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Menestrella nel Lager, disegni e filastrocche di Aura Pasa - - Pubblicato da martin_inside

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Informazioni evento

Menestrella nel Lager, disegni e filastrocche di Aura Pasa - Marian Kolodziej, The Labyrints

Due Lager nazisti: Bolzano e Auschwitz 1, un campo di transito e un campo di sterminio, l’anticamera dell’inferno e l’inferno patito per cinque anni

Due triangoli rossi, deportati politici: una donna e un uomo.

Aura Pasa, veronese, deportata a Bolzano, partigiana: una testimonianza della vita nel campo in presa diretta, con l’ostinata volontà di non piegarsi al processo di spersonalizzazione organizzato dagli aguzzini e di reagire con “leggerezza” anche per sostenere le compagne nel pieno di una prova estrema.

Marian Kolodziej, polacco, sopravvissuto ai Lager di Auschwitz, Gross-Rosen, Buchenwald, Dora, Sachsenhausen e Mauthausen/Ebensee, partigiano: ha rielaborato dopo anni di silenzio, le tragedie di cui è stato vittima e spettatore in una serie di tavole dai toni cupi e pessimisti, da cui traspare un barlume di speranza.

Due oppressi vincitori sulla barbarie e due sguardi sulla tragedia e sull’orrore del disegno nazista di dominio sul mondo.

Due esperienze complementari. Per non dimenticare.

Contatti :

Date e orari evento :

