Un “sì” che va oltre i pregiudizi
Torna al cinema il docu-film sulla coppia di sposi con sindrome di Down
Spesso è la paura di ciò che non conosciamo a imporci d’essere scettici. Altre volte però, i pregiudizi ci precludono la possibilità di elevarci a esseri umani migliori. Dovremmo chiederci più spesso per quale motivo la pensiamo in un determinato modo e perché non ci è possibile vederla da un altro punto di vista, perché nella maggior parte dei casi, abbattendo muri, ampliamo i nostri orizzonti.
Stefano Lisci, regista sardo, ha colto l’occasione e ci racconta uno spaccato di vita delizioso.
Stefano, parlaci di “Luca+Silvana”: che genere di film è? Qual è stata l’idea o l’ispirazione che ti ha portato a voler fare questo film?
È un documentario prodotto da Cooperativa19, che racconta la storia d’amore di una coppia, entrambi con la sindrome di down, che per ben 10 anni hanno tentato di sposarsi. L’idea in realtà è venuta a loro, perché mi avevano contattato per un breve filmato. Non pensavo a un documentario, dovevo fare solo piccole riprese. Durante il lavoro ho visto il potenziale e ho pensato di farci un film.
Nel tuo film emerge il diritto universale ad amare. Perché, secondo te, nella nostra società questo non viene visto ancora da tutti così?
Quando parlavamo alla gente del film c’era sempre una reazione doppia: da una parte c’erano quelli che reagivano bene, cogliendo la notizia come qualcosa di bello e assolutamente onorevole, dall’altra c’era diffidenza. Avendo i protagonisti la sindrome di down non vengono classificati abili ad avere un vero e proprio rapporto. Forse è più la paura di qualcosa che non si conosce. Le stesse persone vicine a loro, figure nel mondo lavorativo, diffidavano un po’ di questo rapporto. Anche il documentario era visto in quel modo. Purtroppo non sempre è così scontato il diritto d’amare.
Raccontaci qualcosa sui protagonisti. Come sono a telecamere spente?
Sono così come si vedono nel documentario, chi ha la sindrome di down spesso è più disinibito e in questo caso sono stati davvero molto spontanei. Non c’è tutto ovviamente, perché in realtà sono molto di più.
Hai qualche aneddoto interessante da raccontarci? Magari qualcosa da “dietro le quinte”?
È stato tutto molto divertente. Silvana era felice di stare con la troupe, era anche molto golosa e quindi mangiavamo sempre in giro, tra gelati e cibi vari. Deidue era Silvana che con qualche tenerezza riusciva sempre a stimolare Luca.
Com’è nata la tua passione per l’audiovisivo?
Per me è sempre stato un gioco, fin da piccolo, ho iniziato a fare riprese ai miei nonni e ai miei genitori. Poi sono passati gli anni e ho deciso che potesse essere qualcosa di più di un gioco e ho frequentato la scuola di documentario Zelig di Bolzano.
Registi e film preferiti? Cosa bisogna aver visto?
Gli ultimi film che mi sono piaciuti molto sono di Bonifacio Angius, “Perfidia” e “Ovunque proteggimi”. Lui usa un approccio interessante e vicino al documentario. Si vede la vita vissuta che viene fuori dalle pellicole. Una sottile linea d’ironia e leggerezza. Sono davvero film unici.
“Bar Mario” è stato il tuo esordio filmico: raccontaci com’è nata l’idea.
“Bar Mario” è nato come idea quando frequentavo la Zelig. Mario era il baretto, ora chiuso, che stava di fianco alla Zelig. Il film racconta la vita del bar, della famiglia che lo abita, con personaggi assurdi e particolari. Non sembra quasi di essere a Bolzano nel vederlo.
Qual è il tuo pensiero sulle piattaforme streaming come Netflix, Prime o Disney plus? In quale direzione si sta andando?
Alcuni colleghi vedono queste piattaforme come il male assoluto, come se rovinassero l’arte e il cinema. Per me sono possibilità. Certo, non deve diventare l’unica strada, questo no. Il cinema resta un’esperienza unica, perché lo si vive anche fisicamente.
Il modo migliore per recuperare i tuoi film?
“Bar Mario” si trova sul canale Vimeo, e per “Luca + Silvana” ci sarà una proiezione dedicata il 4 ottobre al Forum di Bressanone alle ore 20.
Lavori in corso e sogni nel cassetto?
Sto lavorando a un cortometraggio di finzione, ambientato in Sardegna, intitolato Grunincoli. Le vicende avverranno in una notte, tra ragazzi ventenni, in un paese della provincia, assieme ai pazzi e ai folli del paese. Per quanto riguarda il sogno nel cassetto: se posso continuare a fare quello che amo per vivere, allora è già un grandissimo sogno.
[Matthias Graziani]
CHI È STEFANO LISCI
Stefano Lisci è diplomato alla Zelig, scuola di documentario di Bolzano, con specializzazione in fotografia. Dopo il tirocinio sul set di “Piccola Patria” di Alessandro Rossetto, ha lavorato per diversi anni sui set cinematografici. Dal 2015 tiene laboratori cinematografici nelle scuole medie e superiori, lavora come libero professionista ed è socio della Cooperativa19 nel settore audiovisivo. Come regista ha realizzato due docu-film: Bar Mario (Bolzano, 2016) e Luca+Silvana (Bolzano, 2019).