ZeLIG: quasi 40 anni di cinema, insieme
Intervista alla socia fondatrice e presidente Renate Mumelter

Al via il nuovo triennio di studi per la scuola di documentario ZeLIG, che ha inaugurato il ciclo 2025-2028. Un momento di festa per i diplomati, che a inizio ottobre hanno proiettato le loro pellicole al Filmclub di Bolzano, ma anche di bilanci e prospettive.
Ripercorriamo la storia della ZeLIG con Renate Mumelter, tra le socie fondatrici nonché attuale presidente della cooperativa, che, commentando il sempre alto successo internazionale, rivela ridendo: “Basta fare in modo che la gente ne parli bene!”
Renate Mumelter, la proiezione dei film di diploma e la consegna dei titoli hanno chiuso un triennio e aperto un altro. Guardando questi lavori – tra memoria, identità, sperimentazione – che immagine restituiscono della scuola ZeLIG e dei suoi studenti?
Questi film rappresentano una scuola molto varia. C’erano diplomandi da diverse parti del mondo che si sono interessati alle tematiche più svariate, da argomenti personali ad altri politici. Persone che in questi tre anni hanno imparato bene a gestire il loro settore – perché alla fine del triennio si è specializzati in regia/sviluppo progetto, fotografia e luci o montaggio e post-produzione – anche se ciò che rende meglio l’immagine è il team. Alla ZeLIG i film sono fatti insieme, ed è una delle qualità della scuola: non è una formazione al cammino solitario, ma al cammino in comunità.
Quanto conta oggi questo approccio nel preparare professionisti capaci di muoversi in un settore in rapida trasformazione?
Nel cinema devi riuscire a relazionarti con gli altri più che in altri settori. Senza la collaborazione non si va da nessuna parte, si inizia già dall’ideazione del film e fino alla fine del montaggio e ai rifinimenti tecnici. Viene sottolineato anche dai docenti, che sono professionisti e quindi sanno che se non funziona il team, non funziona il prodotto. Saper lavorare insieme è veramente importante, anche quando pensiamo ai tempi che corrono, in cui si è più inclini agli egoismi.
Oggi la ZeLIG accoglie 30 nuovi studenti del triennio 2025-2028: può darci qualche dato aggiornato sul numero complessivo di iscritti, sui percorsi attivi e sull’interesse che la scuola continua a suscitare a livello internazionale?
Gli studenti sono sempre 30, ma le richieste sono molte di più. Il percorso alla scuola di documentario prevede un anno di formazione di base e due anni di specializzazione. Se facessimo due conti e visto che questo è il 18esimo triennio – ma non è sempre stato così – arriviamo intorno ai 500 alunni. Poi c’è anche ESODOC (Europeaan Social Documentary), un percorso formativo sostenuto dall’Unione Europea, dedicato ai professionisti già attivi nel settore, che vogliono migliorarsi. Solitamente ci sono workshop e masterclass in giro per l’Europa. Se contiamo anche loro, arriviamo intorno ai mille alunni.
Molti film nati alla ZeLIG hanno avuto un percorso importante nei festival, dal documentario al cortometraggio. Quali titoli o ex studenti l’hanno particolarmente resa orgogliosa negli ultimi anni?
Andreas Pichler e Mauro Podini, che qui sono molto conosciuti e hanno fatto molta carriera sul territorio, e anche Valentina Pedicini, che purtroppo ci ha lasciato troppo presto, ma che ha avuto un successo incredibile, alla regia di film interessanti che hanno fatto il giro del mondo. Questi sono forse i nomi più illustri, ma ce ne sarebbero molti altri. Dopo la ZeLIG diversi alunni proseguono i loro studi presso la Filmakademie di Vienna oppure lavorano all’estero, ma anche il territorio offre grandi opportunità: negli ultimi anni ci sono stati molti sviluppi nell’ecosistema cinematografico.
Guardando avanti, quali sono le sfide principali per una scuola di cinema indipendente come la ZeLIG – tra intelligenza artificiale, nuove piattaforme e un mercato audiovisivo sempre più globale?
Per quanto riguarda le IA ci sono persone del nostro team specializzate in questo ambito, come Thomas Righetti. Sarà sicuramente una sfida per tutti capire come integrarla nel nostro settore. Vorremmo anche includere il gaming e le realtà virtuali, sono tendenze nuove per le quali i docenti e gli specialisti della ZeLIG ci portano idee, spunti e contatti. Siamo sempre curiosi e aperti a nuove avventure.
Una curiosità riguardante il nostro territorio?
ZeLIG è nata nel 1988, molto prima dell’università di Bolzano (1997), ed è quindi stata la prima iniziativa bilingue in Alto Adige. Una bella sfida che si è rivelata di successo, anche se oggi tutto è stato un po’ superato dall’inglese, che usiamo come lingua franca. Ancora oggi chiediamo a tutti i nostri studenti, e li supportiamo in questo percorso, di imparare l’altra lingua.
[Ana Andros]
















































































































































































