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E' TUTTA UNA FARSA! - Veröffentlicht von martin_inside

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Compagnia LA GRATICCIA (Verona)

> due atti in dialetto veneto di Ermanno Carsana > regia Giovanni Vit

E’ un adattamento di "Ma per fortuna è una notte di luna" di Ermanno Carsana.
Questa farsa leggera, dalla comicità travolgente e dal ritmo indiavolato, è un complesso, ma riuscito, meccanismo teatrale "alla Feydeau", uno spettacolo solo per ridere nel quale le porte, cassapanche, camini... nascondo sempre nuove sorprese.
Ridere di chi si prende seriamente, della vita di tutti i giorni, della goffaggine, delle truffe e dei truffatori, ridere perfino delle disgrazie che, prima o poi immancabilmente, toccano tutti noi.

Così, tornando alla quotidianità commentare, “ma sì, È TUTTA UNA FARSA!”
L'adattamento elaborato da Vit ha spogliato la commedia da tutti i doppi sensi, battute sporche, che popolano le farse italiane, offrendo una lettura pulita, basata solo su travestimenti e battute capaci di regalare la gioia di una serata a teatro per tutti. La commedia è stata, per questo, l'occasione per molti bambini e famiglie di passare una serata a teatro senza uno spettacolo rivolto solo ed esclusivamente ai più piccoli.

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Datum und Uhrzeit des Events :

