L’arte entra in casa: il bello per gli anziani
Il lavoro di cinque artisti in altrettante case di riposo venostane
In questo periodo sciagurato, tra i beni più rari e desiderati c’è senz’altro la possibilità di guardare lontano: nel tempo, nello spazio, alla ricerca di nuove speranze e ispirazioni. L’arte, che per sua natura ci permette di “guardare oltre”, ora come non mai può esercitare il suo potere salvifico.
In questo segno, grazie all’iniziativa L’arte entra in casa ideata e coordinata da Iris Cagalli e Martina Oberprantacher, l’una direttrice della residenza per anziani Annenbergheim di Laces e l’altra di Kunst Meran Merano Arte, in cinque case di riposo della Val Venosta saranno esposte fino all’11 giugno alcune opere di noti artisti altoatesini. Parliamo dell’iniziativa con Iris Cagalli.
Le case di riposo non sono contesti usuali per mostre d’arte. Come definirebbe le strutture che ospitano L’arte entra in casa?
Le case di riposo sono delle aziende, per quanto possano essere di proprietà pubblica. La nostra mission consiste nel curare e assistere le persone anziane che vivono nelle nostre strutture, con particolare attenzione al benessere fisico ed emotivo. A noi direttrici e direttori spetta il compito di creare una cornice in cui si realizzi la collaborazione tra il personale di tutti i reparti e con gli ospiti. La “armonia dei colori”, ovvero tra le parti, è un “gioco” che ci vede tutti coinvolti e responsabili.
Quello degli ospiti, mi pare di capire, non è dunque un ruolo passivo.
Le donne e gli uomini ospitati nella nostra struttura partecipano ad un progetto che ha come obiettivo centrale la vita autonoma e vede il loro coinvolgimento in tante questioni che riguardano la casa. Così è stato anche per Kunst kommt Heim. Per farle alcuni minimi esempi, i tessuti che arredano la nostra Stube, il colore delle pareti delle camere e la fantasia della biancheria da letto sono stati scelti da loro.
Com’è nata la collaborazione con Kunst Meran Merano Arte?
è nata da un confronto con la direttrice Martina Oberprantacher sul fatto che la pandemia abbia privato da un lato gli artisti del loro pubblico e dall’altra gli anziani delle nostre strutture della possibilità di comunicare con facilità con la realtà esterna. Anche se, ci tengo a precisarlo, fatta esclusione per il periodo del primo lockdown e con tutte le cautele necessarie, i nostri ospiti hanno potuto continuare a ricevere visite nell’area esterna della struttura e in una sala adeguatamente attrezzata e continuamente sanificata.
Possiamo dire che le opere esposte siano finestre sul mondo esterno?
Sì. Abbiamo creato un ponte con l’esterno perché le opere portano novità ed ispirazione nella casa. Come succede nella società, c’è chi è interessato e chi invece rimane indifferente, ma il fatto non ci sorprende. Per facilitare il dialogo tra gli artisti e il nostro “pubblico” venostano abbiamo coinvolto artisti della valle, come nel caso di Jörg Hofer e Martin Pohl, ma non solo. Tenendo conto che c’è chi una mostra non l’ha mai vista, possiamo dire che questa situazione ha avuto, sembra assurdo da dire, il merito di dare vita a questo incontro tra anziani e arte.
Quali altre strutture e artisti sono stati coinvolti?
Oltre a Hofer e Pohl, che espongono i loro quadri rispettivamente alla Casa di riposo St. Sisinius di Lasa e in quella di Sluderno, Walter Moroder è presente con una sua scultura all’Annenbergheim di Laces, Mirijam Heiler con le sue particolari “finestre” è al Bürgerheim St. Nikolaus von der Flüe di Silandro, mentre Maria Walcher espone al Martinsheim di Malles un’opera “ricamata” con una tecnica nota in Alto Adige.
Come sono stati presentati gli artisti?
Attraverso cinque video curati da Hannes Egger di Merano Arte ed Elisa Nicoli, che si è occupata delle riprese e del montaggio. Grazie ad ampie inquadrature e a un ritmo adeguato a sviluppare una narrazione comprensibile anche da chi soffre di demenza, gli artisti si sono presentati, hanno mostrato i loro atelier, illustrato il lavoro, le tecniche e i materiali impiegati. Queste testimonianze hanno incontrato grande favore e curiosità nei nostri ospiti, perché coinvolgenti e dirette.
Con quale disposizione d’animo gli artisti hanno partecipato?
Con grande disponibilità. La particolare situazione ha creato un certo spirito di gruppo e ha dato agli artisti l’occasione per confrontarsi.
Quali sono state le reazioni davanti alle opere?
Come le dicevo, dipendono dall’interesse e dalla sensibilità di ciascuno. Nessuno, però, ha dimostrato indifferenza. In generale, come già è successo per altre iniziative, i nostri ospiti sono orgogliosi che la loro casa di riposo riceva l’attenzione dei media. Una signora, grande appassionata d’arte, è stata molto felice di parlare con Walter Moroder e di offrire la propria testimonianza ad una televisione locale. Un signore, invece, ha fatto presente allo scultore gardenese che per realizzare la scultura sarebbe stato meglio impiegare un’altra qualità di legno, più durevole. In questa occasione Moroder ha detto che di fronte al pubblico l’artista è nudo, dunque pronto a ricevere critiche e apprezzamenti. Noi abbiamo bisogno di bello. Oltre alla libertà di uscire, abbiamo bisogni di liberare la mente, e l’arte in questo senso ci aiuta.
[Mauro Sperandio]