precisa di maestri classici come Albin Egger Lienz, Toulouse-Lautrec e Claude Monet, Müller ha inizialmente creato scene di vita rurale quotidiana, per poi dedicarsi soprattutto a pittoreschi masi e paesaggi, che oggi sono considerati il suo marchio di fabbrica. La nostalgia che accompagna l’artista fin dall'infanzia è onnipresente nei suoi dipinti a olio. L’artista cattura la magia delle montagne altoatesine con colori vibranti e strutture a impasto che trasportano l’osservatore in un mondo passato. Molti dei masi che ritrae non esistono più, il che conferisce ai suoi dipinti un valore non solo artistico ma anche documentario.