CULTURE

Il rap per sconfiggere il bullismo
Laura Mendola racconta la propria esperienza... e cerca un gruppo musicale

01 audiovisivi

A.A.A. musicisti cercansi, sembra dire Laura Mendola, giovane voce di Bolzano che si è da poco affacciata in Rete con qualche canzone originale e una cover di “How you remind me” dei Nickelback, frutto di un accurato lavoro in studio cui manca però ancora un regolare riscontro sul palco.

Innamorata del mainstream pop ma perfezionatasi con la cantante jazz Rossana Casale, si è affidata alle sapienti mani del produttore locale Carmelo Giacchino, oltre alle penne di Massimiliano Cioffo e Monica Primo, per rielaborare in musica un passato in cui ha dovuto subire il bullismo e per dare forma alle nuove certezze che l’hanno aiutata a lasciarselo alle spalle, tra cui il voler assecondare la passione di assistere i bambini nel doposcuola.

Laura Mendola, la musica non sembra aver ancora salvato il mondo ma certo ha salvato tante vite: siamo d’accordo?
Sicuramente, io ho trovato conforto nel rap proprio in momenti bui in cui avevo bisogno di forza e di sollievo. Sono stata vittima di bullismo sin dalle medie e la cosa si è protratta anche nel grado successivo perché mi piaceva studiare ed ero la prima della classe. Facevo anche parte di un gruppo di ragazzi che rappava per passione e partecipava a qualche battle, i concorsi per chi pratica questo genere. Anche lì difendendo uno di questi giovani che era stato puntato, nel mirino dei bulli sono finita io e mi sono sentita malissimo.

Queste tristi vicende personali le fai raccontare ad altri: è solo voglia di dimenticare o avverti limiti compositivi su cui senti di dover ancora lavorare? It smells so good, primo tuo tentativo di scrittura è in inglese ed è un pezzo spensierato…
È la prima prova, visto che non ho mai scritto canzoni e comunque mi affido ad altre persone per musicarle. Punto di più sugli altri brani in italiano, come quello attualissimo dedicato al tema della violenza sulle donne o come il tributo al mio rapper preferito Emis Killa, che è scaturito proprio dall’aver sfortunatamente esperito il fenomeno del bullismo.

Uno dei tuoi modelli è quindi l’artista monzese che ha dovuto rinunciare a Sanremo 2025 perché indagato per associazione a delinquere in relazione all’inchiesta sugli ultras di Milan e Inter: sembra un po’ lontano dal tuo modo di essere e vivere, cosa ti ha portato a innamorartene?
È vero ma anche il rap trovo abbia una sua poetica, così come vedo poesia in lui. Penso che anche le mie canzoni in futuro conterranno messaggi significativi che vorrei trasmettere alla società, portando gli ascoltatori a riflettere come faccio in Non è amore, canzone incentrata sul tema della violenza sulle donne, per tutte quelle che l’hanno subita e in particolare Giulia Cecchettin, che mi piacerebbe divenisse un simbolo come le panchine o le scarpe rosse. Resta qui con me l’ho comunque dedicata a Emis Killa in tempi non sospetti, quindi dispiace anche a me come sua fan vederlo coinvolto in questa vicenda e se ha sbagliato è giusto che paghi.

Che altro ascolti? I Nickelback di How you remind me che sono in giro da trent’anni?
La cover dei Nickelback si rifà alla versione meno datata del loro pezzo cantata da Avril Lavigne. Per il resto mi piacciono molto Cristina Aguilera, Lady Gaga, Shakira, Nelly Furtado, Rihanna, Beyoncé, Elisa, Giorgia, Laura Pausini, Chiara Galliazzo. Apprezzo molto anche la giovane cantautrice britannica Birdy.

Per le tue prime cover in piattaforma una figura fondamentale va considerato Carmelo Giacchino, musicista, autore, produttore, costellatore familiare bolzanino: cosa apprezzi di lui?
È sempre stato molto comprensivo e paziente nei miei confronti, sa tanto delle mie vicende personali e mi è sempre venuto incontro quando avevo bisogno di essere ascoltata. Ora è un po’ che non lo vedo perché per dirla tutta fare canzoni costa: devi pagare chi ti fa il video, il trucco, gli autori, la registrazione e sono cifre importanti. Però riprenderò presto perché la musica è fondamentale per me.

Facendo cover servirebbe una band per poter suonare nei locali: tu hai progetti in tal senso?
Io il gruppo lo sto cercando, ma a Bolzano sono tutti già formati risultando difficile entrarci. C’è anche il fatto che io non so scrivere canzoni, ho privilegiato l’uso della voce, ho fatto un anno di violino e continuerò localmente a formarmi al Cesfor di Bolzano.

A proposito di corsi, come ti sei trovata a perfezionarti con Rossana Casale?
Era alla settimana della musica di Coredo in Val di Non, stavamo in hotel e di giorno si faceva lezione con lei, molto competente e capace di farsi rispettare. Gli esercizi che abbiamo fatto erano davvero efficaci e non poteva essere altrimenti vista la sua lunga esperienza.

[Daniele Barina]

 

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