“Sono diventata artista facendo la pizza”
Intervista alla talentuosa pittrice Sara Lautizi, in arte Anam
Mollare l’Accademia, fare più lavori per mantenersi, intraprendere un percorso trascendentale con un guru per comprendere meglio il senso della vita e conoscere se stessi.
La vita di un’artista non è mai banale e di certo non lo è per Sara Lautizi, che nell’arte vede il proprio percorso di espressione e crescita personale. Perché come dice lei: “se per dipingere devo vivere, meglio che viva per dipingere”. Conosciamola meglio.
Sara, come ti sei avvicinata al mondo dell’arte?
Sono sempre stata brava a disegnare, e dopo l’Istituto d’Arte mi sono iscritta all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Ho incuriosito molti docenti con il mio stile, ma i costi per poter studiare in Accademia sono elevati e anche per questo ho mollato. Ho però continuato a disegnare, vendendo i miei quadri in giro. Poi mi sono trasferita a Milano dove ho conosciuto Avasa, un guru. Grazie a lui ho intrapreso un percorso in cui ho capito che tutto ciò che accade nella vita è un riflesso della propria coscienza. È stato lui a darmi il nome Anam.
Ovvero il nome con cui tutt’ora firmi le tue opere. Cosa significa?
È sanscrito e significa “senza nome”. Mi piace l’idea di firmare un quadro il cui artista non ha un nome. È il giusto riconoscimento per quello che ho fatto. Quando dipingo, infatti, non sono mai certa di quello che realizzerò: penso di dare vita ad un concetto, di usare determinati colori, nel mentre però mi perdo, mi chiedo cosa io stia facendo, entro in crisi e se sono fortunata trovo l’illuminazione che mi permette di creare e completare un’opera. Tante volte quindi non mi sento i meriti di ciò che realizzo perché di fatto rappresento il dono dell’idea che mi è stato regalato.
Mi sorge quindi spontaneo chiedere quale sia il tuo rapporto con l’ispirazione?
Un rapporto controverso di amore e odio, di cui ho grande riverenza. L’ispirazione non arriva mai quando la richiedi o ne hai bisogno perché vuoi comandare qualcosa che non può essere comandato. Se vuoi fare un quadro bello, non ti viene bene perché non sei libero di accedere a qualcosa per cui tu artista sei solo un mezzo. Può essere intesa come qualcosa di divino, ma è come l’amore: te lo ritrovi addosso e non sai come sia successo.
Nel 2015 sei stata selezionata tra i 100 migliori artisti emergenti per Expo Arte italiana. In che modo questo riconoscimento ha impattato sul tuo essere artista?
Quando mi hanno contattata ero al lavoro e stavo preparando la pizza (ride). Avevo 24 anni, facevo due lavori come spesso mi capitava per poter disporre del denaro sufficiente a mantenermi per 4 mesi dedicati solo alla pittura. È stata una botta di aria fresca. I sogni possono avverarsi, devi crederci sempre e d’improvviso ti ritrovi come me ad esporre le tue opere con artisti contemporanei che studiavo in Accademia. E pensare che non avevo nemmeno il cellulare con la fotocamera! Ero disorganizzata e sprovveduta, ma quella telefonata mi ha reso più cosciente e responsabile, anche nel dipingere. In quel momento ho compreso di dover diventare professionista.
Chi sono i tuoi soggetti e cosa vuoi trasmettere?
Sono solita raffigurare donne ed è come se trascrivessi attraverso i quadri il mio diario. Rappresento quindi il mio inconscio e quello che sto vivendo dentro di me: crisi, dubbi, anche esistenziali e sul perché la donna viva in una concezione di non valore. Nonostante crei la vita, la donna è vittima di sé stessa perché spesso ha accettato un condizionamento dato dall’uomo che ne ha compromesso la sua essenza, limitandone il valore. Dando per scontata la necessità di una società che garantisca pari diritti, l’uomo va alla ricerca del successo, mentre la donna del riconoscimento.
Quale ruolo dovrebbe ricoprire l’arte nella società di oggi?
L’arte dovrebbe essere il punto cardine di una società. Va riconosciuta adeguatamente dallo Stato, soprattutto in momenti difficili. Ad esempio, in Messico pagano la casa agli artisti, in Austria offrono una mensilità. Come puoi essere un artista in Italia se devi avere altri lavori per sopravvivere? È una continua bipolarità improduttiva sia dal punto di vista lavorativo che artistico poiché uno condiziona l’altro. L’arte e le creazioni sono espressione della bellezza umana. Come fai a parlare dell’uomo se non parli d’arte? Se un giorno arrivasse un alieno, cos’è per lui l’uomo? Una scimmia. Ciò che rende l’uomo un essere evoluto è l’arte.
[Fabian Daum]
CHI È ANAM?
Sara Lautizi, in arte Anam, nasce nel 1990 in provincia di Fermo. Completa i suoi studi all’Istituto d’Arte nel 2008 per poi iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Macerata dove matura e affina l’abilità di manifestare il suo inconscio più profondo. È selezionata tra i 100 migliori artisti emergenti per Expo Arte Italiana nel 2015 e partecipa a numerose mostre nazionali e internazionali. Da 4 anni vive e lavora a Bolzano.
IG sara_lautizi | www.saralautizi.com |