Il lessico musicale di Gemma Bertagnolli
Intervista alla celebre soprano bolzanina, oggi insegnante a Milano

Un lessico familiare, la musica, per la celebre soprano bolzanina Gemma Bertagnolli. “Nella mia famiglia si è sempre fatta musica, cantato e suonato insieme”. Partendo dalla storia d’amore dei suoi genitori, che si sono conosciuti proprio nel coro della chiesa, di fatto la sua storia d’amore con la musica non è mai iniziata ma è semplicemente proseguita.
Un racconto fatto di condivisione, a partire da quella con la sorella Livia. Se Gemma ha infatti intrapreso una carriera musicale, che l’ha portata oltre i confini nazionali, Livia è ora direttrice dell’Istituto musicale di Bolzano. La musica a casa Bertagnolli è sempre stato il linguaggio principale, e, a questo punto del suo percorso di vita, la cantante altoatesina conferma a gran voce “la musica serve proprio per comunicare”.
Una necessità e un’abitudine quella di cantare, si può infatti spiegare che quello di Gemma non è un percorso iniziato con aspettative professionali, ma un cammino intrapreso su una strada in cui è nata, e che ha continuato a percorrere. “In famiglia tutti suonavano e cantavano, anche mio nonno era un apprezzato tenore”. E da qui il significato della musica, che è pace e comunicazione. E soprattutto non è qualcosa di divino, trascendentale, “credo che tutti abbiano dentro di sé la musica”.
La storia musicale di Gemma Bertagnolli inizia quindi in maniera più che comune: “Io e mia sorella, dai 16 ai 20 anni, abbiamo contribuito alle spese di formazione cantando e suonando nei pianobar generi decisamente non classici”. Un destino già scritto, piuttosto che bramato, tanto che le prime vittorie musicali, a Gemma sono sembrate sorprendenti. “Non me le aspettavo, perché non partivo mai con l’idea di vincere”. E di risultanti sorprendenti, la cantante altoatesina ne ha collezionati davvero molti. Iniziando da giovanissima, è arrivata a cantare in poco tempo nei principali teatri e festival italiani e esteri, tra cui Teatro alla Scala, Opera di Roma, Opera di Zurigo e a collaborare con direttori del calibro di Bruno Bartoletti, Zubin Mehta e Ennio Morricone. La lista è molto più ampia, ma tra i ricordi di Gemma spiccano “quel giorno in cui mi è stato offerto un jet privato per sostituire Cecilia Bartoli a Zurigo. A conoscere il ruolo di Cecilia eravamo solamente pochi al mondo. Io ero una fra quelli. Ricordo che sono arrivata sul palco 20 minuti prima dell’esibizione”. E tra un concerto e l’altro con l’imperatrice del Giappone, Gemma non dimentica sicuramente il momento in cui Ennio Morricone l’ha chiamata per un concerto.
Proprio quando la sua carriera musicale ha iniziato a prendere piede, per la cantante è diventato fondamentale cercare di non perdere mai la sua autenticità. La vera sfida si è rivelata quella di rimanere coerenti e non dimenticarsi mai la sua più profonda natura. Quando la musica è diventata per Gemma Bertagnolli una vera e propria professione, il lavoro è stato tornare, o meglio rimanere quella delle origini, la piccola sé, con una natura più canterina che mai. “Ho iniziato a cantare perché mi piaceva sentire la mia voce. Cantavo tutto il giorno, e i miei compagni di liceo ne sono testimoni”.
Perdere la personalità significa perdere sé stessi, ribadisce Gemma. Tra le esperienze non facili nella mia carriera musicale c’è sicuramente il rapporto con le logiche commerciali e con le politiche all’interno del teatro. “è possibile sopravvivere alle ingiustizie solamente rimanendo sé stessi”. Ed è ciò che anche oggi la cantante insegna ai suoi allievi del Conservatorio di Milano. E, partendo proprio dai suoi studenti, Gemma porta avanti con tenacia la funzione sociale della musica. “Ci sono stati momenti in cui si è detto che con l’arte non si mangia. Io penso che l’anelito artistico possa davvero salvare l’umanità”.
A volte ai giovani mancano fiducia e motivazione, ed è proprio per questo che è necessario che chi vive di musica trovi la capacità di trasmettere questa energia: “Insegnando ho avuto e conosciuto centinaia di allievi e ciò che spero si ricordino di me è il rispetto delle differenze e la motivazione. Ognuno si deve sentire portatore di un ruolo. Che non è esibirsi o avere successo, ma dare forma al proprio urlo. La musica non è riservata a pochi, ma è un diritto di tutti”.
[Francesca Tigliani]
CHI È
Nata a Bolzano nel 1967, Gemma Bertagnolli - dopo aver vinto tra l’altro il premio Francesco Viñas come migliore interprete mozartiana - ha intrapreso una carriera che l‘ha portata nei principali teatri e festival italiani ed esteri tra cui (Scala, Maggio Musicale Fiorentino, La Fenice, Regio di Torino, Opera di Zurigo, Théâtre des Champs Elysées, Tokyo Bunka Kaikan, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Concertgebouw di Amsterdam e tanti altri) collaborando con prestigiosi direttori (Bruno Bartoletti, Semyon Bychkov, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Riccardo Muti…) e con registi quali Pier Luigi Pizzi, Luca Ronconi e Graham Vick.
Particolarmente apprezzata per le interpretazioni del repertorio antico e barocco, ha interpretato tantissimi ruoli: tra i tanti, Sophie (Der Rosenkavalier), Amenaide (Tancredi), Pamina (Die Zauberflöte), Zerlina (Don Giovanni), Despina (Così fan tutte), Susanna (Le nozze di Figaro) … Tra le produzioni di opera barocca ricordiamo Il ritorno d‘Ulisse in patria e L‘incoronazione di Poppea di Monteverdi, L‘Olimpiade di Pergolesi, Motezuma di Vivaldi...
Ha insegnato canto barocco nei conservatori di Bolzano, Trento e Frosinone. Ha svolto attività di docente presso la Hochschule für Künste Bremen, l‘International Music Academy di Kusatsu e alla Sommerakademie del Mozarteum. Dal 2003 è ambasciatrice UNICEF.
















































































































































































