“Coraggioso, fermo e garbato!”
Il buon dirigente secondo Antonio Lampis
Con oltre 40 anni di esperienza nella pubblica amministrazione, Antonio Lampis ha deciso di condensare le sue conoscenze nel “Manuale del buon dirigente e del buon funzionario”, un’opera che offre consigli pratici e ironici per chi muove i primi passi e intende fare carriera nel settore pubblico o in grandi aziende.
Edita da Editrice Bibliografica e impreziosita dalle illustrazioni di Luca Dal Pozzolo, questa graphic novel tratta con leggerezza - ma anche grande profondità - temi cruciali come l’etica, l’autonomia e l’importanza dell’immagine sul luogo di lavoro. Abbiamo intervistato l’autore per scoprire senso e valore del suo scritto.
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Ho voluto lasciare ai più giovani alcuni consigli utili e che oggigiorno nessuno tende a dare. Dopo tanti anni di esperienza, mi è sembrato un gesto significativo di condivisione. Inoltre, scriverlo è stato molto divertente: accompagnare le mie parole con le illustrazioni di un grande pensatore come Luca Dal Pozzolo, ha reso il tutto ancora più speciale.
Utilizza un tono ironico, talvolta pungente. Perché questa scelta?
Un manuale troppo serio risulterebbe noioso, quasi un trattato di bon ton. Il mio stile è più leggero, con qualche nota di colore, ma senza mai perdere di vista la sostanza. L’ironia aiuta a trasmettere messaggi importanti senza appesantire il lettore.
Quanto c’è di serio e quanto di provocatorio nei suoi consigli?
Il libro dà consigli reali e ben ponderati, soprattutto nella parte etica, cui do grande importanza. Non bisogna mai fare, come si suol dire, “le scarpe a qualcuno”, perché ciò che si guadagna in fretta spesso si perde nel lungo periodo. Alcune note possono sembrare più critiche, ma servono a sottolineare dettagli spesso trascurati, come il modo di vestirsi in contesti formali.
A proposito: quanto conta l’abbigliamento sul luogo di lavoro?
Conta moltissimo, come in ogni contesto: l’abbigliamento è una forma di comunicazione. Gli esseri umani non parlano solo con la voce. Anche i vestiti indossati o il modo di comportarsi trasmettono messaggi, costruendo la percezione di sè stessi. Non si tratta solo di esprimere la propria personalità, ma anche di rappresentare un’azienda o un’istituzione nel modo più adeguato. In tal senso, portare calzini corti è sempre poco giustificabile. (ride)
Lei parla di autonomia e coraggio nel lavoro. Sono qualità che mancano nei giovani di oggi?
Sono sempre state rare. Le nuove generazioni tendono ad essere più caute, spesso aspettano che qualcuno dica loro cosa fare. Ma chi fa carriera prende iniziative, non resta immobile ad aspettare.
Quali sono gli errori più comuni di giovani dirigenti e funzionari?
Ne riporto diversi nel libro, ma cito l’autoritarismo e l’essere giovani-vecchi. Il primo caso porta chi ricopre un ruolo importante ad essere dispotico, dimenticando che il proprio compito è svolgere un servizio, non esercitare potere. Nel secondo caso, anziché innovare, vi è la tendenza da parte dei più giovani di scimmiottare vecchi stilemi degli anni ‘70, risultando solo ridicoli. Un errore che ho commesso da giovane è stato scrivere in modo troppo complesso per darmi un tono. Col tempo ho capito che comunicare in modo chiaro ed efficace è molto più utile.
Il libro tratta anche la parità di genere. A che punto siamo?
Nel settore pubblico la situazione è migliore che in altri ambiti, ma nelle posizioni apicali le donne sono ancora troppo poche. Serve un cambiamento culturale, che richiederà tempo ma che spero avvenga presto. Lo dico anche come padre di una figlia.
Il libro è dedicato a due figure importanti del suo percorso professionale: Mario Urzì e Adolf Auckenthaler. Qual è l’insegnamento più prezioso che le hanno trasmesso?
Ho imparato che si può essere fermi nelle proprie decisioni senza perdere garbo ed equilibrio. Entrambi erano professionisti esemplari, riconosciuti per il loro contributo non solo a livello locale, ma anche nazionale. È stato un onore lavorarci assieme, ma soprattutto poter imparare da loro.
[Fabian Daum]
CHI È ANTONIO LAMPIS?
Direttore del Dipartimento cultura italiana e sviluppo economico della Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige e vicepresidente della Libera Università di Bolzano, è dipendente di ruolo della pubblica amministrazione dal 1983, dirigente provinciale di prima fascia dal 1997. Tra il 2017 e il 2020 è stato direttore generale dei musei per il Ministero della cultura, oltre ad aver ricoperto il ruolo di direttore ad interim della Reggia di Caserta.
Il libro:
Manuale del buon dirigente e del buon funzionario - Alcuni garbati consigli a giovani colleghe/i di Antonio Lampis con illustrazioni di Luca Dal Pozzolo (Editrice Bibliografica - pp. 64).