L'evento si tiene dal 11 Gen 2023 al 31 Gen 2023

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  • L'evento si tiene dal 25 Mar 2023 al 03 Set 2023
    feat. BB (Fabrizio Ballabio, Alessandro Bava) + Lydia Ourahmane e Moriah Evans Curata da Leonie Radine Una mostra in capitoli: Capitolo I – Absorption. Dal 25.03.2023 Capitolo II – 20 x 10 x 5. Dal 26.05.2023 Capitolo III – Out of and Into: Plot. 27./28.07.2023* Capitolo IV – Reabsorption. 22.08.2023 Epilogo – La lunga notte dei musei. 08.09.2023 *realizzato in collaborazione con Bolzano Danza Museion, museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano, presenta Plot, una mostra interdisciplinare e processuale dell’artista Asad Raza con la partecipazione degli architetti BB (Fabrizio Ballabio, Alessandro Bava), dell’artista Lydia Ourahmane e della coreografa Moriah Evans. Con Plot, Museion esplora nuovi territori per le pratiche esperienziali e collaborative dell’allestimento di mostre. È un progetto che costruisce un dialogo tra arte visiva, scienza, architettura, danza e partecipanti locali legati da un forte rapporto con la terra, e si basa sulle conoscenze localizzate nel territorio, generandone allo stesso tempo di nuove. La mostra di Raza nasce da una sua installazione site-specific, Absorption, e dal suo lavoro video in evoluzione Ge. Absorption, costituita da più di 60 tonnellate di “neosoil” (terriccio) artificiale, occuperà tutto il secondo piano di Museion, ed è stata realizzata in collaborazione con scienziati del suolo e un “soil coordinator” che metterà insieme materiali locali e prodotti di scarto, tra cui argilla, vinacce, polvere di marmo, fondi di caffè, cenere di forni per la pizza, capelli e molto altro. Questi materiali saranno mescolati, smossi e continuamente aggiunti da un gruppo di coltivatori, che offriranno ai visitatori del terriccio fertile da portare a casa per progetti e coltivazioni privati. Il lavoro di Raza costituisce spesso un luogo ospite per interventi di altri artisti e artiste: in Plot Raza gli offre l’intera mise-en-scène perché possano sviluppare i loro personali capitoli temporali. Così, a partire dal primo giorno della mostra, il suo lavoro viene sottoposto a una serie di metamorfosi. L’ex biblioteca di Museion diventerà un deposito per gli ingredienti usati per il terreno e uno spazio laboratoriale in cui il terriccio verrà trasformato in mattoni di fango che formeranno le fondamenta del secondo capitolo del plot. Nel Capitolo II, gli architetti BB (Fabrizio Ballabio, Alessandro Bava), insieme all’artista Lydia Ourahmane, utilizzeranno questi mattoni per indagare il concetto di “abitazione”, approfondendo tecniche di costruzione nate in Egitto e utilizzate ancora oggi. Insieme a un mattonaio, useranno dei materiali sostenibili per costruire un prototipo di una piccola struttura che farà riferimento a diversi spazi chiusi, dai bivacchi alpini ai santuari o “sacelli” del Rinascimento, o ancora ai rifugi del deserto algerino. Nel Capitolo III, questo ambiente ibrido diventerà la scenografia per il debutto italiano di Moriah Evans, in collaborazione con Bolzano Danza. Out of and Into: PLOT contiene riferimenti sia al suo lavoro più recente, Remains Persist (2022), riguardante diversi tipi di informazioni che vivono in maniera differente nei nostri corpi, sia a uno dei suoi primi lavori, Out of and Into (8/8): STUFF (2012) che indaga le metafore del corpo “isterico” attraverso la recitazione espressiva. Concentrandosi sui processi di decadimento e risorgenza, questo suo lavoro riassorbe i detriti e i rimasugli fertili della sua pratica artistica, dando così vita a una nuova iterazione site-specific. Nel Capitolo IV, la narrativa di Plot torna ad Absorption. I mattoni di fango si saranno decomposti nel terriccio e torneranno all’opera i coltivatori per riequilibrare la chimica del suolo, accertandosi che ridiventi fertile. Durante questa fase della mostra i visitatori saranno invitati a prendere la quantità desiderata di terriccio da portare con sé. Intanto, in una narrativa parallela, per tutta la durata della mostra verrà proiettato il lavoro video in via di evoluzione Ge. Ge, il cui titolo si riferisce al nome originario di Gaia, mappa diversi biotopi della Terra e funziona come un diario poetico e una meditazione continui. La prima “strofa” di questo lavoro a finale aperto è un’esplorazione del paesaggio marino intorno al cottage di James Lovelock, che sviluppò la teoria secondo cui la terra viene descritta come un sistema vivente che si autoregola. La seconda parte offre una ricetta per fabbricare della terra artificiale in casa. Durante Plot, Ge si evolverà ulteriormente, con la comparsa di nuove “strofe”, ambientate tra gli altri sul lago Erie e presso il convento in rovina di Hildegard von Bingen. Il titolo Plot, che può indicare un pezzo di terra, una planimetria o lo svolgersi di una trama narrativa, allude alle diverse dimensioni concettuali della mostra. Come il plot di un romanzo, la mostra si sviluppa in capitoli diversi, ciascuno dei quali crea incontri poetici e sensuali tra entità naturali, artificiali, viventi e inanimate, e un senso di porosità tra corpi, architettura e paesaggio. Nell’Epilogo, durante La lunga notte dei musei, l’8 settembre, il terriccio rimasto sarà trasportato a Museion Passage e donato ai visitatori, seminando così nuovi paesaggi e prosecuzioni.
