Teatro in tempo di covid
Die Schließungen haben Südtirols Bühnen hart zugesetzt. Walter Zambaldi und Irene Girkinger über die aktuelle Lage ihrer Häuser und die Zukunft des Theaters
Irene Girkinger ist die künstlerische Leiterin der VBB. Frau Girkinger, wie würden Sie 2020 aus der Sicht der VBB zusammenfassen?
Ein Auf und Ab, wir konnten mehr als die Hälfte des Jahres nicht für unser Publikum spielen, das schmerzte sehr, ist das doch die Bestimmung von Theater. Es war sehr anstrengend, ständig abzusagen oder zu verschieben und trotzdem die Hoffnung nicht zu verlieren. Viele Schauspieler*innen haben ihr Engagement verloren, und auch die VBB mit ihren Mitarbeiter*innen durch die Krise zu bringen, war eine Herausforderung. Es gab aber auch ungeahnte Perspektiven: wir haben ganz neue Formate entwickelt und den digitalen Raum erobert.
Verschobene Aufführungen, neue Initiativen und die stete Angst vor den Schließungen: wie plant man so eine Spielzeit?
Mit maximaler Flexibilität sowohl in der künstlerischen Arbeit als auch in der Terminplanung. Wir haben uns gemeinsam mit unseren Regieteams „coronataugliche“ Konzepte für die Inszenierungen überlegt, und wir proben und bereiten die geplanten Produktionen trotz Veranstaltungsverbot weiter vor, damit wir bereit sind, wenn wir wieder spielen können. Die ungewisse Situation ist eine große Herausforderung für uns alle, aber wir geben nicht auf.
Welche Feedbacks erhalten Sie vom Publikum?
Wir sind mit unseren Abonnent*innen in ständigem Kontakt. Das Publikum freut sich über unsere regelmäßigen Informationen über Newsletter bzw. Social Media und die zahlreichen Projekte, die wir im öffentlichen Raum oder auch online gestartet haben. Und es schätzt unser Schutzkonzept, sie fühlen sich beim Theaterbesuch sicher. Viele schreiben uns mit aufmunternden Worten, dass sie uns sobald es möglich ist, wieder besuchen werden, das tut gut.
Sind die finanziellen Beihilfen ausreichend?
Es könnte besser sein. Es müssen die Künstler*innen und die Institutionen ausreichend unterstützt werden, sonst droht ein Kahlschlag. Kultur ist notwendiger Bestandteil unseres Lebens und gerade in Zeiten wie diesen wichtiger denn je.
Was wünschen Sie sich für die VBB im Jahr 2021?
Dass wir möglichst bald wieder spielen können und alle Produktionen zeigen können, die wir in den letzten Monaten vorbereitet haben, damit wir dem Publikum Kraft und Zuversicht geben und Abwechslung in dieser schwierigen Zeit bieten können. Und wir weiterhin vom Publikum und der öffentlichen Hand unterstützt werden. Und alle gesund bleiben!
Walter Zambaldi è il direttore del TSB. Zambaldi, come riassumerebbe il 2020 dal punto di vista del Teatro Stabile?
Direi drastico, rivoluzionario e eccezionale. Il 2020 è l’anno in cui lo Stabile avrebbe dovuto celebrare un anniversario molto importante: i suoi 70 anni di attività. Il 19 dicembre 1950 al cinema-teatro Corso di Bolzano debuttava “La dodicesima notte” di William Shakespeare, il primo spettacolo dell’allora neonato Teatro Stabile di Bolzano diretto da Fantasio Piccoli. Dalla fine di novembre del 1950 ad oggi sono stati creati e prodotti più di 270 spettacoli e ne sono stati portati in scena decine di migliaia. Compiere 70 anni in un’annata “straordinaria” come il 2020, è a dir poco emblematico. Ci ha costretto a ripensare le modalità di creazione, produzione e distribuzione degli spettacoli, a rafforzare l’utilizzo dei media che raccontano i processi di avvicinamento di uno spettacolo, a ripensare a progetti e iniziative.
Tra spettacoli rimandati e la paura di nuove chiusure, come affrontate la programmazione?
Con ostinazione. Abbiamo mantenuto la rotta tracciata dallo statuto di fondazione del Teatro, che come principale finalità dell’ente prevede il “sostegno e diffusione del teatro nazionale d’arte”. Anche a sipario momentaneamente chiuso non abbiamo mai smesso di lavorare e di pensare al futuro. Durante le sospensioni delle attività sul palco riprogettiamo le produzioni calibrandole sulle nuove esigenze sanitarie e anche emotive del nostro pubblico e creiamo nuove iniziative. Non appena è stato possibile abbiamo ricominciato a provare nuovi spettacoli: lo Stabile è stato il primo teatro in Italia a riaprire i battenti il 4 giugno 2020 con le prove aperte di “Pane o libertà” di Paolo Rossi e con le prove della nuova produzione “Eichmann. Dove inizia la notte”.
Abbiamo deciso di comporre la stagione 2020/2021 in gran parte da spettacoli nati e cresciuti a Bolzano, per dare nuova linfa al settore dello spettacolo dal vivo che, in seconda battuta, ci dà più agibilità nel riprogrammare la stagione. Sto parlando di “Romeo e Giulietta. Una canzone d’amore” e di “Peachum. Un’opera da tre soldi”, spettacolo scritto da Fausto Paravidino e interpretato, tra gli altri, da Rocco Papaleo.
Come sta reagendo il pubblico?
Non vediamo l’ora di poterlo nuovamente accogliere in sala. Per ora tutte le iniziative parallele che abbiamo organizzato hanno riscosso un grande successo, sto pensando per esempio al “Microteatro on the Road”, il progetto itinerante capitanato da Paolo Rossi che ha fatto tappa a settembre e ottobre nelle principali piazze dell’Alto Adige.
I sostegni finanziari sono sufficienti?
Difficilmente senza i nostri soci fondatori, Comune e Provincia di Bolzano, saremmo in grado di mantenere standard e ritmi produttivi così elevati. Lo Stabile è una vera e propria fabbrica del teatro, un sistema complesso fatto di iniziative capillari ed eventi di caratura nazionale. Un polo di attrazione culturale che fa gravitare annualmente attorno a sé più di 250 collaboratori l’anno.
Un “teatrale” augurio per il 2021?
Di rivederci il più presto possibile a teatro… a sipario alzato.
[Adina Guarnieri]