Ennio Marchetto: di carta e di tutti i colori
Il noto trasformista si esibirà il 18 agosto a Dobbiaco e il 20 agosto a Naturno
“Carta canta”, dice il detto, ma nel caso di Ennio Marchetto la carta veste e balla. Da oltre trent’anni l’artista veneziano si esibisce nei festival e teatri di tutto il mondo con i suoi costumi fragili ma di grande impatto scenico, che incarnano (incartano?) con efficacissime caricature una schiera di ben 350 personaggi: Freddie Mercury, Madonna, la Regina Elisabetta, Napoleone, Mina, Whitney Houston, Madonna, Rihanna, Fedez, Frank Sinatra, Marilyn Monroe, Lady Gaga, Maria Callas, per citarne alcuni. Tanti i premi per la sua attività artistica e le apparizioni anche televisive, ultima quella in Paperissima Sprint 2024.
Il comico, cabarettista e trasformista si esibirà il 18 agosto alla Biblioteca Hans Glauber di Dobbiaco e il 20 agosto al festival “Naturns lacht!” con uno spettacolo che diverte e sorprende un pubblico vastissimo. Incontriamo Ennio Marchetto per sfogliare tra le pagine della sua vita.
Com’è iniziata la sua carriera di imitatore e trasformista?
È nata per gioco intorno ai vent’anni. Il primo costume l’ho realizzato dopo averlo sognato, era quello di Marilyn Monroe che durante la notte mi era apparsa vestita di carta. Al mio risveglio ho iniziato a disegnare una sagoma che, secondo le fattezze delle dive degli anni ‘50-’60, era caratterizzata da forme prosperose: molto seno e fianchi larghi. Per il costume ritagliai un cartoncino colorato, anche se l’abito che più la caratterizza è quello bianco utilizzato nella famosa scena in cui il vento glielo solleva. Dal 1979 ho partecipato a varie edizioni del Carnevale di Venezia e nel 1988 vinsi un concorso per giovani comici che mi aprì le porte della televisione, con le prime apparizioni al Maurizio Costanzo Show. Cominciai allora a creare uno show di carta che dall’Italia mi ha portato ad esibirmi in 60 paesi. Dal festival di Edimburgo, sempre nell’88 e ‘89, iniziai a fare molti tour in Inghilterra e poi in giro per il mondo. Il mio repertorio iniziò all’epoca a includere sempre di più personaggi internazionali.
Un personaggio italiano tra gli apprezzati all’estero?
Sicuramente Pavarotti. Essendo di corporatura piuttosto robusta, il suo grande smoking custodiva anche i due tenori che si esibivano in trio con lui, ovvero José Carreras e Placido Domingo. Durante lo spettacolo mettevo in scena una lotta tra i tre: a trionfare era un sudato Pavarotti, che vittorioso richiudeva nel suo abito i due colleghi.
I personaggi internazionali sono sempre stati portati in scena nella loro lingua originale?
Sì, e questo ha significato dover cantare in playback in 17 lingue diverse. È stato piuttosto difficile farlo in giapponese, anche se mi avevano trascritto i testi delle canzoni, un po’ meno in cinese, dove riuscivo ad andare ad orecchio.
Come sono cambiati nel tempo i personaggi?
Accanto ai grandi classici come Marylin, Elvis e Liza Minnelli, negli ultimi anni ho aggiunto celebrità italiane come Mahmood, Marco Mengoni e Annalisa. L’ho fatto anche nella speranza di portare a teatro un maggior numero di giovani, anche se sono le famiglie e gli adulti i principali spettatori. Non è solo un fenomeno italiano ma anche del resto d’Europa: quando mi esibisco in Germania e guardo la platea, vedo tutta la gamma di sfumature dal grigio al bianco.
Pensiamo alla carta come materiale fragile: che vita hanno i suoi costumi?
A dire il vero ci sono costumi che durano anni, è il caso di Monna Lisa, che non ha braccia e gambe e ha la forma di un quadro. I costumi che hanno maggior ricambio sono quelli bianchi, che si sporcano anche più facilmente, come quelli di Céline Dion e Kylie Minogue.
Lei è nato a Venezia, città famosa per le sue maschere e il Carnevale. Pensa che ciò abbia avuto influenza sulla sua carriera?
Sicuramente. Sono nato con i costumi di Carnevale, realizzati con materiali poveri, e con la carta continuo a lavorare ancora oggi dopo oltre 30 anni.
[Mauro Sperandio]