  • L'evento si tiene dal 23 Feb 2023 al 27 Mag 2023
    Vernissage: 23 FEBBRAIO 2023, ore 18.30 - 21.00 23.02.2023—27.05.2023 Arbeitsgemeinschaft (Gruppo di lavoro): Chaw Ei Thein (Yangon, 1969), Htein Lin (Mezaligon, Ayeyarwady Region, Myanmar, 1966), Ko Latt (Yangon, 1987), Moe Satt (Yangon, 1983), Nge Lay (Pyin Oo Lwin, Mandalay region, Myanmar, 1979), Amol K. Patil (Mumbai, India, 1987), Yadanar Win (Yangon, 1987) Performance: 23 febbraio 2023 Ore 19:30 – Nge Lay Ore 20:30 – Moe Satt Con la prima mostra del 2023, Die Fliege is a fly in volo, curata da Zasha Colah e Francesca Verga, Ar/Ge Kunst ripresenta, ricostruisce e ripete una memoria culturale in grado di “bucare il muro di una cella” con il suo essere immaginifica. Die Fliege is a fly in volo esplora la trasmissione artistica in situazioni di costrizione. La mostra ripercorre la vita di opere e performance realizzate clandestinamente, come The Fly dell’artista Htein Lin, attraverso rievocazioni e ricostruzioni, e, in assenza dell’artista, attraverso le versioni di altri artisti che ne sono stati testimoni. Nel corso dei sei anni e mezzo passati in prigione, dal 1998 al 2004, Htein Lin concepì una serie di performance, 0+0+0=0 (carcere di Mandalay, 1999), The Fly (carcere di Myaung-Mya, 2001), Cleaner (carcere di Myaung-Mya Prison, 2002), Life (carcere di Myaung-Mya, 2003). The Fly fu messa in scena per la prima volta nel 2001, in una sola occasione, davanti a circa 30 prigionieri politici. The Fly prende il nome da una punizione esercitata dalle guardie carcerarie, le quali obbligavano i prigionieri a catturare 200 mosche e moscerini a mani nude, ogni giorno. Tra le altre pene inflitte, quali ad esempio l’infame “motocicletta”, la tortura, l’isolamento, i pestaggi—definite “infernali” dai detenuti politici—l’assurdità di questa punizione viene descritta da Htein Lin con i toni della commedia macabra, che l’autore applica alle sue espressioni facciali mentre, legato a una sedia—forse in isolamento—cerca di scacciarsi di dosso delle mosche accanitesi contro di lui. La prima rappresentazione di The Fly al di fuori del carcere ebbe luogo al Gangaw Village Artist Group Show di Yangon a inizio 2005, e successivamente all’Institut Français nell’agosto dello stesso anno. L’artista Moe Satt ha scritto di aver visto Htein Lin interpretare The Fly nel 2005: “Htein Lin spiegò che quando gli attivisti politici cercavano di mobilitare le folle alla luce del giorno, erano considerati degli avversari dal governo, ma una volta incarcerati, venivano divisi in gruppi - Gruppo Mosca, Gruppo Moscerino e via dicendo - a seconda delle mansioni alle quali venivano assegnati. I detenuti appartenenti al Gruppo Mosca erano costretti a raccogliere mosche morte nelle loro celle. In quel modo non erano più nemici del governo ma gruppi di individui ridicolizzati da mansioni altrettanto ridicole”. (Moe Satt, Short Introduction of Myanmar Performance Art (Introduzione alla performance art nel Myanmar), Vimeo, 2015, https://vimeo.com/128882948.) L’artista Amol K. Patil ha visto Htein Lin reinterpretare The Fly nel 2012 a Kochi, in India. Aspettando il loro rilascio, Amol K. Patil ha deciso di ripresentare questo lavoro come scultura sonora e in video all’interno della mostra Die Fliege is a fly in volo ad Ar/Ge Kunst nel 2023. Nello stesso contesto, Moe Satt ha deciso di identificarsi in The Fly (la mosca) per quanto concerne la sua esperienza nel carcere di Insein Prison, Yangon, nel 2021. Gli artisti Chaw Ei Thein and Htein Lin hanno iniziato come duo performativo ai tempi dell’università. Chaw Ei Thein ritiene che The Fly sia il capolavoro di Htein Lin, un profondo trattato filosofico sotto forma di performance dai contorni comici. Sperando nel suo rilascio, ed essendo stata la sua partner artistica per molti anni, ha deciso di creare la video-performance Future Fly. Ognuna di queste ricostruzioni è stata un esercizio di superamento di un’assenza. Le performance in prigionia sono rimaste solo un ricordo, trasmesse in una sorta di storia orale creatasi di voce in voce. Quando Htein Lin fu rilasciato nel 2004, decise di riportarle in scena. Queste interpretazioni sono state filmate e documentate, facendo sì che la mostra ad Ar/Ge Kunst di queste performance potesse essere allestita, una ripetizione che continua, come tutti i racconti della memoria, allargandosi, modificandosi, accumulando interpretazioni. Htein Lin e sua moglie Vicky Bowman (Ambasciatrice Inglese in Myanmar, 2002-2006) furono arrestati, processati e incarcerati a Insein Prison, Yangon, il 24 agosto 2022. Htein Lin e Vicky Bowman sono stati