Marco Passarello firma il nuovo Urania
In edicola “Tecnologie del futuro”, antologia che unisce scrittori e scienziati
Dopo “Fanta-Scienza” e “Fanta-Scienza 2”, il progetto che mette in dialogo la narrativa di fantascienza e la ricerca scientifica — in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia — giunge al suo terzo capitolo. Si intitola “Tecnologie del futuro” e per la prima volta approda in edicola sotto l’insegna Urania, storica collana di Mondadori. Il volume sarà disponibile dal 2 luglio fino alla fine di settembre, anche in formato e-book.
Ne abbiamo parlato con il giornalista RAI Marco Passarello, ideatore e curatore dell’iniziativa.
Marco, cosa rappresenta per te questa nuova uscita con Urania?
Un sogno che si realizza. Da bambino leggevo Urania e vedere ora il mio nome sulla sua copertina è un’emozione fortissima. Dopo aver curato le prime due edizioni con Delos Digital, approdare in una collana così importante è un riconoscimento del valore del progetto.
Cosa cambia rispetto alle precedenti edizioni?
Il metodo resta lo stesso, ma la portata è cresciuta: più scrittori, più ricercatori, più temi. Siamo passati da 8 racconti nella prima edizione a 13 in questa. La varietà di stili e approcci è aumentata e il risultato è un’antologia ancora più ricca e sfaccettata.
Oltre ai racconti ci sono le interviste ai ricercatori. Che ruolo hanno nel progetto?
Alcuni lettori delle precedenti edizioni hanno detto di aver apprezzato le interviste persino più dei racconti. Sono una chiave d’accesso alla comprensione del racconto stesso, ma anche un modo per scoprire quanto la ricerca italiana sia viva, concreta e spesso vicina alla fantascienza nei temi.
Quanto è difficile trasformare un’intervista scientifica in un testo di fantascienza?
La difficoltà è mantenere il giusto equilibrio tra plausibilità scientifica e libertà narrativa. Personalmente, cerco di restare fedele al contenuto scientifico. Ma ho lasciato libertà totale agli altri autori: ognuno ha trovato il proprio modo di “tradurre” la scienza in fantascienza.
Un assaggio del tuo racconto “L’abito non fa il monaco”?
Nasce dal dialogo con il ricercatore Daniele Pucci. Il tema era la robotica, in particolare robot capaci di prevenire infortuni e apprendere dallo stile motorio umano, fino alla realizzazione di robot volanti. Ho voluto dare spazio ad entrambi. Nel primo caso ho immaginato come queste tecnologie potessero essere usate per “rubare” la tecnica di un grande violinista. La trama si sviluppa poi con un’investigazione dove entra in gioco il secondo elemento: Attilio, l’assistente del detective, è un robot volante. Questa sua abilità si rivelerà molto utile nel corso delle indagini.
C’è una tecnologia che ti ha colpito più delle altre?
Ce ne sono molteplici, penso a quelle che coinvolgono la genetica così come la robotica collaborativa: robot che non solo aiutano, ma interagiscono e si adattano al lavoro umano. La vera sorpresa? Scoprire che questa ricerca all’avanguardia non si fa solo oltreoceano, ma anche in Italia. I nostri scienziati lavorano in prima linea allo sviluppo di Tecnologie del futuro.
Non a caso, il titolo richiama l’idea di previsione. Oggi che scienza e tecnologia corrono, la fantascienza può ancora prevedere il futuro?
Che la fantascienza preveda il futuro è un falso mito. Racconta il presente, le sue paure e speranze proiettate in avanti. A volte anticipa scenari che divengono reali o li influenza. Penso al conto alla rovescia, introdotto da Fritz Lang nel film “Una donna nella luna” del 1929 per creare suspense e che solo decenni più avanti è stato adottato realmente nei lanci spaziali. Oggi la sfida per la fantascienza è restare al passo con l’innovazione. Per ora ci riesce perché è un genere che, seppur di nicchia, ha introdotto molti dei suoi elementi nella letteratura mainstream.
Immagini già un quarto volume? Magari ribaltando il processo: partire dal racconto per sviluppare una nuova tecnologia...
È un’idea che mi affascina. In realtà molti ricercatori già ragionano in termini quasi fantascientifici. Ma creare un dialogo strutturato, in cui autori e scienziati immaginano insieme, è ancora uno scenario molto difficile in Italia. Però sarebbe il mio sogno! Magari un giorno, per il quarto volume... chi lo sa?.
[Fabian Daum]
L’AUTORE
Marco Passarello nasce a Treviso, cresce a Bolzano per poi vivere oltre 30 anni a Milano, dove si occupa di comunicazione scientifica e informatica. Ingegnere aeronautico per formazione, giornalista e scrittore di professione, nel 2017 vince un concorso in RAI che gli permette di tornare a Bolzano dove attualmente vive. Cura da anni progetti che mettono in dialogo scienza e narrativa, convinto che la fantascienza sia il ponte ideale tra pensiero tecnico e sensibilità umanistica.
Nel campo della fantascienza collabora da oltre 20 anni con “Urania” come selezionatore dei romanzi per l’omonimo premio, e occasionalmente come editor e revisore di testi. Ha tradotto (insieme a sua moglie Silvia Castoldi) tre romanzi di Karl Schroeder per l’editore Zona 42.