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CULTURE

Uccidi la ragazza di provincia
Primo cd (in inglese) della cantautrice indie-pop bolzanina Carmen Sciullo

08  langeAtem

Carmen Sciullo, in arte semplicemente Carmen, è una songwriter bolzanina ventiduenne che ha da poco pubblicato il suo primo cd Kill The Small-Town Girl, rivelatore sin dal titolo del suo volersi scrollare di dosso quel provincialismo di cui, volenti o nolenti, all’ombra delle Dolomiti si finisce un po’ sempre per restare intrisi.

Perfettamente bilingue per formazione, figlia d’arte, Carmen Sciullo al momento sta studiando canto a Berlino per non negarsi eventuali future escursioni nei territori della musica colta e compone in inglese per dare possibilmente un respiro internazionale alle sue canzoni, nate per piano e voce ma a volte ammantate di electronics, ritmi cinematici, aperture jazz e persino di autentico rock, impreziosite da un cantato straordinariamente maturo per l’età, pieno di sfumature e mai incline ai manierismi.

Raccontaci l’urgenza che hai avvertito di dover fissare già adesso su album le tue creazioni...
Ho incominciato a scrivere canzoni a dodici anni e mi è rimasta la voglia, così appena trasferitami a Berlino ce n’è stata una in particolare che mi ha dato la motivazione per dedicarmi all’album. Il pezzo U7, tra l’altro uno dei meno conosciuti, va considerato il bebè di tutto il disco.

Tecnicamente come ti muovi per confezionare una canzone?
Ho fatto tutto nella mia camera, pianoforte, voce e computer, tranne la canzone Poison che è registrata in studio a Berlino con un batterista e un chitarrista che ha suonato anche il basso. Sono andata a masterizzare il disco da Andrea Cozzo, ingegnere del suono per la Haydn, dovendomi poi trasformare anche in grafica prima di mandare in stampa il lavoro che, così a maggior ragione, ha pienamente realizzato l’idea iniziale di cavarmela interamente da sola. Adesso sto già lavorando a un nuovo Ep...

Come decidi il vestito musicale da dare alle tue composizioni?
Vado con le onde, cioè pur avendo struttura mi lascio sempre un po’ di libertà così da poter capire se alla canzone sono sufficienti il piano e la voce, magari con l’aggiunta di un filo di basso, oppure se ha bisogno di robe elettroniche, chitarre o altro. Spesso capita che alla fine il risultato non mi piaccia e allora rifaccio la canzone in tutt’altra maniera. Ma non parto mai con l’idea di fare, per esempio, un pezzo rock, mi lascio trasportare da cosa vuole uscire.

Come ti definiresti e quali sono i tuoi gusti musicali?
Sono una cantautrice e, come ho letto da più parti, di genere indie pop. Mi piacciono tanto Nick Cave, P.J. Harvey o la statunitense di origini nipponiche Mitski, ora molto famosa, comunque preferisco la musica degli Anni ‘80 o ‘90 a quella di altre decadi, in Italia gruppi come La Crus e Tiromancino almeno fino alla metà dei Duemila.

Come mai disponendo dell’italiano e del tedesco hai preferito esprimerti in lingua inglese?
Per quel che riguarda la lingua, mi sento un po’ a disagio a cantare nel dialetto di qui perché mi pare un po’ troppo intimo e volevo anche rendere accessibile il mio lavoro nel più ampio numero di posti: se le statistiche di Youtube dicono che il tuo brano è stato scaricato in Giappone o in Cechia, la cosa non può che lusingarti ed ecco perché l’inglese risulta l’unica scelta possibile.

A Berlino riesci a proporre dal vivo le tue canzoni? Qui hai qualche appuntamento in vista?
A Berlino ho suonato recentemente in concerto dividendo la scena con un’altra artista che invece dipinge, per un progetto che prevedeva da parte mia di presentare l’album e da parte sua di raffigurare quello che l’ascolto delle canzoni le suggeriva a livello emozionale, una cosa molto divertente proprio come piace a me. Qui suonerò d’estate a Naturno, il 21 agosto nell’ambito della Nacht der Lichter.

Che rapporto hai con la tecnologia?
Ho un po’ di difficoltà con i “social” che trovo a dispetto del nome asociali e molto superficiali, devo frequentarli in quanto musicista ma ne farei volentieri a meno: certo se vuoi puntare ai giovani che non leggono più i giornali o non ascoltano la radio, questi strumenti sono ormai i più efficaci per comunicare o apprendere le date delle esibizioni. All’indirizzo carmen.sciullo di Instagram, per esempio, si può comprare il cd che altrimenti si trova solo ai miei concerti.

Come mai tra tante arti hai sposato la musica: fu galeotta qualche canzone particolare?
Il primo pezzo che mi ha impressionato da piccola non lo ricordo ma senz’altro sarò stato di Carmen Consoli che piaceva molto ai miei, al punto che assistendo a un suo concerto con mamma già in dolce attesa, mio padre alla fine propose di chiamarmi come la cantante. Loro due hanno una scuola guida ma sono anche musicisti, hanno fatto un sacco di “Maturaball” e mia madre a vent’anni suonava in un gruppo locale chiamato October Anywhere, che non faceva cover ma aveva una produzione originale.

[Daniele Barina]

 

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