Essere e scrivere? Un’esperienza connessa
Intervista a Franca Carol, scrittrice, fotografa e negli ultimi anni poetessa
Per la scrittrice bolzanina Franca Carol, l’essere e lo scrivere non sono due realtà separate, ma un’esperienza connessa. Le sue metafore scritte trovano espressione nelle fotografie e gli istanti di vita, del quotidiano, prendono il volo attraverso i suoi versi.
Franca, spesso i tuoi libri sono accompagnati da fotografie. Come possono le foto, che riprendono istanti di vita reale, parlare lo stesso linguaggio dei tuoi testi?
La fotografia, come la pittura, può essere meramente descrittiva, ma può anche rappresentare la realtà in modo simbolicamente rilevante. Ed è sul terreno della convergenza simbolica che si incontrano i due linguaggi, quello dell’immagine e della parola. La matrice generativa è la stessa, diversi sono solo i registri espressivi utilizzati.
Come è nata la passione per le metafore e come quella per la fotografia?
La passione per la fotografia mi accompagna da tempo, ma sempre praticata a livello amatoriale senza tecnologie e tecnicismi, utilizzando semplicemente lo smartphone. Solo un paio di anni fa ho avuto modo di partecipare ad un paio di workshop, tenuti da fotografi di spicco. La cosa mi ha consentito di capire la filosofia del fotografare ed affinare quindi lo sguardo per cogliere l’essenza dell’oggetto che si intende fotografare. L’incontro con la poesia è invece recente e risale al 2013. Come da un vaso di Pandora, le prime poesie “sgorgano” improvvisamente, mi colgono di sorpresa tanto da vivere all’inizio questo accadimento come un fatto estraniante. La familiarità con la scrittura, e in particolare con la poesia, era infatti assolutamente lontana. Una forma espressiva che non ho cercato ma che si è formata, come per magia, nella mia penna e che ha rappresentato una nuova e interessante stagione della mia vita.
Una domanda tecnica: ti ispiri alle fotografie per scrivere oppure scrivi e poi cerchi di catturare l’immagine giusta?
Prima vengono le poesie e poi “catturo”, dall’archivio fotografico, l’immagine che entra in risonanza con il testo. L’abbinamento ottimale avviene quando si crea un passaggio osmotico tra i due linguaggi e si realizza un dialogo suggestivo tra immagine e parola. L’effetto che l’accostamento produce, quasi come in un gioco di parole, è un’immagine poetica accanto ad una poesia iconica.
Prova a ricordare: qual è stata la prima metafora della tua vita? O forse non è mai stata scritta?
Le mie prime testimonianze di linguaggio figurato scritto sono quelle espresse attraverso il mezzo della poesia, che è luogo privilegiato della trasposizione simbolica dei significati. In realtà, a monte, ci sono pagine metaforiche vissute inconsapevolmente nel corso di tutta la mia vita. La funzione della poesia ha avuto il pregio di portare a consapevolezza, a posteriori, l’importanza della qualità simbolica vissuta a 360 gradi.
Ricerche scientifiche hanno dimostrato che quando si leggono metafore si accende quella parte di cervello che solitamente si accende soltanto quando si tocca realmente un oggetto. Qual è quindi il segreto (o la magia) della metafora secondo te?
La magia della metafora credo risieda nella capacità di saper suscitare sensazioni andando a contattare l’area emozionale del cervello, sia da parte di chi scrive che di chi legge. Un meccanismo quindi, in qualche modo, speculare alla sensazione provocata dalla percezione tattile di un oggetto, in un mirabile gioco di andirivieni tra dimensione reale e virtuale.
Quali sono i sentimenti che fanno da motore alla tua creatività?
Ogni poesia è per me un piccolo microcosmo generato da un nucleo emozionale, motore primo della creatività. Le emozioni sono in fondo quelle che abitano e nutrono ogni animo umano e che si ritrovano declinate in forma di sogni, desideri, aspettative e delusioni.
Sia le immagini fotografiche che la poesia non sono, nel mio caso, prodotti di testa o di fantasia. Sono caratterizzate dall’estemporaneità e il punto di partenza è sempre il dato di realtà, trasfigurata dal filtro dell’emozione. Non posso con concordare con quanto asseriva John Keats, uno dei maggiori esponenti del romanticismo inglese, “Se la poesia non viene naturalmente come le foglie vengono ad un albero, è meglio che non venga per niente”.
Hai qualche progetto in corso?
Scrivere è diventato oramai un fatto fisiologico, una passione che continua e di cui subisco il fascino. Nel mio cassetto ci sono una serie di inediti che potrebbero confluire in una prossima pubblicazione.
[Matthias Graziani]
BIOGRAFIA
Franca Carol nasce e vive a Bolzano. Studia a Bologna, dove si laurea alla Facoltà di Lettere e Filosofia nel 1979. Da giovane pratica diversi sport, ma in particolare si dedica alla danza classica ed al pattinaggio artistico.
Negli anni ‘80 istituisce a Bolzano i primi corsi di formazione del personale socio-assistenziale, fondando nel 1989 la relativa scuola provinciale.
Dal 1990 al 2017 è responsabile di una biblioteca specialistica dell’amministrazione provinciale. I suoi interessi spaziano dalla medicina alla psicologia, dall’arte figurativa all’antiquariato. Da qualche anno si interessa di fotografia, mentre la dimensione poetica è una sua recentissima forma di espressione. Dal 2016 è vicepresidente dell’Associazione Scrittori di Bolzano.