rilasciati il 17 novembre 2022, nell’ambito di una regolare amnistia dei detenuti, appena prima dell’apertura della mostra ad Ar/Ge Kunst. All’interno della mostra ad Ar/ Ge Kunst, la storia sopracitata risuona attraverso le narrazioni prodotte da una generazione di artisti più giovani. Nge Lay realizza una performance e opera video per la mostra basandosi sulla sua esperienza personale (e collettiva) in esilio; Moe Satt presenta invece una video-performance realizzata nel 2022 poco prima del coprifuoco nelle strade deserte di fronte al palazzo di giustizia di Yangon; Yadanar Win racconta le storie delle prigioniere attraverso delle spille solitamente utilizzate nelle campagne elettorali, dipinte dall’artista nell’intenzione di solidificare il ricordo dei loro visi e voci. Nel corso della durata della mostra, Ko Latt e Yadanar Win realizzano una performance raccontando una nuova storia a partire dal loro lavoro Artist Street, Yangon 2021. I dipinti di Htein Lin realizzati in carcere sono parte della mostra e furono salvati attraverso una staffetta: dapprima passarono dai guardiani alla sua prima moglie, e successivamente, una volta che Htein Lin fu liberato nel 2004, dalle sue mani a quelle di Chaw Ei Thein, che ne curò la prima esposizione a Yangon nel maggio 2005. Chaw Ei Thein insieme a un amico in comune introdusse Htein Lin e le sue opere all’allora Ambasciatrice Inglese in Myanmar (Vicky Bowman), che le inviò all’International Institute of Social History, Amsterdam, per ragioni di sicurezza e conservazione dove sono tuttora conservate e dalla cui collezione si sono presi in prestito venti lavori per la mostra ad Ar/Ge Kunst. In completa clandestinità, Htein Lin editò e commissionò dei testi ai suoi compagni di prigionia, e nel 1999 illustrò una rivista di scrittura letteraria nella prigione in Mandalay, chiamata Ar Youn (con il significato di alba). Ne uscirono almeno due volumi. In uno di questi, Htein Lin scrisse una breve storia che racconta del suo processo e successiva condanna, dal titolo The Special Court (La Corte Speciale), che è stata pubblicata da Ar/Ge Kunst. Novellas sono una serie di pubblicazioni di Ar/ Ge Kunst dedicati all’esplorazione di forme collettive di produzione culturale, prestando particolare attenzione a come atti individuali di immaginazione e fabulazione in contesti condivisi possano diventare collettivi. Questa serie è editata da Zasha Colah e Francesca Verga, e disegnata da Giulia Cordin. Si ringrazia: La collezione Htein Lin, International Institute of Social History (IISG), Amsterdam, per il prestito dei lavori dell’artista. Museion (Atelier), Bozen-Bolzano Faculty of Design and Art, Liberà Università di Bozen-Bolzano Associazione Aiutare Senza Confini OdV Parkhotel Laurin CAST, Bozen-Bolzano Luca Cerizza, per l’incitamento nel dedicare una mostra a un artista assente. Vicky Bowman, per l’aiuto nel rendere l’assenza dell’artista una presenza. Ar/Ge Kunst, Kunstverein di Bolzano, è stata fondata nel 1985 negli spazi di Via Museo 29. Il nome Ar/Ge Kunst deriva dall’abbreviazione di Arbeitsgemeinschaft (comunità di lavoro) a indicare l’obiettivo di promuovere un’idea di lavoro collettivo e riferito anche a qualcosa di scomodo e inatteso (dalla parola tedesca arge). Ogni nuova produzione si plasma all’interno di un gruppo di lavoro proveniente da diversi settori, per riflettere su questioni sociali, ecologiche, politiche, legali e artistiche. Il Kunstverein diventa una piattaforma di fabulazione: un luogo di fabbricazione di storie, collocate anche scomodamente nei confini tra realtà e finzione, tra ricostruzione storica e immaginifica. La fabulazione apre uno spazio in cui immaginare anche un’azione politica. Partendo da un momento di ricerca, ogni produzione artistica è attivata da storie, da camminate urbane ed extraurbane, performance, discussioni e podcast. DIREZIONE ARTISTICA Zasha Colah e Francesca Verga DIRETTRICE AMMINISTRATIVA Verena Rastner PRESIDENTE Karin Welponer VICEPRESIDENTE Roberto Gigliotti Board Eva Von Ingram Harpf Josef Rainer Ina Tartler DESIGN Norma e Giorgio del Buono PROGETTO DI ALLESTIMENTOE DESIGN Alessandro Mason e Pietro Lora Studio GISTO ALLESTIMENTO Stefano Riba COMUNICAZIONE Federica Telch PUBLICATION DESIGN Giulia Cordin Le attività di Ar/Ge Kunst sono rese possibili grazie al supporto dei nostri partner, enti pubblici, sponsor, soci membri, che credono nel Kunstverein e ne supportano l’azione in modo continuativo. Provincia Autonoma di Bolzano, Ufficio Cultura Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol Comune Bolzano, Ufficio Cultura Fondazione Cassa di Risparmio, Bolzano Facoltà di Design e Arti, Libera Università di Bolzano Parkhotel Laurin, Bolzano CAST
  • L'evento si tiene dal 31 Mar 2023 al 11 Apr 2023
    Dal 31 marzo all'11 aprile 2023, presso il Schloss Rechtenthal, si terrà la mostra "Dal mio punto di vista fotografico" dei fotografi di Termeno Karin Bellutti, Paul Dibiasi, Heinrich Malojer, Emil Vescoli e Roland Waid.