ASTRID GAMPER - CORPI E INVOLUCRI - Pubblicato da martin_inside

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Informazioni evento

Le opere di Astrid Gamper raccontano l'essenza dell'essere umano in tutta la sua sensibilità e vulnerabilità. Nei suoi grandi disegni il corpo, soprattutto il nudo femminile, diventa lo scenario di pensieri, sensazioni e sentimenti. Con sottili sfumature cromatiche e di significato, l'artista traccia la morbidezza delle forme e dei movimenti femminili, la grazia e la bellezza, ma anche i dubbi, i turbamenti, le ferite e la fragilità, la lotta interiore e la trasformazione esteriore.
Le sue figure femminili appaiono delicate e indifese, perlopiù hanno gli occhi chiusi, pronte ad ascoltare. Lo sguardo è rivolto all'interno, irradiano al contempo certezza e malinconia. Sono consapevoli della loro vulnerabilità, ma non ne soffrono. Riposano nell'equilibrio e sono artefici della propria trasformazione. L'artista è alla ricerca della loro fonte di forza interiore, paragonabile all'essere umano che cerca armonia e stabilità in un mondo di crisi e incertezze.
Le opere trasmettono un senso di lacerazione, ma anche di guarigione: Due stati strettamente legati, interdipendenti e compenetranti. Le sue figure sembrano abbracciare tutta la sofferenza dell'esistenza umana.
L'artista accosta i suoi disegni a opere di seta. L'organza di seta diventa una metafora dell'essere, delicata, traslucida e attraversata da linee e cuciture. Fragili tracce di vita sulla pelle, sul corpo e sull'anima.
Traspaiono singole parole e frammenti di testo che possono essere letti tra le morbide pieghe del tessuto – ricordi in lenta dissoluzione. Il linguaggio non è chiaro, ma traccia una linea fugace, un'eco di pensieri e sentimenti passati.
Come una reliquia, tutto ciò che rimane è un guscio vuoto e abbandonato sul pavimento. Chi lo indossava è scivolata via, come una farfalla dal suo bozzolo.
Le opere di Astrid Gamper riflettono il processo stesso della vita: Nulla rimane intatto, nulla resta indenne. Eppure – o forse proprio per questo – in esse c'è anche una delicata speranza. L'artista non dirige lo sguardo verso di sé, ma ci antepone uno specchio. Chi siamo di fronte alla nostra vulnerabilità? La sua arte non è né rassegnata né esuberante. Rimane in un limbo, in quello spazio tra dissoluzione e condensazione, tra protezione ed esposizione.
C'è un messaggio nella forza silenziosa di queste opere: La nostra vulnerabilità non è l'opposto della forza, è la sua origine.

Contatti :

Date e orari evento :

L'evento si tiene dal 12 Apr 2025 al 26 Apr 2025

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Lo scatto fotografico coglie incontri effimeri tra oggetti in uno stato di transitorietà, destinati poi a ritornare nell’anonimato del quotidiano. È una dimensione performativa della fotografia, soprattutto quando l’artista ci mostra anche i gesti del disporre gli oggetti, le cadute accidentali: sulla soglia tra composizione e scomposizione, scena e retroscena, dove l’immagine riattiva continuamente il processo, restituendo all’oggetto la possibilità di una nuova forma, in costante trasformazione. Retroscena accosta una serie di fotografie recenti in cui ricorre l’elemento dello scaleo – emblema del processo di costruzione della scena – a una nuova installazione da cui la mostra prende il titolo: un intervento site-specific realizzato con i materiali di backstage provenienti dai magazzini di Foto Forum, resti di precedenti allestimenti. L’installazione si sviluppa in senso longitudinale, tagliando a metà lo spazio espositivo con una superficie architettonica fatta di aperture e stratificazioni, che diventano le tracce materiali di un tempo sedimentato. 
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 Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, tra cui: La Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea di Roma, Casa Masaccio Centro per L’arte contemporanea, La Collezione Farnesina, Il Museo di Santa Maria della Scala, Castello di Ama e Villa Rospigliosi.
 Tra le principali mostre ricordiamo: BIENALSUR, Museo di Roma a Palazzo Braschi (2025); Panneggi, Lottozero, Prato (2025); Colorescenze, Centro Pecci, Prato (2024); Recap, Z2o Project, Roma (2024); TheTilt of Time, IED, Firenze (2023); Reverse, Tenuta Dello Scompiglio, Lucca (2023); Standby. Installation View, Museo Galileo e Murate Art District, Firenze (2023); Soggiorno, Villa Rospigliosi, Prato (2023); Rampa di Lancio, Peccioli, (2021), Surplace, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2022), A tutti gli effetti, Villa Romana, Firenze, (2020), Cabinet, progetto per Castello di Ama, Gaiole in Chianti, Siena (2019), Il Mondoinfine: vivere tra le rovine, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2018).
  • L'evento si tiene dal 22 Nov 2025 al 14 Feb 2026
    Inaugurazione 21 novembre 2025, ore 19:00 Performance di danza di Susanna Recchia per Okwui Enwezor ore 20:00 Gruppo di lavoro (Arbeitsgemeinschaft) a cura di Francesca Recchia (1975, Avezzano, Italia) con Emma Snædis Recchia (2020, Morges, Svizzera) Con opere di Stefano Graziani (1971, Bologna, Italia), Lorenzo Tugnoli (1979, Lugo, Italia), Aziz Hazara (1992, Wardak, Afghanistan) Conversazione video: Francesca Recchia, con registrazioni di Sandi Hilal (1973, Beit Sahour, Palestina) e Alessandro Petti (1973, Pescara, Italia), [fondatori di Decolonising Architecture Art Research, 2007]; Ram Bhat (1981, Nuova Delhi, India), Ekta Mittal (1978, India), [fondatori di Maara, 2008]; Sanjay Kak (1958, Pune, India); Amanullah Mojadidi (1971, Jacksonville, USA); Jayaraj Sundaresan (1972, Thrissur, India) Pietre e conchiglie dipinte: Emma Snædis Recchia (2020, Morges, Svizzera) Libro tattile: Norwegian Afghanistan Committee (2025, Kabul) Adesivi: Anonymous Witness (Afghanistan) Il programma di Ar/Ge Kunst è curato da Zasha Colah e Francesca Verga. Il paese di dopodomani è una mostra che esplora la possibilità di immaginare futuri non immediati, a fianco a chi ne sarà protagonista. Nella visione curatoriale di Francesca Recchia, la mostra diventa un terreno di relazioni, una pratica politica e umana di lungo respiro, un intreccio di affetti e responsabilità che si sviluppano nel tempo, come una trama che cresce silenziosamente ma con costanza. Il titolo è stato scritto da Recchia insieme a sua nipote, Emma Snædis Recchia, quattro anni, che ha co-curato la mostra, e allude a un tempo altro, né il presente né un futuro utopico ma l’intervallo del “dopodomani”: un orizzonte in cui la responsabilità verso gli altri si coltiva come un seme sottoterra, invisibile ma vitale.
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