Cultura ladina: l’impegno di Castlunger
Intervista al nuovo presidente dell’Istituto Ladino Micurá de Rü
Dovendo citare uno solo dei pregi del nostro territorio, non si potrebbe non fare menzione della diversità che contraddistingue la gente che lo abita.
Crocevia tra nord e sud, terra a cui non sono state risparmiate vicende dolorose, l’Alto Adige è forte, pur se non sempre orgogliosa, delle culture e delle lingue che lo animano. Anche se i gruppi di madrelingua tedesca e italiana sono numericamente i più numerosi, quello ladino non si mostra meno attivo, orgoglioso della propria storia e della propria lingua, desideroso di approfondire e divulgare la propria identità.
In questo senso, dalla sua fondazione nel 1976, l’Istituto Ladino “Micurá de Rü” si erge a riferimento per gli abitanti della “Ladinia altoatesina” e per gli studiosi. Pubblicazioni, conferenze, corsi di lingua e altre attività mantengono e rinnovano un patrimonio originalissimo. A pochi giorni dalla sua elezione alla presidenza dell’Istituto, incontriamo Elmar Castlunger.
Com’è nato il suo impegno a difesa e per la diffusione della cultura ladina?
Sono molto legato alla lingua e alla cultura ladina ed ho ereditato questo amore per le nostre radici da mio padre e dalla mia famiglia. Il mio impegno per il mantenimento della nostra identità comincia già a casa, dove parliamo naturalmente ladino, e si estende nel lavoro nelle istituzioni; ho infatti ricoperto per dieci anni il ruolo di assessore alla cultura nel Comune di Badia ed ora ho assunto la presidenza dell’Istituto. Il nostro è il gruppo linguistico più piccolo e, per questo, più vulnerabile: il mio impegno nasce anche da questa considerazione.
Quali sono i “rischi” da cui la vostra cultura si deve guardare?
Essenzialmente rischiamo di essere sovrastati dai gruppi linguistici tedesco e italiano, per il semplice fatto che rispetto a loro siamo nettamente in minoranza numerica. A questo bisogna poi aggiungere la frammentazione del nostro gruppo etnico in più vallate, che si trovano oltretutto in province e regioni diverse: nella provincia di Bolzano e in quella di Trento ma anche in Veneto.
Quando il mondo ladino si ritrova unito?
Alla Festa dl’Unité Ladina, che è un’occasione in cui ritrovarsi per discutere delle difficoltà e della ricchezza della nostra gente. In questo senso, come Istituto Ladino Micurà de Rü vogliamo rafforzare la collaborazione a livello istituzionale e di studio con le realtà analoghe delle altre vallate, ovvero l’istituto Majon di Fascegn, in Val di Fassa, e l’Istitut Cultural Ladin Cesa de Jan a Livinallongo.
Ai nostri tempi la vitalità di una lingua passa anche per media quali la televisione e la radio. Che importanza hanno per voi questi spazi?
Sono fondamentali. L’ultima conquista in questo senso è stato il telegiornale in lingua ladina TraiL, che va in onda su Rai 3 bis alle ore 19.55 e alle 22. Si tratta di un appuntamento di grande importanza, che ci permette di conoscere e vedere cosa è successo nelle valli ladine rafforzando il legame tra la nostra gente. Ci fa piacere che TraiL vada in onda tra il TGR in lingua italiana e la Tagesschau, perché questo ci rende visibili e integrati agli altri due gruppi linguistici.
In che modo, invece, i ladini sono stati tutelati?
Sono varie le conquiste ottenute dai ladini negli anni. Quelli residenti in Alto Adige possono godere di un buon rapporto con la Provincia e di numerose forme di tutela che sono state ottenute grazie all’impegno di vari politici che si sono succeduti nel passato e che ancora oggi sono impegnati in questo senso. Il nostro Istituto ha sicuramente avuto un ruolo importante, che si realizza, oggi come un tempo, con la pubblicazione di libri sulla nostra lingua, cultura e storia, con lo studio e l’archiviazione di vecchi documenti, con l’approfondimento della grammatica e della lessicologia. Siamo impegnati anche in capo artistico, con il teatro, e in molte altre attività che vogliamo continuare a portare avanti con impegno.
Tutte le lingue hanno espressioni proprie e particolarissime che sfuggono a una traduzione perfetta. C’è qualche parola ladina, interessante o curiosa, che può darci il “profumo” della vostra comunità?
Tra le parole curiose citerei la nida, che è il siero restante dopo aver trasformato la panna in burr; la dascia, che è la frasca d’abete; il mënacrëp, ovvero la guida alpina. Quanto alle espressioni, mi viene in mente ester da lönesc, che tradotto letteralmente significa “essere di lunedì”, ma è inteso come “essere di malumore”. E ancora jí a dlijia, “andare a chiesa”, usato per indicare specificamente il partecipare al vespro, alla funzione pomeridiana.
[Mauro Sperandio]