SONO LE STORIE CHE FANNO ANCORA PAURA AI MAFIOSI - Pubblicato da martin_inside

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SERATA DI PREMIAZIONE DEL CONCORSO

Lo spettacolo Sono le storie che fanno ancora paura ai mafiosi si riferisce alla storia vera di Lia Pipitone, giovane donna palermitana, fatta uccidere, probabilmente, dal padre il 23 settembre 1983, perché i comportamenti della figlia stavano mettendo a disagio lui e la cosca mafiosa a cui egli apparteneva. Protagonista della scena è proprio Antonino Pipitone, il padre di Lia, il quale raccontando l’evento tragico, ma anche le circostanze parallele e chi c’era e chi non c’era, tenta di
ritrovare e spiegare il “suo” punto di vista.
In scena, oltre al padre, è presente il picciotto, figura che segna la distanza del padre dall’altro in genere. Non è un personaggio specifico, ma li comprende tutti: dalla memoria della figlia Lia, al prototipo del mafioso, alla vittima innocente della mentalità deviante, alla proiezione dello spettatore. Egli non dialoga mai col padre, esegue come un servo di scena azioni utili al momento drammaturgico (ma non è questa la giustificazione).
Lo spettacolo vuole essere un’occasione per ascoltare, senza veli, una mentalità che poi si muta in cronaca, di cui spesso seguiamo i racconti dai media o le versioni agrodolci in mistificanti fiction che elevano a modelli i profili di tali soggetti.
Necessario e doloroso come una ragion di stato impone, il racconto del padre declina l’affannoso respiro di un affetto, mentre cerca la catarsi nel riflesso obliquo di un amore paterno.-

Franco Bruno

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