Guido Rispoli e l’indagine sull’eternità
Il magistrato bolzanino racconta in esclusiva i contenuti dei suoi saggi
Guido Rispoli, Procuratore Generale della Repubblica Italiana, fin da ragazzo si è sempre interrogato sul significato dell’esistenza. Da adulto ha dato forma a quelle domande pubblicando saggi con le case editrici Laurus Robuffo e Il Margine.
Rispoli, come si avvicina un uomo di legge alla metafisica?
Sin da ragazzo, mi sono sempre interrogato sul significato dell’esistenza e mi sono quindi posto le classiche domande: “da dove veniamo”, “cosa e perché siamo”, “dove andiamo”? Come scrivo nella premessa del mio saggio Indagine sull’eternità, credo che rispetto a queste domande e, più in generale, alla “questione metafisica” che sottintendono – vale a dire la questione circa la realtà ultima dell’universo e della vita – gli uomini possano distinguersi, grosso modo, in quattro grandi categorie: quelli che hanno un loro convincimento; quelli che se ne disinteressano; quelli che la ritengono irrisolvibile e quindi giudicano insensato occuparsene e quelli, infine, che non riescono a occuparsene perché la avvertono come ineludibile. Io appartengo a quest’ultima categoria. Chi ne fa parte non lo fa per scelta volontaria, ma per una esigenza, direi quasi un richiamo, che proviene dal profondo del proprio Io. Richiamo che il passare degli anni non rende certo meno pressante...
Una domanda al Guido bambino: si è avvicinato prima al diritto oppure ai pensieri sull’esistenza?
Sicuramente al diritto o meglio alle leggi, intese nel senso delle regole comportamentali che mi sono state imposte dai genitori e poi anche dagli insegnanti che ho avuto. Da subito quindi ho compreso che il vivere insieme richiede il rispetto di regole ovvero di leggi, quali legami che dobbiamo intrecciare per assicurarci una convivenza civile. Se approfondiamo, però, scopriamo che la parola legge ha anche la stessa radice della parola greca logos che significa “progetto”. La legge deve pertanto perseguire un progetto, uno scopo. Ma come si fa a stabilire quale progetto deve perseguire? A mio giudizio una legge per essere una buona legge deve avere quale parametro di riferimento la “saggezza solidale” di cui è permeata la nostra Costituzione. Chi ha mezzi e risorse maggiori sostiene gli indigenti che siano incolpevoli della loro condizione: la quintessenza del cd. “Stato sociale” nel quale non prevalgono gli istinti egoistici e di sopraffazione dei più forti. Istinti che conducono inevitabilmente, prima o dopo, a gravi fenomeni di destabilizzazione sociale.
Come è nato il saggio “La bellezza, la legge e Dio” scritto assieme a Vito Mancuso e come è stata la collaborazione con lui?
Il 18 ottobre 2013, nell’ambito della rassegna “il libro della vita” organizzata dal Forum democratico di Bolzano, illustrai il libro Io e Dio - Una guida dei perplessi del teologo Vito Mancuso. Quando il 7 maggio 2014 Mancuso venne a Bolzano, invitato dal Centro Pace per tenere all’Università di Bolzano una conferenza sul tema “Legge, libertà, bellezza. La cultura della legalità e il Dio nascosto”, gli organizzatori mi chiesero di dialogare con lui su tali temi. Il dialogo venne registrato e rappresentò il canovaccio per il libro La bellezza, la legge e Dio, che pubblicammo insieme nel 2015 con la casa editrice “Il Margine” di Trento.
Se confinassimo l’essere umano in un luogo a lui sconosciuto, renderebbe migliore la sua vita grazie a regole e leggi oppure grazie ai pensieri teologici?
Sono convinto che si tratti di due piani del tutto indipendenti e non confliggenti. Se nel luogo sconosciuto vi sono “altri”, le leggi sono indispensabili per garantire una ordinata convivenza. Come detto, per funzionare bene le leggi devono avere, a mio giudizio, una impronta solidaristica nell’accezione sopra sinteticamente illustrata. I pensieri teologici – o più genericamente quelli spirituali o esistenziali che mi affascinano di più – attengono viceversa alla propria sfera interna, al proprio intimo, anche se sono convinto che aiutino a vivere meglio o quanto meno in modo più completo perché ti schiudono una prospettiva che va oltre lo sfuggente e spesso misero contingente. Peraltro in questo ambito ogni fanatismo va aborrito. Fanatismo religioso che nella storia ha fatto, e purtroppo continua a fare, danni terrificanti.
