CULTURE

Timbro e radici, ecco i Timbreroots
La band sudtirolese si prepara al prossimo album in uscita nel 2025

05 La rinascita della musica sudicia

Insieme da non molti anni, i Timbreroots sono una band sudtirolese che è facile ascrivere alla generica categoria dell’indie rock ma che poi trova la propria unicità nel tenere in equilibrio pulsioni acustiche, gusto per le armonie vocali e divertissement pop.

Dopo l’album di debutto del 2023, il gruppo ha iniziato a rilasciare in questi mesi un’anteprima delle canzoni che andranno a comporre il prossimo lavoro (www.timbreroots.com). Tutti ampiamente scolarizzati o in formazione continua in ambito musicale, i componenti di questa realtà rispondono ai nomi di Benedikt “Bene” Sanoll (voce solista, chitarra, pianoforte, corno da caccia), Philipp Sanoll (percussioni, marimba e voce), Sebastian Willeit (chitarra elettrica, banjo e voce), Simon Oberrauch (piano, fisarmonica, synth e voce) e Thomas Vicenzi (basso elettrico, sax e voce), quest’ultimo portavoce del complesso che risponde alle nostre domande.

Thomas, vogliamo iniziare a raccontare il perché del vostro nome e come si pronuncia?
Il nome in effetti risulta un po’ difficile da pronunciare per tutti, lo abbiamo riscontrato. “Timbre”, il timbro musicale, sarebbe francese ma noi lo pronunciamo all’inglese (quindi tambr diventa tember), più roots che sono le radici sempre in lingua inglese. Abbiamo cercato un nome che esprimesse la volontà di unire nella musica i viventi, di qualsiasi radice e di qualsiasi posto siano.

Invece le vostre radici dove affondano musicalmente?
Si sviluppano essenzialmente da due formazioni britanniche diverse tra loro, Mumford & Sons che sono più folk rock, e Coldplay più orientati al pop rock, proposte che noi ovviamente proviamo a mettere insieme, proponendo anche dal vivo le nostre versioni dei loro brani.

Concerti in vista?
Quest’anno purtroppo pochi, siamo però reduci dallo Street Food Festival di Bressanone, dove fortunatamente eravamo in cartellone alle ore 21 quando tutti avevano finito di mangiare e abbiamo potuto ottenere un buon riscontro, tant’è che saremo nuovamente a Bressanone il 24 agosto alle ore 19 in occasione dell’Altstadtfest.

Dal vostro sito si evince una visione ancora sufficientemente idilliaca della vostra terra d’origine che per molti non corrisponde più a quella attuale: tu come la vedi?
Ammetto che non ne parliamo tantissimo ma è un po’ così. L’argomento è piuttosto difficile, i turisti sono importanti ma c’è anche un limite che forse in Alto Adige abbiamo già raggiunto. Di questo flusso ci viviamo, me compreso che sono nello shop di una cantina vini molto frequentata dai nostri ospiti, ma indubbiamente per i giovani di qui ci sono conseguenze di questo fenomeno che preoccupano, come l’escalation dei prezzi dei prodotti e delle case, la scelta di queste ultime particolarmente limitata proprio dalla prevalenza in edilizia della destinazione turistica.

A Cortaccia, dove vivete tu e i fratelli Sanoll, che situazione riscontri?
Un paese non così turistico, alcuni dicono morto, ma io preferisco definirlo tranquillo, apprezzandone tutti i vantaggi.

Come nascono le canzoni dei Timbreroots?
Principalmente è Benedikt Sanoll, già autore unico dei testi delle nostre canzoni, a portarci l’idea primigenia di una composizione originale anche a livello armonico e melodico, poi alla forma lavoriamo un po’ tutti, ognuno sviluppando quell’idea sul proprio strumento e contribuendo così a un risultato che possiamo considerare d’assieme.

Trovi triste, seppur con risultati plausibilissimi, non cantare nella vostra madrelingua ma in inglese?
No, è stata proprio una scelta degli inizi, abbiamo un’amica inglese che ci controlla e ci fa apportare eventuali modifiche alle parole. Potremmo ancora migliorare un po’ nell’espressione, come siamo riusciti a fare con i video delle nostre canzoni, all’inizio curati in proprio e oggi affidandoci a professionisti pur partendo sempre da un nostro screenplay.

La cosa è evidente proprio nell’ultimo brano apparso in rete: è un’anticipazione di qualche lavoro?
Madness è il primo pezzo dell’ep che abbiamo in mente di pubblicare per l’inizio del 2025, postando un brano al mese fino a quel giorno. I nostri lavori hanno ancora sostanza fisica di cd, al momento solo reperibili ai nostri concerti, ma per avere visibilità oggi sono fondamentali le pubblicazioni sulle piattaforme.

[Daniele Barina]

 

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