Premio alla carriera a Franco D’Andrea
Riconoscimento per il pianista meranese che l’8 marzo compie 80 anni
L’8 marzo 2021 Franco D’Andrea compie 80 anni, e quest‘anno ai molti riconoscimenti già ottenuti - tra tutti ricordiamo il “Prix du Musicien Européen” dell’Accadenia Jazz di Parigi - può affiancare il “Premio alla carriera” che gli ha tributato Musica Jazz, la rivista specializzata italiana. Ecco un meritato ritratto del maestro meranese.
Franco D‘Andrea nasce a Merano, dove a 17 anni inizia a suonare il pianoforte dopo essersi dedicato a tromba, sax e clarinetto. Nella città del Passirio, grazie al fratello di un compagno di scuola, conosce il jazz, che da allora diventa una sorta di bussola per la sua vita. A Merano però il jazz non è di casa e così D’Andrea si trasferisce, diciottenne, a Bologna. La città emiliana negli anni ‘60 era luogo di un movimento jazzistico ampio, di respiro internazionale. Bologna per il giovane meranese era “come il Paradiso”. Qui ha l’occasione di suonare anche con “the little Giant” Johnny Griffin, che lo vorrebbe portare con sé negli Stati Uniti, ma D‘Andrea preferisce diversamente. Negli anni successivi è Roma la città dove si suona il jazz più innovativo, e vi si trasferisce.
Nella capitale è il pianista del quintetto che ha per leader il sassofonista Gato Barbieri e alla tromba Enrico Rava, ed è con questa formazione che nel 1964 inciderà il suo primo disco. Il locale dove il quintetto suona abitualmente è anche il luogo dove il giovane pianista incontra Marta, che nel giro di pochi mesi diventerà sua moglie. Nel 1967 con Franco Tonani e Bruno Tommaso fonda Modern Art Trio, gruppo di avanguardia di cui rimane una sola incisione discografica. L‘avanguardia jazzistica di D‘Andrea assume in sé anche parte della ricerca propria della musica colta di inizio novecento, ossia la serialità come sviluppata da Anton Webern. Negli anni ‘70 è parte del Perigeo, una formazione di musica sperimentale in bilico tra rock e jazz. Per D‘Andrea è la svolta “elettrica”: ora suona prevalentemente un piano Rhodes, a cui associa alcuni effetti nati per i chitarristi, come phaser e wah-wah,
alla ricerca di un timbro personale.
Dopo alcuni anni di profonda crisi torna sulla scena con un progetto solistico e poi con il suo quartetto, il cui album di esordio ha per titolo “Made in Italy” e sarà considerato da molti come il manifesto del jazz italiano. Pianista, compositore, improvvisatore, leader e didatta, Franco D‘Andrea oggi vive a Milano ed è uno tra i musicisti più apprezzati del panorama internazionale, per molti un maestro.
Tra i suoi progetti più recenti ricordiamo l‘incisione di “New Things” con Mirko Cisilino alla tromba ed Enrico Terragnoli alla chitarra. A breve sarà data alle stampe una sua biografia a firma di Flavio Caprera. La prossima estate è atteso nella nostra provincia come docente dei Mittel-European Jazz Workshop di Merano, se tutto va per il meglio dal 14 al 18 luglio. Stimato maestro, molti auguri!
[Mauro Franceschi]
“Il jazz ha dato senso alla mia vita e mi permette ancora oggi di vivere con pienezza. Per me è la musica più spontanea che ci sia”
LA CARRIERA INFINITA DI D’ANDREA
160 DISCHI E 200 COMPOSIZIONI
In tantissimi anni di carriera Franco D’Andrea ha collaborato con un’infinità di artisti. Giusto per ricordarne alcuni: Pepper Adams, Barry Altschul, Gato Barbieri, Don Byas, Conte Candoli, Jon Christensen, Palle Danielsson, Joe Farrell, Dexter Gordon, Johnny Griffin, Slide Hampton, Mark Helias, Daniel Humair, Jimmy Knepper, Lee Konitz, Steve Lacy, Dave Liebman, Albert Mangelsdorff, Hank Mobley, Jean Luc Ponty, Enrico Rava, Frank Rosolino, Max Roach, Aldo Romano, Martial Solal, John Surman, Toots Thielemans, Charles Tolliver, Miroslav Vitous, Kenny Wheeler, Fodé Youla (Africa Djolé), Ernst Reijseger, Han Bennink e molti altri.
Il pianista meranese ha registrato circa 160 dischi e creato 200 composizioni. Intervistato da Marco Camerini per “Musica Jazz” ha detto: “Per me è la musica più spontanea che ci sia, un linguaggio molto umano, capace di dare tanto a livello emotivo e intellettuale, grazie all’equilibrio tra i diversi elementi che si compenetrano. Io sono tra coloro che hanno amato il jazz nella sua interezza e sfrutto la prospettiva storica come effetto musicale per raccontare una storia un po’ surreale. Vedo un filo rosso nella storia di questa musica: il jazz ha dato senso alla mia vita e mi permette ancora oggi di vivere con pienezza”. A lui è dedicato “Franco D’Andrea Jazz Pianist” – film documentario di Andreas Pichler – DVD Miramonte.