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CULTURE

“Handy Hands”
Le abilità nascoste tornano a “portata di mano”

13 Handy Hands

Le culture e le tradizioni osservate da un punto di vista diverso grazie a un sito che raccoglie il patrimonio immateriale delle persone con background migratorio.

Akif Kishiyev viene dall’Azerbaigian, è nato a Sumqayit, una città sul mar Caspio e ora vive al Brennero dove ha lavorato come mediatore culturale e operatore del verde. Prima di arrivare in Alto Adige, però, faceva l’orologiaio e come racconta ai curatori del sito “Handyhands”: “Facevo riparazioni di orologi e anche di accendini, non di quelli usa e getta però. Posso dire di avere imparato con molta pazienza. Senza la pazienza non puoi fare l’orologiaio. Mi piacerebbe continuare a fare l’orologiaio, per questo sto cercando un negozio dove lavorare o da affittare, ma è molto difficile in questa epoca dove le cose rotte si buttano e se ne acquistano di nuove”.

Sullo stesso sito potete leggere la storia di Kamrun Nahar. Viene dal Bangladesh, per la precisione dalla capitale Dacca e ora vive a Bolzano. Le piace cucinare, ma in Alto Adige non è facile trovare gli ingredienti per i suoi piatti tipici, così ha deciso di arrangiarsi e ora li coltiva nel suo orto.

Il video che potete vedere su “Handy Hands” la mostra mentre prepara uno dei suoi piatti preferiti, uno di quelli che fatica a trovare anche quando torna in Bangladesh.

Akif Kishiyev viene dall’Azerbaigian, è nato a Sumqayit, una città sul mar Caspio e ora vive al Brennero dove ha lavorato come mediatore culturale e operatore del verde. Prima di arrivare in Alto Adige, però, faceva l’orologiaio e come racconta ai curatori del sito “Handyhands”: “Facevo riparazioni di orologi e anche di accendini, non di quelli usa e getta però. Posso dire di avere imparato con molta pazienza. Senza la pazienza non puoi fare l’orologiaio. Mi piacerebbe continuare a fare l’orologiaio, per questo sto cercando un negozio dove lavorare o da affittare, ma è molto difficile in questa epoca dove le cose rotte si buttano e se ne acquistano di nuove”.

Sullo stesso sito potete leggere la storia di Kamrun Nahar. Viene dal Bangladesh, per la precisione dalla capitale Dacca e ora vive a Bolzano. Le piace cucinare, ma in Alto Adige non è facile trovare gli ingredienti per i suoi piatti tipici, così ha deciso di arrangiarsi e ora li coltiva nel suo orto.

Il video che potete vedere su “Handy Hands” la mostra mentre prepara uno dei suoi piatti preferiti, uno di quelli che fatica a trovare anche quando torna in Bangladesh.

Ma queste sono solo due delle otto storie di persone con background migratorio e con differenti competenze manuali contenute nel sito web “Handy Hands”. Un progetto che contiene e amplia le riflessioni e i risultati di quanto avviato nel 2018 grazie al sostegno dell’Ufficio Bilinguismo e Lingue Straniere della Ripartizione Cultura italiana con la collaborazione di “Donne Nissà”.

I racconti e le immagini pubblicate in rete sono, infatti, il risultato di una serie di incontri che hanno esteso la tematica del gesto a tutte le attività che passano attraverso le mani: il lavoro, l’artigianato, l’arte, la musica….
Il tutto. all’interno di un progetto che intende anche approfondire e migliorare l’uso della lingua italiana ai fini della presentazione di sé stessi, della propria storia e delle proprie capacità.

Come hanno spiegato i due curatori, Claudia Polizzi e Stefano Riba: “La scelta di concentrarci sul racconto delle competenze manuali è dovuta al fatto che molte persone dal background migratorio limitano queste abilità alla sfera privata o le perdono del tutto quando, per necessità, si adattano a lavori che non sempre hanno a che fare con la loro formazione. Tuttavia queste competenze sono molto importanti, rientrano, infatti, nella definizione che la Convenzione Unesco ha dato, nel 2003, del patrimonio culturale immateriale, ovvero: Le conoscenze, le tradizioni, il folclore, i costumi, le credenze e le lingue che sono parte integrante del patrimonio culturale di un luogo. Anche noi siamo convinti che la custodia e la diffusione di queste pratiche sia necessaria all’integrazione e alla creazione di una società più inclusiva. Un’inclusività basata sulla curiosità di raccontare storie, assaggiare sapori, confrontarsi con tradizioni, culture, abiti e ritmi diversi. L’attenzione al gesto ha a che fare anche con la comunicazione, perché quando ci si trova in un paese straniero di cui non si conosce la lingua, si può comunicare unicamente con le mani, con i gesti. Da qui siamo partiti per un progetto artistico, storico e culturale che ci ha spinto a confrontarci con le capacità e le abilità, troppo spesso nascoste, delle persone con cui stavamo dialogando”.

[Massimiliano Boschi]

Scripta Manent è la rubrica che presenta “L’Alto Adige per il pubblico della cultura”.
Una rubrica senza limiti temporali e geografici, che mostra come veniva raccontato l’Alto Adige nel passato e come viene raccontato oggi, in Italia e all’estero. Tutti gli articoli sono reperibili online: https://medium.com/scriptamanent

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