Il sogno di Davide Marciano
Il cantautore bolzanino ha prodotto un nuovo cd dopo 30 anni di silenzio
Riprende da dove aveva smesso Davide Marciano, cantautore bolzanino già leader della band omonima a cavallo tra ‘80 e ‘90, inseguendo l’eterno “Sogno”- da qui il titolo del suo nuovo cd - di rendere musicalmente mimetica una capacità di scrittura fuori dal comune a queste latitudini.
Le cinque canzoni che propone per rompere un silenzio durato trent’anni, come il lato A di un vecchio album, fanno (ri)emergere intatto l’equilibrio lirico tra introspezione e realtà che ci circonda, così come la varietà melodica che caratterizza sin dagli esordi il suo modo di comporre. Non a caso di lui s’era accorto, facendogli aprire i suoi concerti in Trentino, il grandissimo Pierangelo Bertoli dal quale Davide Marciano ha imparato a non sciupare nemmeno una parola, dando sempre anche vocalmente il giusto peso a ciò che dice. Da fanatico delle terme, compone spesso in ammollo ispirato dallo sciacquettio delle bolle, guardato strano dai bagnanti quando fissa le idee cantandole nudo nel telefonino.
Eravamo rimasti che sarebbe stato bello avere una clip su Videomusic: ora il video ce l’hai ma non c’è più quel canale e MTV resta un po’ inarrivabile...
Tutto merito di mio figlio Thomas che è stato preso dalla Filmakademie Wien e si sta formando con il regista Michael Haneke: il video di Sogno, interpretato dall’attore Gabriele Mazzoni, è opera sua ma ai network non ci arrivi comunque lo stesso. Con Radio Nbc sono riuscito a farmi trasmettere e mi hanno intervistato, sono su Instagram, Spotify, Apple Music, Amazon, Youtube, mi possono sentire da tutto il mondo, ma il più resta far sapere che ci sei. Esistono concorsi e canali a tema dedicati alla videomusica, forse proveremo a fare qualcosina. Teniamo presente che escono sulle piattaforme quarantamila brani al giorno, di video poco più di diecimila, tutte cose di qualità fatte da gente più brava di me che non riesce ad arrivare alle orecchie di nessuno. La maledizione del multimediale è che tutto passa dall’immagine, devi aggiornare il sito, Instagram e Tik Tok, finire sulle playlist dove vedi quanti ti hanno ascoltato ma non sai chi.
A chi ti sei messo in mano per questo comeback?
Lorenzo Sebastiani, produttore di Santarcangelo di Romagna, aveva fatto un po’ il prezioso ma poi mi ha richiamato e così è ricominciata l’avventura, precisamente dalla canzone La coerenza e con l’idea che io restassi me stesso, lavorando in modo fine il mio grezzo. Pur nell’era digitale volevo fare un cd, qualcosa che si potesse toccare con mano, tra l’altro il mio primo visto che le vecchie canzoni erano finite solo sulle compilation della Liederszene e su un 45 giri. Dopo un mese di lavoro, abbiamo affidato le chitarre ad Andrea Morelli che già mi era noto perché seguo la musica italiana (suona in tour con Cesare Cremonini...), persona semplice e alla mano che è stato un privilegio conoscere, ma che non avrei assolutamente potuto pagare e ha poi suonato in tutti i brani solo per amicizia con Sebastiani. Un approccio alla musica che nel circuito locale bolzanino ancora te lo sogni, io in particolare che non mi sono mai buttato in queste associazioni di artisti che poi sono basilari per esibirsi dal vivo, infatti suono altrove.
La voce mi sembra integra, lavorata quel giusto ma per il resto molto naturale...
Quasi più precisa e, anche se non sono il tipo, ogni tanto penso che se potessi tornare indietro forse avrei cantato diversamente. I gà dovù (bolzanese stretto ndr) cambiare il microfono e dirmi di stare più lontano che glielo rompevo, mi hanno ribattezzato Rocky Marciano...
Cosa ascolti?
Io sono molto trasversale, adesso stavo ascoltando Lampioni, brano di un rapper padovano (Giovane Feddini, al secolo Federico Vettore) molto impegnato e con il piglio rivoluzionario di chi non si riconosce più nella sua città. Anche se non è il mio linguaggio musicale, sento di tutto e non bado a distinzioni tra eventuali messaggi “di destra” o “di sinistra”, come di una città m’importa che funzioni a prescindere da chi è amministrata. Tagliato fuori dall’inglese sin dai tempi della scuola, sono da sempre italianofono e dunque anche con i grandi, tipo Bruce Springsteen, alla loro poetica sono arrivato solo dopo, leggendone le traduzioni. Io come autore sono rimasto nel mio mondo, il mio motto è scritto nel cd: fai sempre nella vita quello che più ti piace e il cuore ti dice.
Ho però come l’impressione che la vera anima dei nuovi pezzi emergerà quando li proporrai dal vivo, hai date in programma?
Forse qualcosa a fine agosto ma non ne parlo per scaramanzia, mi sto preparando con dei veri amici quali sono il bassista Marco Perrone e, da lui scalzato in quel ruolo ma riutilizzato al cajon, Massimo Marabese che faceva già parte della mia band ai tempi di Ma dove sono andate (le ragazze pazze), io suonerò la chitarra, rigorosamente un’Ovation cui resto fedele e con il mio chilo di farina proverò a fare tre chili di pane. Punto. Senza la rabbia, la grinta e la retorica di trent’anni fa, recupereremo anche qualche vecchio materiale per riproporlo in una nuova veste, così com’è accaduto al brano citato che su 45 giri vendette cinquemila copie e oggi sarebbe disco d’oro.
[Daniele Barina]