Il libro che racconta la cronaca nera
Un avvocato e uno scrittore puntano sul realismo e sulle vicende giudiziarie
L’avvocato altoatesino Mauro de Pascalis, da poco nelle librerie come coautore (assieme allo scrittore Giovanni Accardo) del legal thriller intitolato “Solo tredici chilometri” (Edizioni Alphabeta Verlag), ci parla non soltanto del lavoro su questo romanzo, ma anche del caso dei coniugi Neumair, del suo personaggio preferito nelle serie TV e dell’importanza di mantenere ben separati la cronaca dai processi.
De Pascalis, come nasce il rapporto con Accardo?
Questa collaborazione nasce per caso, come tutte le cose virtuose. In una sera d’estate di parecchi anni fa raccontai alcuni episodi della vicenda processuale a Giovanni, che ne intuì la portata narrativa e mi disse che meritava di essere scritta e raccontata. In un primo momento mi dava dei consigli ma molto presto abbiamo deciso di unire le forze, io con la storia e lui con la scrittura. L’unione di questi due elementi ha portato alla nascita di un legal thriller basato su una storia vera che racconta un intero procedimento penale, cosa non molto diffusa nella narrativa italiana. In questo caso si può proprio dire che l’unione ha fatto la forza e il romanzo si è perfezionato nel corso della scrittura, attraverso un dialogo e un confronto continuo tra un avvocato che conosce il diritto e le dinamiche giuridiche e uno scrittore attento alla costruzione narrativa.
Come avete impostato il lavoro?
Non c’è stata un’organizzazione vera e propria. Si dialogava, si individuavano i temi da affrontare e partiva una bozza scritta da me di getto, sulla quale poi interveniva Accardo che la rimodulava a seconda delle necessità narrative. Un lungo percorso e un’esperienza davvero formativa per entrambi.
Quanto in Solo tredici chilometri è realtà e quanto, invece, fiction utile alla trama?
È un romanzo che si ispira a una storia realmente accaduta ma reinventata e costruita secondo la logica della fiction, con il preciso intento di catturare e appassionare il lettore. Tuttavia non è un semplice romanzo di intrattenimento o di azione, ci auguriamo infatti che il lettore rifletta su come spesso le apparenze ingannino e sul peso che possono avere nella nostra vita il caso e le coincidenze.
Secondo lei, quali serie televisive sono apprezzabili e verosimili?
Seguo Montalbano perché mi piace il personaggio e soprattutto i panorami. Mi piace quando viene narrato anche tutto quello che è esterno da un’indagine, come le abitudini di un personaggio o quello che ama fare nel tempo libero. Poi adoro la scena di quando mangia in silenzio. Una volta l’anno mi concedo analogo dono e mangio tutto solo in riva al mare in Salento.
E come romanzi? Qualche consiglio di lettura?
Il processo di Kafka. L’inizio di quel libro, e per inizio intendo le prime due righe, portano in una dimensione letteraria, giuridica ed umana di una profondità pazzesca. L’ho letto tanto tempo fa, forse troppo. Mi è piaciuto molto anche A sangue freddo di Capote, un libro che fece scalpore perché scritto dalla prospettiva di coloro che avevano compiuto una strage.
Da due mesi ormai si stanno svolgendo le indagini sul caso dei coniugi Neumair. Cosa pensa dell’andamento del caso? Si è fatto un’idea?
Generalmente non mi faccio “un’idea” su un procedimento penale che non conosco, per un avvocato devono parlare gli atti. Quello che mi ha colpito, come spesso accade in Italia, è la morbosa curiosità della “piazza” di fronte a quella che, comunque vada, rimane una tragedia familiare.
Che impatto ha, oggi, la cronaca sull’effettivo svolgimento dei processi e delle indagini?
Domanda davvero complessa. A volte la cronaca diventa atto giudiziario, nel senso che la gente non riesce a capirne la differenza. Spesso accade che vi siano delle linee di cronaca che non corrispondono alla realtà. La presunzione di innocenza è un principio cardine del nostro ordinamento e andrebbe sempre rispettato. Troppe volte è accaduto che una persona sia stata trattata come un delinquente mentre in realtà delinquente non era. Anche di questo parla il nostro romanzo.
[Matthias Graziani]