Sissamba, tutte le anime del samba
Ritmo, gioia e solidarietà per il gruppo fondato nel 2013 da Max Castlunger
In pratica ha fondato una vera “escola de samba”, un’associazione di musicisti locali, europei ed extraeuropei, per lo studio delle percussioni afro-brasiliane che, raggiunti ormai i 44 elementi, si sta facendo conoscere con esibizioni molto coinvolgenti.
Max Castlunger, percussionista e formatore badiota noto come solista e per le collaborazioni con altri musicisti della scena locale, dal 2013 si dedica anima e corpo anche a questo genere, nell’Ottocento appannaggio esclusivo degli schiavi neri deportati a Salvador de Bahia, che si contrapponeva ai gusti classici dell’aristocrazia, salvo poi divenirne un divertimento sulla spinta di artisti come Chico Buarque, Carlos Jobim, Dori Caymmi, per uscire definitivamente dai confini del Brasile grazie alla diva Carmen Miranda e all’evoluzione stilistica in bossa nova.
Nei tuoi viaggi per il mondo sei mai stato in Brasile? È più la facilità di fare approcciare la gente o i musicisti potenziali a questo linguaggio o la filosofia di fondo del samba ad averti spinto a formare questa orchestra?
Mai stato in Brasile, ho imparato questo tipo di musica percussiva afro-brasiliana oltre vent’anni fa a Bologna frequentando il corso e l’ensemble Afroeira per un triennio. Tornato a Bolzano, ho pensato di mettere in piedi una realtà analoga e così è nata Sissamba allo scopo d’insegnare queste ritmiche a un pubblico adulto, qualcuno già formato come musicista ma la maggior parte senza esperienza, invece che attenermi solo al pubblico dei bambini delle scuole, con cui lavoro anche assiduamente da due decadi. Naturalmente la filosofia dell’afro-samba o dell’afro-reggae, almeno dagli anni ’60 in poi per non andare troppo indietro, incarnava in Giamaica come in Brasile un’idea di riscatto civile. Basti pensare a gruppi come Ilê Aiyê od Olodum dal forte significato socio-politico: noi non ci schieriamo ma diamo volentieri sostegno a tante associazioni che lavorano nel sociale, da Pro Positiv a Volontarius, oppure in ambito sportivo per dare sostegno a progetti o creare allegria.
Lo spirito antisistema originario, contro la cristianizzazione forzata degli yoruba e delle altre religioni di origine africana, sembra oggi passato in secondo piano rispetto alla funzione musicale ma puramente estetizzante del samba...
Le percussioni hanno sempre avuto la funzione di dare energia, per esempio agli sportivi, oppure allegria come nelle sfilate di Carnevale, ma nei festival musicali sono anche l’occasione di mostrare il virtuosismo tecnico raggiunto da chi le suona e la sua capacità di riconciliarci con gli elementi primordiali e istintivi che lo strumento è spesso in grado di toccare.
L’orchestra è aperta ad altri inserimenti? Avete ambizioni di registrare quello che fate?
Ogni anno a settembre, con la ripresa dell’anno scolastico diamo la possibilità di provare a nuovi potenziali musicisti. Il 18 settembre partirà un corso per principianti, un’ora prima del nostro che si svolge ogni mercoledì al Centro Giovanile di via Vintola a Bolzano, con possibilità di suonare con noi fino a dicembre. Siamo aperti a tutti ma certo ci vuole un minimo di coscienza ritmica, se uno vediamo che fa troppa fatica proviamo con tatto a reindirizzarlo, anche perché non chiediamo i due o tre anni di musica normalmente pretesi per entrare in una banda ma accogliamo anche chi non ha mai toccato un tamburo e non sa nulla di cicli ritmici, in pratica il 90% dei nostri iscritti. Per registrare qualcosa mi piacerebbe fare e pubblicare un video di noi che suoniamo in un contesto naturale da queste parti, anche perché suoniamo una musica che vede massimizzato il suo effetto e le sue vibrazioni capaci di spostare l’aria in un contesto live dove ci sia il contatto visivo da parte del pubblico.
Scontata la predilezione per il genere in sé, avete anche qualche autore che vi guida nel cammino?
Oltre ai già citati, nelle nostre composizioni in minima parte ci ispiriamo anche al samba cantato, quello più veloce e melodico dove compaiono altri strumenti d’accompagnamento ma che richiede un altro grado di preparazione musicale. Salvo un pezzo pensato in tale maniera, restiamo però su ritmi medio-veloci più facili da suonare e anche più coinvolgenti per chi ci ascolta che non è certo abituato a muoversi sui 160 o 180 bpm.
In che cosa la vostra proposta compositiva, musicalmente parlando, si discosta dalla volgarizzazione del samba e dal successo facile planetario seguiti alla fine del secondo conflitto mondiale, seppur grazie ad autori e interpreti di tutto rispetto?
Certi ritmi sono prestabiliti, il resto è frutto di ciò che sento in giro, con cambi ritmici e di dinamica che consentono al compositore di sbizzarrirsi negli stacchi. Lo abbiamo riscontrato anche a Coburg dove i Sissamba hanno partecipato al più grande raduno musicale di samba al di fuori del Brasile con quaranta gruppi, ognuno a trovare la propria originalità proprio negli stacchi o inserendo strumenti percussivi di altre culture musicali, con un po’ di funk o di ritmi arabi. A me piace avere la mia libertà a livello compositivo, anche perché non sono brasiliano, sono ladino e non latino.
Freschi reduci dalla parata del Gipsy Summer Festival e dal Brazil Day di Bolzano avete date anche a settembre?
Il 6 suoniamo alla Firmenlauf di Egna, il 12 per Transart partecipiamo a Bolzano a un’azione artistica per deprecare il motore a scoppio, il 15 sui Prati del Talvera siamo al Kinderfestival che battezzò dieci anni la prima esibizione di Sissamba e cui teniamo moltissimo.
[Daniele Barina]