Südtirols Bühnen machen Mut
Antonio Viganò vom Teatro la Ribalta und Martin Bampi vom Carambolage
im Gespräch über die aktuelle Lage ihrer Theater.
Martin Bampi, 2020 war hart, aber auch 2021 macht bislang wenig Hoffnung. Wie macht ihr euch Mut?
2020 war eine große Herausforderung. Trotzdem hatten wir auch viele schöne Carambolage-Momente. Ich denke an die ersten Streaming-Live-Shows vom Improtheater und an die Online-Proben der Produktion „Die Niere“, die wir zum Spaß ins Netz gestellt hatten, worauf wir die Anfrage erhielten, das Stück in Koproduktion mit den Rittner Sommerspielen zu präsentieren. Auch die Eigenproduktion „Drosseln“ zählt zu den Erfolgserlebnissen. Und genau daraus schöpfen wir Kraft und Mut für die Zukunft. Es wird auch 2021 allen Hürden zum Trotz weitergehen, wenn auch anders als geplant. Mut macht zudem die Treue unsere Förderer und Unterstützer. Außerdem erfahren wir Solidarität von Seiten unserer Zuschauer, die sich auf eine Wiedereröffnung des Theaters freuen. Das gibt Kraft weiterzumachen.
Wie kommt ihr mit der Planung der Spielzeit voran?
Wir haben bisher immer sehr langfristig geplant, mit einer Vorlaufzeit von etwa 1-2 Jahren. Um renommierte Künstler aus dem Ausland einzuladen, ist das zwingend notwendig. Coronabedingt mussten im letzten Jahr mehrere Veranstaltungen abgesagt werden. Derzeit wird gemeinsam mit den jeweiligen Künstlern und Agenturen nach Ersatzterminen gesucht. Statt einer langfristigen Neuplanung steht deshalb eine kurzfristige Umplanung auf der Tagesordnung. Man denkt in Bausteinen, die sich im Idealfall problemlos verschieben oder austauschen lassen. Man lernt dabei flexibler zu werden.
Trotz allem habt ihr „Name: Sophie Scholl“ auf die Bühne gebracht…
Die Proben zu diesem Stück haben Ende November begonnen, die Premiere hatten wir für den 26.01. geplant. Wenn die Theater noch nicht öffnen dürfen, werden wir die Aufführungen dieser Produktion auf einen späteren Zeitpunkt verschieben. Mai wäre dafür sicher ein geeigneter Monat, denn die deutsche Widerstandskämpferin wäre am 9. Mai 100 Jahre alt geworden.
Wie kann man sich Proben mit Abstand vorstellen?
So wie wir es im Alltag gelernt haben mit den Corona-Regeln zu leben, ist es uns auch im Theater gelungen, damit umzugehen. Im Sommer spielte „Die Niere“ auf einer großen Freilichtbühne – „Drosseln“ wurde mit vier Darstellern auf der Carambolage-Bühne präsentiert, wobei das Stück so ausgerichtet war, dass sich die Schauspieler nie real begegneten und durch Wände getrennt waren. Bei „Name: Sophie Scholl“ handelt es sich um einen Monolog mit der Schauspielerin Katharina Gschnell.
Antonio Viganò, dopo il 2020 anche il 2021 non è iniziato nel migliore dei modi…
Il 2020 è stato per noi una stagione meravigliosa. Eravamo a Mosca a un festival quando tutto è iniziato. Il tempo di rientrare e tutto è saltato. Durante la chiusura abbiamo immaginato e costruito “Un peep show per Cenerentola”, che è stato una salvezza sotto tanti punti di vista: lavorativo, economico ma soprattutto mentale. Il 2021 sarà più problematico perché ci portiamo dietro i regressi del 2020. Speriamo che la crisi, le ferite e la necessità di sopravvivere ci rendano più creativi e utili.
Come state affrontando la programmazione?
L’estate scorsa avevamo ripreso, poi siamo stati chiusi, riaperti e di nuovo chiusi. La mancanza di date certe, questo lanciarsi e fermarsi, è una fatica gigantesca e stressante. Uno spettacolo dal vivo necessita di molte accortezze e attenzioni per rimettersi in moto: dobbiamo fare le prove, pianificare montaggi e smontaggi, organizzare le prenotazioni. Il solo aspetto positivo è stato quello di aver trovato il tempo e la voglia di riprendere in mano il nostro ricco repertorio di spettacoli, facendolo crescere ancora dal punto di vista qualitativo e inserendo due nuove attrici.
Parliamo dei vostri attori: come stanno affrontando questo periodo?
Noi cerchiamo di tenerli attivi portandoli a teatro tutti i giorni, in sala prove, perché temiamo che questa situazione possa lasciare dei segni profondi dal punto di vista psicologico, a loro come a noi. Non farli cadere in depressione o in qualche forma di pigrizia e abitudine è stato il nostro principale obiettivo. Chi è fragile, vulnerabile tende a costruirsi intorno delle abitudini, che proteggono ma anche imprigionano se diventano gabbie.
Avete anche organizzato uno spettacolo particolare, “a chiamata”...
Tanti spettacoli della nostra rassegna di teatro contemporaneo “Corpi eretici” sono saltati. Per non perdere il contatto con il pubblico abbiamo cercato spettacoli che, con nuove forme e tanta creatività, ci permettessero di incontrare protetti gli spettatori. Questo è possibile con lo spettacolo della compagnia italo-australiana Cuocolo Bosetti, conosciuti in tutto il mondo per le loro sperimentazioni teatrali. Hanno portato a Bolzano uno spettacolo che è una telefonata tra una attrice e uno spettatore, una pièce che è uno spettacolo dal vivo, perché vede un solo spettatore interagire in tempo reale con un’attrice. Dialogando al telefono nasce una relazione tra due persone che si incontrano. La stessa compagnia tornerà in aprile con uno spettacolo per 30 spettatori che percorrendo la città a piedi, distanziati e in cuffia, ascoltano un monologo intimo.
Quanto vi manca il contatto con il pubblico?
Senza il pubblico siamo orfani. Per noi che pratichiamo l’inclusione sociale attraverso la cultura e l’arte del teatro, non incontrare “l’Altro“ è sconsolante, tristissimo. Il teatro non esiste senza l’incontro in carne e ossa, persone che si scambiano lo stesso fiato, la stessa risata, le emozioni, la sospensione del tempo.
[Adina Guarnieri]