Mehr Raum für Kleinsprachen
Ladinischer Literaturwettbewerb „Scribo“
Insgesamt 24 Erzählungen in ladinischer Sprache sind seit kurzem als Sammelband erhältlich. Sie stammen allesamt von Autorinnen und Autoren, die an der 4. Ausgabe des Literaturwettbewerbs „Scribo“ teilgenommen haben. Organisiert wurde dieser vom Amt für ladinische Kultur. Ersten und zweiten Platz in der Kategorie der unter 25-Jährigen belegten Nadia Rungger und Bruno Maruca.
Nadia Rungger, du bist die Gewinnerin der Kategorie „Junior“. Um was geht es in der Erzählung?
Der junge Taxifahrer Miro lebt mit seiner Freundin Sara in einer Stadt am Meer. Sie planen, in den Ferien nach Gröden zu fahren, doch Sara kommt bei einem Zugunglück ums Leben. Monate später machen sich Saras Schwester Romana und Miro doch noch auf den Weg, und so erzählt „Bon viac“ von einer Autofahrt, von Gesprächen, von Miros persönlicher Reise und von der Suche nach Dingen, an denen man sich festhalten kann.
Lässt du dich beim Schreiben von wahren Begebenheiten inspirieren?
Ich beobachte sehr gerne. Menschen, zufällige Gespräche, Stimmungen. Für mich ist es die Wahrnehmung, die das Schreiben ausmacht – nach außen und nach innen gerichtet. Momente, die es tatsächlich gegeben hat, vermischen sich mit Ideen und Einfällen. Das ist der kreative Moment. Und wenn Beobachtung und Wahrnehmung die Nachzeichnung zu etwas Eigenem macht, anstatt sie nur in die Schrift zu übersetzen, gelingt Literatur.
Du hast die Erzählung auf Ladinisch verfasst, schreibst aber auch auf Deutsch. Gibt es da Unterschiede?
Denken wir an Poesie: Jede Sprache hat andere Wörter, die sich reimen, andere Alliterationen und Assoziationen. Sie klingt anders, fühlt sich anders an. Die Fähigkeit, sich in verschiedenen Sprachen auszudrücken, beeinflusst mein Schreiben und Spiel mit Sprache.
Inwiefern hat dich das Leben zwischen Gröden und Graz beeinflusst?
Ich habe in der „heimlichen Literaturhauptstadt“, wie Graz manchmal genannt wird, eine zweite literarische Heimat gefunden, habe in Literaturzeitschriften publiziert und wurde mehrmals zur Literaturwerkstatt Graz eingeladen. Die Zugverbindungen nach Graz sind nicht die besten, aber mir gefällt es, während der Fahrt zu schreiben. Der Perspektivenwechsel tut gut.
Wie schätzt du den Wert von Literatur in Minderheiten- bzw. Kleinsprachen ein?
Ich kann den Wert nicht hoch genug einschätzen. Doch wir brauchen einen Diskurs, eine Rezeption. Eine Literatur lebt von ihren Texten, von ihren Autor*innen und vor allem auch vom Austausch mit anderen Literaturen. Ich bin davon überzeugt, dass Interesse da ist und wünsche mir für die junge ladinische Literatur, dass Möglichkeiten der Übersetzung geschaffen werden, damit sie über ihre sprachlichen Grenzen hinaus in einen Dialog treten kann.
ZUR PERSON
Nadia Rungger (*1998) ist in Gröden aufgewachsen und hat in Graz Germanistik studiert. Ihre deutsch- und ladinischsprachigen Erzählungen und Gedichte wurden mit diversen Literaturpreisen ausgezeichnet. 2020 erschien ihr erste Veröffentlichung “Das Blatt mit den Lösungen. Erzählungen und Gedichte” (Verlag A. Weger).
Bruno Maruca, di cosa parla “New York ne n’ie mei stata tan ueta”?
Il titolo significa “New York non è mai stata così vuota”. L’ho scritto circa tre anni fa e parla di un ragazzo che vive a New York in situazione di povertà e con problematiche che molti ragazzi hanno: i genitori che litigano, il padre alcolizzato, il bullismo; il ragazzo cade in depressione, va male a scuola, inizia a drogarsi e a rubare. Poi il protagonista deve affrontare l’arresto del padre, però dopo questa esperienza traumatica per lui ci sarà anche la possibilità di una svolta positiva.
Hai esperienze con i giovani?
Per un periodo ho insegnato in una scuola media e mi sono accorto che molte persone pensano di non poter parlare con i ragazzi di argomenti “difficili” come le droghe o la depressione. Ma la mia esperienza mi ha insegnato che sono molto svegli per la loro età, non sono “troppo piccoli”. È ora di superare questi tabù.
Come vivi la scrittura?
Io scrivo per professione nel senso che sono redattore e coordinatore della redazione gardenese del giornale “La Usc di Ladins” a Ortisei. Collaboro anche con Rai Ladinia per il programma “Dai Crëps dl Sela”. Quando scrivo per lavoro sono concentrato sui fatti, sul chi, dove e quando. È una scrittura completamente diversa dalla prosa. Quando immagino delle storie semplicemente non penso. Mi metto davanti al computer, mi lascio andare, entro in un flusso e scrivo. Parto da fatti reali o da pensieri miei, cose che ho letto o visto, ma non succede quasi mai in modo consapevole.
Il racconto è scritto in ladino, ma scrivi anche in italiano. Ci sono delle differenze?
A casa parlo ladino con mia madre, italiano con mio padre e tedesco con le mie sorelle... Penso in molte lingue, dipende dal tema. Il ladino è una lingua soprattutto parlata e in pochi sono abituati a scriverla. All’inizio anch’io facevo un po’ di fatica, ma poi ho iniziato a lavorare per il giornale e sono entrato in questo mondo del pensare e scrivere in ladino.
Quanto è importante per una lingua minoritaria avere una propria letteratura?
Fondamentale. E deve esserci un’espansione continua, altrimenti rischiamo di entrare in quel mondo in cui in parte purtroppo siamo già, dove le stesse persone ladine a volte hanno poca considerazione della propria lingua. Se hai una tua letteratura, cosi come un tuo giornale, una radio, un telegiornale, questo conferisce autorevolezza alla lingua. Viene vista come la terza lingua “minoritaria”, ma parliamo di una questione puramente numerica e non riferita al valore.
CHI È
Bruno Maruca (*1998) è cresciuto a Ortisei in Val Gardena. Si è laureato in Scienze della Comunicazione e Cultura presso la Libera Università di Bolzano, dal 2016 collabora con il settimanale ladino “La Usc di Ladins”, del quale è redattore e coordinatore della redazione gardenese da gennaio 2021.
[Adina Guarnieri]