Uno scrittore parte sempre da un’ispirazione: qual è stata la scintilla per “Indagine sull’eternità”?
La scintilla è scoccata grazie a un altro incontro con Mancuso, tenutosi a Merano il 16 luglio 2016. Lo interrogai sull’eternità seguendo la metodica del pubblico ministero, e quindi di un organo inquirente. Mi ricordo che la sala al Pavillon des Fleurs era gremita in ogni ordine di posto e che durante “l’interrogatorio” regnò un silenzio quasi mistico. Quella sera è nata in me l’idea di Indagine sull’eternità, un libro con il quale ho voluto provare a vedere a quali approdi si può pervenire rispetto alla cosiddetta questione metafisica utilizzando le metodiche di una indagine giudiziaria. Naturalmente non si è trattato di altro che di un divertissement intellettuale senza alcuna pretesa particolare.
Se la caccia è più importante della preda, cosa può imparare il lettore dall’esperienza di questa lettura?
Questa frase è tratta dalla bella prefazione al libro che mi ha regalato Piercamillo Davigo, il magistrato che per me da sempre rappresenta un modello sotto ogni profilo: di intelligenza, professionalità e rigore etico. Dalla lettura credo si possa avere un sintetico quadro d’in sieme – anche se sicuramente un po’ sommario – degli approdi a cui attualmente può pervenire una indagine sul metafisico che tenga conto anche delle più recenti scoperte della scienza. Viene in particolare analizzata tutta una serie di specifici “indizi di trascendenza” tenendo conto che grazie ad Einstein sappiamo oggi che è possibile una dimensione al di fuori del tempo dello spazio, come tale in un certo senso eterna.
Se l’universo si basa su leggi ben precise, verrebbe quasi da pensare che siano le leggi la base fondamentale dell’esistenza. Ma allora per quale motivo l’essere umano tende a volerle infrangere? Come mai ci affascina tutto quello che crea caos e disordine (basti pensare a quante persone leggono thriller...)?
Si suole dire che la matematica sia il linguaggio di Dio. L’universo infatti è costruito in modo tale che la matematica rappresenta uno strumento indispensabile per la sua descrizione. Per quanto concerne il male dobbiamo rassegnarci, fa parte di ognuno di noi. Siamo un impasto di logos e di caos, come dice Mancuso. D’altra parte se tutto ha avuto inizio da una grande esplosione – il famoso big bang – che in genere è sinonimo di distruzione, come potremmo non avere in noi la componente distruttiva del male? Si tratta però di governarla perché dentro di noi alberga anche il germe del bene – la disposizione morale originaria di cui parla il filosofo Immanuel Kant – che, inspiegabilmente in una prospettiva puramente darwiniana, può portarci a superare l’egoismo naturale, talora addirittura a discapito della nostra stessa esistenza. Come spiegare altrimenti, per fare un esempio, il comportamento dei vigili del fuoco americani che nel momento dell’attentato alle Torri Gemelle si sono gettati al loro interno seppure avvolte dalle fiamme e dal fumo per cercare di salvare le persone, a loro sconosciute, che vi si trovavano imprigionate, ben sapendo che molto probabilmente vi avrebbero trovato la morte?
Se non facesse il Procuratore della Repubblica, e potesse scegliere qualsiasi lavoro, cosa farebbe?
Se apro lo scrigno dei sogni mi sarebbe piaciuto essere un grande tennista e vincere Wimbledon… Se devo essere più realistico, mi sarebbe piaciuto anche essere un bravo chirurgo, ma purtroppo non ho la vista necessaria e anche la mia manualità lascia molto a desiderare…
Nuovi progetti? A cosa sta lavorando?
Se ne avrò il tempo mi piacerebbe scrivere un saggio con mie riflessioni in ordine sparso ovvero anche trarre dall’epistolario di Einstein alcune sue importanti lettere nelle quali affronta i grandi temi dell’esistenza per tradurle e commentarle, magari coinvolgendo qualche grande nome dei diversi settori interessati dalle lettere. Vedremo…
[Matthias Graziani]