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CULTURE

Storie italiane: 30 anni di cultura in TV
Una miniserie di confronto e visione sul panorama culturale locale

07 corpi eretici

Esplorare 30 anni di cultura italiana in Alto Adige attraverso le voci dei suoi protagonisti: questo è l’obiettivo della miniserie televisiva “Storie italiane, storie di cultura 2000-2030”, prodotta da Mediaart TV su incarico della Ripartizione cultura italiana della Provincia di Bolzano.

Sei episodi ricchi di esperienze e riflessioni, in un viaggio tra passato, presente e futuro della scena culturale locale. A moderare il dialogo tra gli ospiti è la giornalista e operatrice culturale Silvia Torresin.

Silvia, qual è stata la sua prima impressione quando è stata incaricata di moderare le interviste di questo progetto?
All’inizio ero un po’ spaesata. Non avevo mai lavorato ad una serie con episodi di 30 minuti in presa diretta, senza interruzioni, incentrati sul dialogo. Pian piano, però, ne ho compreso il taglio e, collaborando con la Ripartizione, abbiamo creato un format su misura. È un progetto particolare: racconta il panorama culturale italiano locale degli ultimi 25 anni, proiettandosi anche verso le prospettive dei prossimi cinque. Un percorso stimolante, per me, per chi lavora nel settore e anche per il pubblico da casa che ha accolto positivamente i primi episodi.

Cosa distingue questa miniserie da altri format dedicati alla cultura?
La sua peculiarità sta nel voler raccontare non solo le singole realtà, ma il contesto culturale nel suo insieme. Ogni episodio è dedicato ad un tema specifico e coinvolge tre ospiti attivi nel settore, scelti per la loro capacità di offrire una visione ampia della dimensione cultura. Questo approccio permette di affrontare i temi con profondità, mettendo in relazione esperienze diverse e valorizzando la rete culturale che anima il territorio.

Il confronto è quindi fondamentale. Che tipo di dialogo ha instaurato con gli ospiti in relazione anche al pubblico che guarderà la serie?
La miniserie ha un pubblico interessato alla cultura, ma fin da subito ha mostrato una sorprendente trasversalità. Propone un taglio innovativo e sperimentale: sedersi e chiacchierare, senza il supporto di immagini o video. Potrebbe apparire quasi per soli intenditori, ma personalmente cerco di portare il discorso sempre su qualcosa di tangibile. È curioso poi come gli ospiti, pur conoscendosi, raramente abbiano avuto modo di confrontarsi apertamente sul tema cultura. Questa serie diventa per loro un’occasione di scambio, per condividere idee e opinioni che arricchiscono il dialogo e la visione d’insieme della cultura locale.

Nota un filo conduttore che lega le diverse realtà culturali sul territorio?
L’impegno e la passione dei loro protagonisti. Fare cultura è sempre stato complesso, ma oggi lo è ancora di più, con responsabilità crescenti e carichi burocratici che richiedono di esporsi spesso in prima persona. Non è un ambito da cui trarre ricchezza economica, ma piuttosto uno spazio per arricchire lo spirito. Serve una forte motivazione, e quando la si vede all’opera in queste persone, è impossibile non apprezzarla.

Ed è forse anche il messaggio che vuole trasmettere la miniserie?
Esatto. Spesso diamo per scontate le opportunità che il territorio offre in ambito culturale. Esiste un’ampia varietà di proposte, dalle arti visive e figurative alla formazione continua, che coinvolgono tutte le età. Molte volte basta riconoscere e apprezzare il lavoro di chi rende tutto questo possibile, valorizzando il bicchiere mezzo pieno invece di soffermarsi su ciò che manca.

L’ultimo episodio è dedicato al futuro della cultura italiana in Alto Adige. Quali saranno le principali sfide dei prossimi cinque anni?
Penso sarà cruciale coinvolgere l’intera cittadinanza per evitare sale vuote e favorire la partecipazione. Bisognerà trovare un equilibrio tra tradizione e innovazione: reinventarsi senza però snaturarsi. Per farlo, sarà necessario utilizzare linguaggi inclusivi per attirare i giovani, vero nodo del ricambio generazionale e spesso poco connessi al territorio. La chiave sarà suscitare curiosità e senso di appartenenza, che la comunità italiana in Alto Adige fatica talvolta a costruire. L’ultimo episodio esplorerà queste tematiche con esperti come giornalisti e sociologi, capaci di offrire uno sguardo esterno sul futuro culturale locale.

[Fabian Daum]

DOVE VEDERE LA SERIE?
La miniserie Storie italiane, storie di cultura 2000-2030, iniziata lo scorso dicembre, proseguirà su VB33 e Alto Adige TV con nuove trasmissioni e repliche nei mesi di febbraio e marzo. Gli episodi sono anche disponibili sul canale YouTube TreviLab.

Tematiche degli episodi:
1. Spettacolo dal vivo
2. Cultura e formazione
3. Visioni d‘arte
4. Cultura e comunità
5. Giovani e cultura
6. Prospettive future

 

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