  • Fr 08 November, 202420:45

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  • Es gibt Termine vom 09 Nov. 2024 bis 10 Nov. 2024
    Eine Oper? Eine Rezitation? Ein experimentelles Kunstlied? Wohl kaum.„Pierrot lunaire ist nicht zu singen” weiß auch Arnold Schönberg. 1912 gibt die Schauspielerin, Sängerin und Kabarettistin Albertine Zehme, die zuvor„Tonfreiheit” eingefordert hatte, bei ihm einen Zyklus von „Melodramen”, wie man die Verbindung zwischen Sprechgesang und Musik damals nennt. Der Komponist nimmt die Auftraggeberin beim Wort. Mit seinem Opus 21 für Sprechstimme, ein fünfköpfiges Ensemble und acht Instrumente bricht Schönberg aus dem eingehegten Spielplatz der klassischen Harmonielehre aus, lässt den Bel Canto hinter sich und entdeckt die Freiräume der freien Atonalität. Die Textgrundlage für dieses Schlüsselwerk der musikalischen Moderne bilden 21 Gedichte aus dem Zykus „Pierrot lunaire. Rondels bergamasques” des belgischen Autors Albert Giraud, der 1892 in einer deutschen Übersetzung erschienen war. Die Reaktionen des verblüfften Publikums reichen von brüsker Ablehnung bis zu frenetischer Begeisterung. „ Man hat in den der Harmonie geweihten Hallen des Rudolfinums eine solche Disharmonie niemals erlebt”, schreibt das „Prager Abendblatt” im Februar 1913 nach einem Gastspiel des„mondtrunkenen Pagliaccio”. Die Uraufführung am 16. Oktober 1912 in Berlin kommentiert der Schriftsteller Alfred Döblin in der dem Expressionismus nahestehenden Wochenschrift für Kultur und Künste „Der Sturm”: Bleibt Schönberg. Ich habe ihn zum ersten Mal gehört. Hördauer vierzig Minuten, zu wundervollen Texten des Albert Giraud. Sie fesselt ungemein, diese Musik; es sind Klänge, Bewegungen drin, wie ich sie noch nicht gehört habe; bei manchen Liedern hatte ich den Eindruck, dass sie nur so komponiert werden können.“? Im Frühjahr 1924 – nur wenige Monate vor seinem Tod – reist Giacomo Puccini nach Florenz, um im Palazzo Pitti Schönbergs „Pierrot lunaire” zu hören und trifft dabei auf eine Avantgarde, die „jeden gewöhnlichen harmonischen Sinn” überwunden zu haben scheint und die er – laut einer eigenen Aussage – nicht begreifen kann. Sechs Jahre früher – im Dezember 1918 – wird in New York sein „Tryptichon” uraufgeführt – ein Opernzyklus, dessen drittes Teilstück „Gianni Schicchi” in den folgenden Jahren besonders beliebt und erfolgreich ist. Giovacchino Forzanos Libretto baut wenige Verse aus Dantes „Göttlicher Komödie” zu einer amüsanten Story über den Florentiner Edelmann Gianni Schicchi aus, der sich als ein kürzlich Verstorbener ausgibt, um dessen Testament posthum im Auftrag der enttäuschten Verwandtschaft notariell abändern zu lassen und sich das Familienvermögen dann selbst überschreibt. Dante positioniert den tolldreisten „Kobold” in einer Abteilung der Hölle, in der die Fälscher des Geldes, des Wortes und der Person untergebracht sind. Die Sopran-Arie „O mio babbino caro” macht Puccinis Miniatur weltberühmt: „Schöner” Gesang aus einer „komischen” Oper.
  • L’economia, la speculazione finanziaria, lo sfruttamento dei lavoratori sono il cuore pulsante del dramma Santa Giovanna dei Macelli di Bertolt Brecht, scritto in seguito al grande crollo della borsa di New York del 1929, che sancì la crisi economica di Stati Uniti e Europa, fino alla Seconda Guerra Mondiale. Fedele alla ricerca di un teatro impegnato che non rinunci al valore estetico della forma, in forte relazione con la storia, la compagnia ErosAntEros porta ora in scena una nuova rilettura di questo classico del Novecento, che vede protagonisti la band cult slovena Laibach insieme a un cast internazionale e la stessa Agata Tomšič, fondatrice della compagnia ravennate insieme a Davide Sacco. Siamo a Chicago, capitale dell’industria, durante la Grande depressione del 1929. Il magnate Mauler, ama atteggiarsi da filantropo, ma è mosso solo da ragioni personali di guadagno e cerca di salvarsi stritolando nelle sue speculazioni gli altri azionisti, le ditte concorrenti, i fabbricanti di carne, gli allevatori di bestiame, i piccoli risparmiatori. Contro di lui c’è la classe operaia, sulla quale ricade il peso maggiore della crisi. Giovanna Dark, missionaria dell’organizzazione religiosa dei “Black Hats”, va predicando per i quartieri poveri, l’umiltà e la preghiera e tenta di convertirlo alla carità cristiana. Giovanna però finisce vittima dei suoi giochi demagogici e, involontariamente, cade in un trabocchetto dei padroni. Lo spettacolo è l’occasione per ErosAntEros di confrontarsi con il collettivo musicale Laibach, a cui è affidata la composizione di undici brani originali con le parole di Brecht e l’interpretazione dell’Esercito della Salvezza dei Cappelli Neri, i Black Hats. di Bertolt Brecht ideazione, regia e spazio scenico Davide Sacco e Agata Tomšič / ErosAntEros musiche originali dal vivo Laibach featuring Milan Fras (voce), Mina Špiler (voce, effetti), Bojan Krhlanko (batteria, percussioni), Rok Lopatič (tastiere), Vitja Balžalorsky (chitarra, effetti) composte da Matevž Kolenc dramaturg Urška Brodar, Florian Hirsch, Aldo Milohnić, Agata Tomšič con Klemen Kovačič, Danilo Nigrelli, Ivan Peternelj, Katarina Stegnar, Blaž Šef, Agata Tomšič, Matija Vastl in video Felix Adams, Marco Lorenzini, Maximilien Ludovicy-Blom, Wolfram Koch, Pitt Simon, Philippe Thelen in audio Boris Kos, Robert Prebil, Matej Recer, Klemen Ulrih, Vito Weis progetto video Akaša Bojić e Luka Umek / Komposter disegno luci Vincenzo Bonaffini costumi Arianna Fantin assistente alla drammaturgia e alla regia Ula Talija Pollak consulenza linguistica Mateja Dermelj produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Slovensko Mladinsko Gledališče in collaborazione con Cankarjev Dom, TNL – Théâtre National du Luxembourg, ErosAntEros – POLIS Teatro Festival, Teatro Stabile di Bolzano si ringrazia Stella Riolino per l’assistenza durante le prove in Lussemburgo copyright Suhrkamp Verlag AG Berlin per gentile concessione dell’Agenzia Danesi Tolnay traduzione Franco Fortini (italiano), Mojca Kranjc (sloveno), Ralph Manheim (inglese) durata: 110 minuti Spettacolo in italiano, sloveno, tedesco, inglese con sovratitoli
  • > commedia brillante Teatro dell’Attorchio (Cavaion Veronese - VR) > di Loredana Cont > regia Ermanno Regattieri > tradotto in dialetto veronese da Igino Dalle Vedove durata: 100' Che cosa succede se per caso si investe con l’auto un fagiano che attraversa imprevedibilmente la strada? Niente, direte voi, se non fosse che quel fagiano appartiene al maresciallo dei Carabinieri ma che, soprattutto, non è per niente un fagiano! E quindi, si sa, il segreto diventa sempre più difficile da mantenere, anche perché il paese è piccolo, la gente mormora e…il maresciallo indaga! Chiedetelo a Serafina, perpetua pettegola del parroco, duro d’orecchi. Chiedetelo a Lidia, la regina della casa, costantemente in discussione con il marito Silvio, produttore abusivo della “Graspa pì bona che ghè!” e mamma di Teresa, ingenua rampolla in carriera politica e portaborse di Carla, abile politica in campagna elettorale. Chiedetelo a Costanza, sorella di Silvio e maldestra neopatentata con gran confusione in testa di freni, frizione e acceleratore, o a sua figlia Paola, morosa del brigadiere Zeffirino, ai comandi del maresciallo Venanzio della locale stazione dei Carabinieri. Come nelle più classiche commedie popolari, tra alti e bassi, tutto si risolverà con un lieto fine, dove si evidenzieranno le umane debolezze anche fra le persone più integerrime, passando attraverso una serie di equivoci che cattureranno interesse dello spettatore con battute incalzanti e di grande effetto com’è nello stile dell’autrice, in un crescendo di genuino divertimento. BUONA DOMENICA A TEATRO - UILT

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