I 21 years di Carmelo Giacchino
Primo lavoro in proprio dell’artista bolzanino realizzato con 40 musicisti locali
“Cinque anni fa stavo per compiere vent’anni da fonico, dopo essere stato cantante e chitarrista di varie band, un’avventura iniziata insieme a due amici, smanettando sugli strumenti primordiali che c’erano nello studio Zem (Zona Espansione Massima), da noi fondato nel quartiere bolzanino di Oltrisarco e che si occupava di audio, video e grafica: in pratica, mi ero spostato da sopra a sotto il palco”.
Carmelo Giacchino, nei ‘90 già insieme a gruppi locali d’ambito wave o dark come Ansia, Istinto Carnale, Mida e Jagoda, riassume così la spinta alla realizzazione del primo lavoro in proprio 21 years, registrato e mixato al “suo” NologoStudio di Laives, con la collaborazione di quaranta musicisti della nostra scena (disponibile a 10 euro in chiavetta usb + raffinato booklet sulle principali piattaforme digitali).
I testi sono cantati in italiano e in inglese, da vecchie conoscenze o più giovani promesse, le composizioni mutano di continuo veste musicale, dall’elettronica al rock, con spruzzate di dub e ragamuffin, chitarre acustiche, sezioni fiati, per un lavoro di studio difficilmente riproponibile in teatro.
Sei ritornato dall’altra parte della barricata vent’anni dopo: com’è potuto accadere?
La passione grandissima è sempre stata quella della registrazione e della produzione. La prima esperienza si era chiusa un po’ malamente ma poi è arrivato Dario Volani che ci ha spinto a portare le nostre strumentazioni al Centro di cultura giovanile di Laives, dove ho fatto l’educatore e l’animatore, in parallelo avviando lo studio NoLogo anche per integrare i contributi pubblici. Durante una rimpatriata per una pizza con Alex Balzamà e gli altri membri degli Ansia, ascoltando in auto una produzione dello studio mi è scattato qualcosa che mi ha ricollegato alla mia parte artistica sopita. Il giorno dopo sono andato a comprarmi una chitarra acustica Seagull. Da lì ho registrato delle parti e però mi sono accorto che non ero più tanto in grado di concretizzare un granché, ma con tutti gli artisti passati di qui per incidere ho pensato di mandare a molti di loro le mie idee. Mi hanno risposto bene, alcuni entusiasti in tempi rapidi e altri un po’ meno, rimandandomi indietro i loro apporti. Il Covid ha fatto sì che potessi terminare la raccolta dei frammenti mancanti e a dicembre scorso ho chiuso il lavoro, grazie anche all’aiuto di Lorenzo Scrinzi.
Difficile trovare in 21 Years un denominatore preciso: hai avuto dubbi?
Mi sono immaginato anche nella copertina la mia parte umana più tipica e la mia metà tecnologica che pensa sempre all’ampli o al microfono che possono essere più adatti a un certo scopo. Con tutta l’ironia del caso, le foto interne di Roberto Rotulo rendono l’idea del viaggio dentro se stessi: c’è un baule che si può aprire solo attraverso questo percorso, come canta Annika Borsetto nel primo brano Go Inside, che dischiude tesori o anche oggetti dello sciamanesimo, utili a un rituale alchemico...
Ma la tua cifra stilistica come musicista era tutt’altra mi pare...
Testi macabri, duri, tipici del mondo musicale d’allora, eravamo dei Litfiba solo più oscuri, pur senza arrivare al satanismo: chiaro che io mi ritrovi quando imbraccio una chitarra in quelle cose lì, dove ero rimasto. Qui però, con la presenza seppur a distanza di più artisti, ogni brano è a se stante e risente delle loro influenze. Io ci ho suonato il computer più che altro, le mie chitarre originali sono sparite e i musicisti hanno contribuito in modo molto profondo. Volevo che emergesse la vita di famiglia che ogni tanto è un po’ punk ma poi è anche leggerezza, divertimento con i miei quattro figli e mia moglie, le cui voci si sentono in una canzone...
Tutto questo bisogno d’introspezione da cosa trae origine?
Io vengo da una cultura cristiana non di tipo superficiale, volevo fare il prete da ragazzino, mi piace Rudolf Steiner, sono un costellatore familiare (ndr.: Bert Hellinger, sacerdote e psicanalista, è l’ideatore delle “costellazioni sistemiche”...), uso ventagli e tamburi sciamanici costruiti da mia moglie, creo a mia volta bracciali e collane del potere, ho frequentato corsi con Marco Massignan che ha lavorato con i nativi americani, mi sono interessato ai rituali nel Mezzogiorno d’Italia per espellere i demoni e li pratico nelle costellazioni ogni giorno.
In fondo anche come fonico contribuisci a trarre il meglio dagli artisti che si affidano a NoLogo: per i giovani del paese pratichi condizioni di favore? Quanto costa il sogno di fare un cd?
All’inizio usavamo scontare le tariffe ma non lo facciamo più: i ragazzetti sono pieni di soldi a Bolzano, non hanno problemi, ti tiravano fuori il cellulare da 1.200 euro e allora per educarli adesso pagano anche loro. Escluso il master che diamo all’esterno, calcola 250 euro non ivati a pezzo, salvo forfait e tariffe a giornata.
[Daniele Barina]