Edit Meraner. Tod eines Künstlers - Pubblicato da martin_inside

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Informazioni evento

Der Debütroman von Edit Meraner
Edit Meraner. Tod eines Künstlers
Laurin 2024
Erstpräsentation

Nicht nur Touristen lieben Südtirol, die wunderschöne Landschaft, das Essen, den Wein, die Kultur, die Architektur, die Natur und die Panoramen. Der Mix aus alpiner Berglandschaft und mediterraner Lebensart fasziniert auch Staatsanwalt Jacob Morandt, den eines Morgens in seiner Wohnung im Herzen von Bozen beim Zubereiten eines heißen Espresso der Anruf des Oberstaatsanwalt erreicht: Er berichtet ihm vom Tod des Ku?nstlers Thomas Thaler, der am Vortag von einem der oberen Stockwerke des wiederero?ffneten Museums in die Tiefe gestu?rzt war und informierte ihn daru?ber, dass er ihm den Fall zugeteilt hat. Warum musste der Maler sterben und noch dazu am Tag der Eröffnung im Kunstmuseum?

„Anna Mair lebte in Salzburg. Sie hatte Su?dtiroler Wurzeln, denn ihre Großmutter stammte aus Bozen. Ab und zu kam sie nach Su?dtirol: Im Herbst zur To?rggelezeit, wenn in den Gaststuben und Kellern Schlachtplatten und Kastanien in allen Variationen angeboten wurden oder im Fru?hjahr zur Blu?tezeit, wenn es langsam warm wurde und man schon im Freien sitzen und einen Veneziano oder Hugo genießen konnte, wa?hrend in Salzburg noch der Winter das Sagen hatte. Bisher hatte sie nie die Zeit gefunden, ihre Freundinnen perso?nlich zu treffen. Doch dies war in der virtuellen Welt nichts Ungewo?hnliches. Stattdessen postete sie intensiv und regelma?ßig Nachrichten und hatte Freundschaften zu Personen der Su?dtiroler Kunstszene geschlossen.“

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  • Il passato e il presente si intrecciano in I Have Done Nothing Wrong di Mika Sperling, creando uno spazio dove emozioni complesse, spesso confinate alla sfera privata, emergono con intensità. Vergogna, rabbia, senso di colpa e dialoghi sull’abuso sessuale si manifestano senza remore attraverso immagini d’archivio, disegni, fotografie e una pièce teatrale che costituisce il nucleo di questa opera. Ora madre, Sperling affronta il ricordo del suo defunto nonno che l’ha molestata sessualmente dall’infanzia all’adolescenza. Questo lavoro apre un dialogo necessario sulla complicità familiare, la memoria e la cancellazione. Durante il funerale del nonno, nel 2009, Sperling ricorda sua nonna sussurrarle: “sapevi che era buono” – un ricordo violento che viene sfidato e decostruito attraverso l’atto consapevole del ricordare. Questa narrazione si dipana attraverso lo sguardo dell’artista. Le immagini d’archivio comprendono fotografie dedicate a “Marichen,” soprannome dato a Sperling dal nonno, catturando l’innocenza della sua giovinezza. In contrasto, i ritratti del nonno con altre ragazze della famiglia vengono celati per proteggere la loro identità, ma vengono anche descritti nel dettaglio. Queste descrizioni annullano intenzionalmente la sua personalità, mentre al contempo lo rendono responsabile degli atti di violenza. L’eliminazione chirurgica della figura paterna si contrappone alla delicata memoria di una giovane Sperling. L’atto del taglio, attento e preciso, diventa il fulcro di questa esplorazione. Le rose ricorrenti evocano la tenerezza della fiducia, dell’infanzia e della memoria, insieme alla violenza subdola dell’abbandono e della vergogna—come spine celate dietro un dolce profumo. I disegni infantili e dai colori vivaci sfidano l’immagine della “famiglia perfetta” e le nozioni di identità familiare. Le fotografie, realizzate in collaborazione con suo bambino durante una passeggiata tra la sua casa d’infanzia e l’ex appartamento del nonno, diventano tappe letterali e figurative di questo viaggio. In questo modo le immagini di Sperling sono una collezione di contraddizioni: dall’esperienza dell’assalto al dolore della cancellazione; dall’atto del ricordare al confronto, fino a quello finale del lasciar andare. Nonostante queste tensioni, emerge un senso di speranza rinnovata. Quest’opera diventa una lettera d’amore a se stessa per i decenni di silenzio sopportati. Perché nascondere queste verità? Perché portare una vergogna che non ci appartiene? Quando la violenza non é messa in questione dobbiamo chiederci: “cosa rischiamo di perdere?” Sperling esplora queste domande urgenti, posizionando lo spettatore in un luogo di compassione e responsabilità, facendo rivivere il passato attraverso una lente rinnovata, urgente e attuale. — Vasudhaa Narayanan
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