LA “NUOVA STRADA” PER COMBATTERE L’IGNORANZA
Intervista a Radames Gabrielli, presidente dell’associazione Nevo Drom
Luogo d’incontro tra diverse culture, l’Alto Adige conta, oltre alle storiche presenze di lingua tedesca, ladina e italiana, una piccola ma radicata comunità Sinta. Di questo popolo e della sua storia, tanto ricca quanto travagliata, si sa poco e spesso ciò che si sa si limita al pregiudizio.
Per saperne di più abbiamo incontrato il bolzanino Radames Gabrielli, presidente dell’associazione sinta Nevo Drom.
Quando la gente parla di Sinti, immagina un popolo nomade, dalle origini lontane e non definite. È così?
Il mio bisnonno è nato a Laces nella prima metà dell’800: questo significa che la mia famiglia vive in Alto Adige da generazioni, prima ancora che diventasse territorio italiano. Negli anni i Gabrielli si sono spostati per lavoro in tutta la regione, ma possiamo dire di essere ben radicati nel territorio come dimostra anche la nostra lingua, che comprende molte parole di origine tedesca. Siamo infatti Sinti Estrakaria, cioè dell’Austria. Tuttavia la gente ci considera ancora stranieri.
Stranieri di un Paese che però, per assurdo non esiste, visto che le vostre comunità si trovano da sempre in tutta Europa.
È da secoli che viviamo tra quelli che, usando una parola che non ha nessuna connotazione dispregiativa, chiamiamo i Gagé, ovvero i non Sinti. Storicamente siamo sempre stati impegnati come musicisti, la notte, e artigiani durante il giorno: falegnameria, liuteria, lavori d’intreccio col vimini, ad esempio. Non pochi hanno trovato impiego nell’agricoltura e, nel nostro territorio, erano varie le famiglie che si spostavano a seconda del bisogno di manodopera. La storia ci mostra come la vita dei Gagé e dei Sinti si intrecci continuamente da secoli e ci mostra anche come l’interesse e l’ignoranza siano stati alla base delle persecuzioni e delle discriminazioni che abbiamo sofferto e che continuiamo a soffrire.
Pensando a quanto mi dice, quali obiettivi si pone la vostra associazione?
L’associazione Nevo Drom è nata nel 2006 con lo scopo di salvaguardare la cultura, le tradizioni e la lingua dei Sinti e con l’obiettivo di far conoscere il nostro popolo tramite conferenze, incontri con le scuole, feste che coinvolgano tutta la popolazione. Inoltre, ci occupiamo del dialogo con le istituzioni per quanto riguarda le esigenze e le particolarità della nostra gente.
Qual è il significato del nome Nevo Drom?
Siamo convinti che la discriminazione si possa contrastare con la conoscenza. L’ignoranza genera solo contrasti e menzogne. Con Nevo Drom vogliamo sfatare tante false credenze, che vedono i Sinti come ladri, rapitori di bambini e altre maldicenze figlie del non-conoscere o del non voler conoscere. Nevo Drom significa “nuova strada”, quella che vogliamo far percorrere a chi non ci conosce affinché possa scoprire chi sono veramente i Sinti.
Ci sono altre associazioni simili in Italia?
Durante i primi anni dalla fondazione di Nevo Drom c’era un’associazione di Sinti a Mantova e una a Pescara, fondata da Rom; forse poche altre. Noi bolzanini e le due associazioni abbiamo fondato la Federazione Rom e Sinti Insieme, che ha incoraggiato la creazione di 25 associazioni sinte in tutta Italia.
Quali sono le principali difficoltà per queste realtà?
Il finanziamento e la difficoltà di partecipare ai bandi dell’Unione Europea che, diciamolo, sono così complicati da escludere chi non abbia già una certa disponibilità economica. A Bolzano molto abbiamo fatto, ma molto e di più vorremmo fare in futuro, anche se ci scontriamo sempre con la scarsità di risorse. I contributi, pochi, che riceviamo da Comune, Provincia e Fondazione Cassa di Risparmio li impieghiamo in tutta trasparenza per organizzare eventi aperti a tutti e che facciano conoscere la nostra cultura. Negli anni, le istituzioni hanno riconosciuto la serietà e l’affidabilità di Nevo Drom e questo ci fa senz’altro piacere.
Quali sono le attività per più rilevanti?
Partecipiamo alle iniziative per la Giornata della Memoria e, grazie alla Provincia, abbiamo fatto aderire dei ragazzi Sinti al Treno della Memoria. All’ex lager di Bolzano, grazie al Comune, abbiamo potuto affiggere una targa commemorativa dell’oltre mezzo milione di Sinti e Rom uccisi nei campi di sterminio nazisti. Organizziamo incontri con le scuole e molto di più ci piacerebbe fare nell’ambito dell’educazione, ma non riusciamo a sostenere i costi di grandi progetti. Abbiamo chiesto inutilmente che ci venisse finanziato un grande progetto nelle scuole, perché è lì che è necessario intervenire: per superare le discriminazioni tra giovani e contrastare le false credenze che spesso si alimentano in famiglia. Un altro progetto che vorremmo realizzare riguarda la percezione che hanno i Sinti dei Gagé e viceversa, in modo da capire cosa pensano veramente gli uni degli altri.
E i prossimi appuntamenti in calendario?
Il 16 luglio ospiteremo all’Eurac Romeo Franz, il primo parlamentare europeo Sinto, eletto in Germania dove ci sono parlamentari e sindaci Sinti, mentre in Italia non siamo riusciti nemmeno a far eleggere un consigliere comunale. In questa occasione presenteremo il movimento Men Sinti, che si batte contro l’emarginazione. Ad anni alterni organizziamo la manifestazione contro le discriminazioni Respect & Plurality e il festival Gipsy & GipsyJazz. Quest’anno il 27, 28 e 29 agosto, nel parco dei Cappuccini a Bolzano, si terrà il festival musicale che, nelle tre serate, vedrà la partecipazione di tanti musicisti provenienti da tutta Italia: Sinti e Gagé. In programma musiche del nostro repertorio tradizionale, come le Csárdás suonate con chitarre e violini, e di quel genere che è stato reso famoso dal chitarrista sinto Django Reinhardt.
Qual è la soddisfazione più grande che ha avuto in quindici anni da presidente di Nevo Drom?
Vedere la gente che, dopo aver visto e conosciuto, cambia idea su di noi. La cosa mi fa sorridere perché a volte sembra che in città siamo arrivati soltanto ieri.
[Mauro Sperandio]