Gli Animali Notturni di Marco Stagni
Il contrabbassista bolzanino ha inciso il vinile originale “Sunday, 4:30 AM”
Marco Stagni Animali Notturni è la nuova creatura del contrabbassista bolzanino, che con il vinile di composizioni originali “Sunday, 4:30 AM” si ritaglia uno spazio importante tra le più recenti pubblicazioni d’ambito jazz italiane ed europee, promettendo d’incantare anche dal palco con una felice contaminazione che a echi di contemporanea alterna bagliori ECM, nel solco di Charlie Haden e Charles Mingus.
Marco Stagni, da figlio d’arte di un musicista della scena rock locale tu hai optato per una formazione classica...
Babbo Enzo suona il basso elettrico, io sono passato poi al contrabbasso che ho studiato al Conservatorio di Trento. In realtà la musica classica mi piace ma non l’ascolto molto e penso anche presupponga un percorso di studi che non ho fatto: vado ai concerti ma non è propriamente la mia cosa.
È possibile che ciò dipenda da un imprinting musicale tanto diverso da quello che hai avuto con il cantautore Andrea Maffei?
Ho suonato con la Spritz Band vent’anni fa, sostituendo Sergio Farina. In principio non avevo nemmeno manifestato l’interesse di diventare musicista, più che altro ascoltavo i dischi di famiglia e mi caricavo con certe canzoni prima di uscire a fare altro. Sono stato agonista di sci, il SuperG era la disciplina che mi riusciva meglio fino a un brutto incidente che mi ha costretto a letto per mesi e mi ha avvicinato al basso. Ascoltavo i Cream, Jimi Hendrix non dovendomi direttamente rapportare con il suo chitarrismo pazzesco perché suonavo un altro strumento, Beatles, Rolling Stones, AC/DC: insomma i dischi di musica degli anni Settanta che avevo in casa. Poi a me piacevano soprattutto i Sex Pistols, quindi anche il mio approccio al basso è avvenuto in ambito punk verso la fine dei ’90 con un gruppo che si chiamava Washing Instruction.
Hai fatto parte di gruppi importanti della scena altoatesina, ti senti un musicista completo?
Di gruppi stabili ne ho avuti pochi, ho sempre preferito suonare nelle cantine con svariati musicisti. Prima di Andrea Maffei ho passato persino un breve periodo heavy metal con gli Evenfall di Bressanone che avevano un repertorio di pezzi originali e un certo successo in Austria e Germania. Dopo mi sono iscritto al Conservatorio e lì ho suonato con tanti musicisti trentini. Duraturo è il duo acustico e poi il trio con Manuel Randi, uno che ha sempre avuto tante chitarre e ancor più belle mani, tra l’altro essendo anche un grande compositore con una mole di pezzi ragguardevole e nuove idee da proporre ogni volta che si suona, specie da quando si è aggiunto a noi quell’altro fenomeno di Mario Punzi alla batteria. L’altra realtà stabile per me importante, visto che da quindici anni ho il piacere di suonare rigorosamente musica originale mia o di altri che accompagno, è il Jemm Music Project del percussionista Max Castlunger.
Qual è la formazione che hai messo insieme per il nuovo disco Sunday, 4:30 AM?
Matteo Cuzzolin, il sassofonista del nuovo LP, è una persona con cui suono da tempo immemorabile, mentre gli altri due musicisti, il chitarrista Philipp Ossanna e il batterista Max Plattner, li ho conosciuti nel 2017 grazie al Südtirol Jazzfestival che aveva aperto ai “giovani” dell’Euregio, come usa nel jazz che sei giovane fino a cinquantacinque anni, per un’idea del direttore artistico Klaus Widmann. Il collettivo autogestito che ne scaturì era molto vasto, c’erano due batterie e due bassi, l’altro lo suonava la bravissima Ruth Goller che è divenuta nel frattempo una cara amica. Abbiamo avuto occasione di suonare in situazioni molto belle, per esempio a Berna interpretando musiche del bassista e compositore sudafricano Carlo Mombelli insieme a tanti musicisti di analoga provenienza.
Quale urgenza vi ha portato a chiamarvi Marco Stagni Animali Notturni?
L’idea è scaturita dalle tante ore notturne in treno tornando dai concerti, quando noti le cose che passano e la testa comincia ad andare, nel mio caso facendo parallelismi tra animali e situazioni umane. Magari rivedi in qualche persona un gufo, come accade osservando i quadri di Bosch, ironici ma che fanno un po’ paura.
[Daniele Barina]