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CULTURE

Una vita da violoncellista
Intervista a Umberto Ferriani, musicista e docente di lunghissimo corso

10 Umberto Ferriani

Classe 1933, originario di Moglia, frazione di Sermide (Mantova); per 30 anni primo violoncello nell’Orchestra Haydn e per 23 docente di violoncello presso il Conservatorio “Claudio Monteverdi” di Bolzano; presidente del Circolo Virgiliano di Bolzano (associazione che rappresentava gli altoatesini di lingua italiana con origini mantovane e che organizzava le mitiche feste del risotto mantovano in città): questo è il suo identikit.

A Bolzano chi non conosce Umberto Ferriani, ora trasferitosi in Val di Non a coltivare i suoi meleti? Per chi non lo conoscesse, ecco cosa ci ha raccontato.

Parlaci del tuo incontro fatale col violoncello…
La prima volta che lo sentii non lo vidi. Stavo facendo il chierichetto nella chiesa del mio paese e lo sentii da dietro l’altare. Mi innamorai subito del suo suono! Proposi a mio padre di poter studiare il violoncello e, fortunatamente, lui conosceva chi l’aveva suonato in quell’occasione: Ianes Bizzarri (suonava molto bene!). Andai a lezione da lui per un paio d’anni, alla fine dei quali mi consigliò di iscrivermi al Conservatorio di Ferrara, dove studiai con Emilio Rizzi, che era maestro di Bizzarri, fino alla conclusione degli studi.

Da Moglia di Sermide come hai iniziato la carriera concertistica?
All’inizio fu dura perché non c’erano occasioni di suonare e quindi lavoravo in uno zuccherificio come operaio. Le mani divennero sempre più rigide, al punto che non riuscii più a suonare. Dovetti ricominciare da capo e mi aggregai a delle orchestrine che facevano delle stagioni di Carnevale a Modena, Mantova e Rovigo. Poi il mio nome giunse alle orecchie di qualcuno e così arrivai a suonare nell’orchestra dell’Arena di Verona, dove restai per tre stagioni. In seguito fui chiamato a Trieste per altre tre stagioni finché non mi arrivò un telegramma d’invito dal Teatro Bellini di Catania. In Sicilia vissi praticamente nel teatro con strumentisti straordinari, dai quali imparai tantissimo: qui raggiunsi quella maturità musicale che mi consentì di vincere il concorso per entrare nella Haydn a Bolzano, dove sono stato per trent’anni attivo come primo violoncello. Ho sempre insegnato a Bolzano, al Conservatorio “Claudio Monteverdi”, per 23 anni.

A Bolzano hai suonato con moltissimi direttori d’orchestra. Chi ricordi con affetto?
Sicuramente Muti, poi Albert, Angerer e Hermann Michael.

I tuoi compositori preferiti?
Nessuno in particolare.

E tra i violoncellisti chi apprezzi di più?
Pierre Fournier è sempre stato il mio preferito, il mio modello.

Raccontaci qualche bel ricordo dei tuoi concerti…
Ricordo che col primo direttore dell’orchestra suonammo “Il borghese gentiluomo” di R. Strauss, caratterizzato da tanti difficili “soli” per violoncello in dialogo col violino che, nell’occasione, era quello di Giannino Carpi, noto membro del trio di Bolzano, caro amico e collega al Conservatorio.
Il ricordo più sbalorditivo è quello del tour a Oslo (un mese intero ripetuto per tre anni consecutivi) con l’orchestra del “Bellini”: mi colpì lo stile di vita norvegese, l’educazione e la conoscenza della musica di questo popolo. Altra esperienza che voglio ricordare fu la collaborazione col musicologo Claudio Gallico, che mi invitò a partecipare alla registrazione di un disco includente gli “Scherzi Musicali” di Monteverdi. Lo registrammo nella Cappella di Santa Barbara a Mantova con un sestetto nel quale era presente lo stesso Gallico al cembalo, Soliman da Verona al contrabbasso, Ferrari da Reggio Emilia al violino e la fiorentina Armuzzi, una violinista eccezionale: il suo modo di suonare mi commuove ancora!

Passiamo all’attività extramusicale: sei stato presidente del Circolo Virgiliano di Bolzano. Come nacque quest’associazione?
Il circolo nacque a Merano con l’intento di riunire tutti i mantovani presenti in Alto Adige e di promuovere iniziative sociali e culturali. In seguito il circolo meranese entrò in una fase di stallo ma a Bolzano, in collaborazione con Cavicchioli e Previdi, rilanciai l’iniziativa con successo, inglobando anche ciò che rimaneva dei membri meranesi, fino a raggiungere 330 soci. Il Virgiliano fu regolarizzato con uno statuto a cui contribuì moltissimo Giuseppe Negri, originario di Mantova nonché direttore per decenni della rivista “Il Cristallo” e grande promotore assieme a Montanari dell’Istituto Musicale Vivaldi. Divenni presidente e lo restai fino alla fine. Dopo il pensionamento con la Haydn mi sono dedicato al circolo a tempo pieno con i miei amici mantovani presenti a Bolzano, ricordo tra questi la figura di Piero Siena. Tra le varie iniziative ricordo la mostra sul Po, quella sul riso (nell’ambito delle feste del risotto mantovano) e la pubblicazione del libro di Giancarlo Gozzi “Per Dio, per l’imperatore, per la patria: il fatto storico di Andreas Hofer nella pubblicistica nazionale e nella tradizione mantovana.

[Gregorio Bardini]

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