Colori fluorescenti e xilografie per raccontare
Marco Lobos e Lucia Nardelli espongono per l’Associazione degli artisti
È risaputo che novembre sia un mese di frequenti piogge, di giornate nebbiose e del buio che incombe già a metà pomeriggio. Tuttavia, presso la Galleria di via Bottai 4, le giornate uggiose del mese verranno animate dalle mostre di due artisti che del colore hanno fatto il loro marchio di fabbrica.
Marco Lobos - ATELIER (01-07.11)
Nei primi anni ‘70, all’età di 12 anni, Marco Lobos arriva in Italia come esiliato politico cileno. All’Accademia delle Belle Arti a Bologna inizia il suo percorso nel mondo dell’arte dove, sotto la guida di Concetto Pozzati, affina la propria tecnica volta ad eliminare il superfluo. Altro suo grande maestro è stato il pittore e muralista messicano David Alfaro Siqueiros, da cui Lobos impara la sperimentazione dei materiali e delle tonalità, arrivando ad autoprodursi le tele e ad utilizzare i colori fluorescenti.
“Lo scopo della mia pittura - spiega Lobos - è eliminare il ridondante. Dopo ricerche decennali ho scoperto che il colore fluorescente può sostituire ombre e linee dando ugualmente profondità al soggetto rappresentato. Il fluo dona prospettiva cromatica, basata sulla stesura di più strati e tonalità di questi colori che a luci accese è impercettibile e appare piatta, ma a luci spente offre tridimensionalità al soggetto”.
I colori accesi e i forti contrasti delle opere di Lobos ricordano quelli dell’arte pop, mentre i temi affrontati sono sempre attuali. “Sono passato dalla simbologia Maya all’epoca dello sterminio delle razze indigene, ai Lemuri, quando era in corso la deforestazione del loro habitat. All’interno dei miei quadri i soggetti che rappresento sono simboli di ciò che vive la realtà e l’attuale. Definirei questo concetto come simbologia sociale”.
Con la mostra Atelier, Lobos riassume la simbologia sociale da lui rappresentata nel corso degli anni. Grandi protagonisti sono gli animali in via di estinzione. Una specie su tutte: le api. “Parallelamente alla nostra pandemia, anche le api ne stanno vivendo una di drammatiche entità, con diversi milioni di esemplari scomparsi a causa di pesticidi e batteri. Con i miei quadri cercherò di esaltare la bellezza di questo animale, non sempre apprezzato invece dalle persone”, conclude Lobos. Non solo quadri: nella mostra sarà dedicato spazio anche a oggetti di design, realizzati dall’artista con materiali naturali.
Lucia Nardelli – SINTESI (D)ISTANTI (22.11-05.12)
Con un background artistico nei settori del design, del disegno e della pittura e vantando oltre un centinaio di mostre in Italia e all’estero, Lucia Nardelli oggi si occupa di grafica d’arte. In particolare, di xilografia - tecnica di stampa dalle origini antiche e orientali - che l’artista scopre negli anni ‘80 e ne approfondisce in seguito gli studi presso la Kunstakademie di Bad Reichenhall, in Germania.
“È una tecnica - spiega Nardelli - che abbina precisione e concentrazione. Le matrici variano dal linoleum al legno. Io sono solita utilizzare una tavola in legno di betulla su cui pratico le incisioni. Con un rullo si applica sulla tavola il colore, senza che questo penetri nei segni. Vi si adagia sopra un foglio e con la pressione di un torchio o di un altro rullo si compie la stampa. Sul foglio appare quindi il colore della tavola, mentre gli intagli rimangono dello stesso colore del foglio”.
Basandosi quindi sui principi classici della stampa, la xilografia viene spesso utilizzata con una tinta nera su sfondo bianco e riprodotta a più riprese. Nardelli, invece, predilige i pezzi unici con colori su più strati.
“Il colore attrae e dona emozioni. L’esperienza mi permette di conoscere già il risultato della stampa. Tuttavia, vederla in concreto su un foglio ha un effetto più intenso. Mi piace quindi sperimentare e sovrapporre più intagli con diversi colori”.
Un principio che sarà l’elemento cardine della mostra: SINTESI (D)ISTANTI, infatti, racconta il movimento veloce della moltitudine di immagini che si susseguono, anche lontane fra loro, durante l’intera nostra giornata. “Siamo invasi da immagini e alla fine dovrebbe esserci un risultato di tutta questa sommatoria, una sintesi. Cos’è questa sintesi?” si domanda Nardelli, che poi lancia anche una provocazione: “Questo tema verrà abbinato a quello della codifica: ogni nostra azione, dallo sblocco del cellulare all’uso del bancomat o del Green Pass, è legata ad un codice. Se trasformassi l’intera nostra immagine in codici a barre, cosa ne risulterebbe?”.
[Fabian Daum]