Eccellenze ladine, ma non solo
Da settembre a maggio 2020 in Val Badia la VI edizione della Trienala Ladina
A San Martino in Badia, al Museo Ladin Ciastel de Tor, dal 20 settembre 2019 a maggio 2020 saranno in mostra le opere dei cinque vincitori della sesta edizione della Trienala Ladina.
Il concorso valorizza e sostiene l’arte ladina, premiando i lavori di artiste e artisti provenienti dalle cinque valli ladine, dai Grigioni e dal Friuli. Ma possono partecipare anche coloro che si sentono emotivamente legati a questa cultura alpina. Nel corso dei prossimi mesi vi presenteremo i premiati del 2019. Iniziamo da Claus Soraperra, artista della Val di Fassa.
Innanzitutto congratulazioni, Soraperra: quale significato ha quest’onorificenza per lei?
È un grande riconoscimento, perché da anni lavoro su concetti come l’appartenenza, l’identità e la multiculturalità. Sento che questo spazio riuscirà ad ascoltarmi. Sono contento che mi abbiano selezionato perché ho bisogno di dire certe cose.
Per esempio?
I miei temi tendono a essere provocatori. L’arte nasce dove c’è un potere da sconfiggere e l’artista deve portare nello spazio della mostra le sue riflessioni. L’arte deve essere una risposta al capitalismo, che ci fa intendere la nostra libertà solamente in relazione alla proprietà privata. L’arte invece è democratica e senza luogo di appartenenza, è proprietà collettiva e bene comune.
Si definirebbe un artista ladino?
Con il mio contributo alla Triennale cerco di negare la mia appartenenza a un’etnia o a una lingua. L’arte, come io la intendo, deve negare ciò che è apparente. Voglio scardinare l’ordine prestabilito e osservarlo da un punto di vista esterno. Non nego però la mia appartenenza a un passato, ad una storia comunque importante, a cui noi ladini possiamo rivolgerci. Il mio lavoro si pone come lettura dei fenomeni sociali ed antropologici.
Come nascono le sue opere?
Lavoro con un background fotografico per poi passare ad una fase manuale, recupero oggetti facendo collage anche tridimensionali. Spesso l‘opera rappresenta una figura a mezzo busto, quasi sempre donna. Il mio lavoro prevede un mix tra fotografia e pittura, rimandando poi al disegno come intervento conclusivo. Questa soluzione va nella direzione della contemporaneità, perché la Triennale parte dal locale, per essere globale.
I suoi colori sono molto sgargianti…
Cerco di usarli in maniera “pop”, perché vogliono essere legati al contemporaneo, alla nostra vita. Lo stesso linguaggio verbale che noi usiamo oggi è molto saturo di volgarità e si dicono le cose in maniera leggera e sconveniente. Ma il colore è anche una scelta che rimanda alla tradizione, quella dei pittori girovaghi fassani dell‘ottocento, conosciuti in tutto l’Impero per la loro stravaganza cromatica.
Il senso di appartenenza è un tema ricorrente nelle sue opere. Come mai?
Il luogo dove vivo è un laboratorio plurilingue, dove le identità si distinguono e si sovrappongono. Ho sempre in testa la domanda che mi facevano da piccolo: “di chi sei?”, come se io dovessi appartenere a qualcuno. Il fatto di dover definire sé stessi nei confronti di italiani, tedeschi, ma anche dell’internazionalità portata nelle valli dal turismo, ti costringe a chiederti “chi sono?”. L‘identità diviene un appello, un dovere ad agire attraverso ciò che “io sono”.
[Adina Guarnieri]
CHI È?
Claus Soraperra (*1966, Canazei). Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti a Venezia. Nei suoi progetti affronta le trasformazioni identitarie e l’antropizzazione dell’ambiente montano.
COSA: Triennale Ladina 2019
DOVE: Museo Ladin Ciastel de Tor a San Martino
QUANDO: 20.09.2019 – maggio 2020
PREMIATI: Annatina Dermont, Ivonne Gienal, Karin Schmuck, Claus Soraperra e Tobias Tavella.