La “cucina musicale” di Unterholzner
Il 20 dicembre a Merano concerto del chitarrista e compositore meranese
Venerdì 20 dicembre al Centro per la Cultura di Merano, gestito da Mairania 857 in via Cavour 1, alle ore 21 è in programma il concerto di Andreas “Underwood” Unterholzner, chitarrista, compositore e autore di canzoni meranese che porta sul palco il suo progetto creativo MusicKitchen Session 2.
Non sarà solo l’occasione per rivedere un paio di “cervelli in fuga” dal Burgraviato, quali sono l’ormai nota in Italia e all’estero Gaia Mattiuzzi, cantante e improvvisatrice ora al fianco dell’élite del jazz peninsulare, così come Simon Rainer, chitarrista conosciuto in area berlinese perché suona con Mop Mop (Andrea Benini), collettivo in cui milita anche Fred Wesley, il trombonista funk per eccellenza.
Unterholzner, dopo gli studi musicali in ambito classico, ha infatti praticato una musica totale che spazia tra folk, ethno, fusion e classica, dimostrando un eclettismo davvero raro in regione. Oltre a due cd solisti, a un repertorio di canzoni anche sue, sentire per credere la bellissima Come Back, il chitarrista meranese accompagna la voce di Roberta Staccuneddu (già insieme nel gruppo Shin negli anni ’90), come i musical dialogues di Unio Mystica dove la sua chitarra elettrica aiuta a rievocare lo spirito del mistico e filosofo medievale Eckhart von Hochheim.
La Mattiuzzi tocca pagarla ormai?
Gaia la conosco da anni perché è di Merano, proveniamo dallo stesso gruppo di amici e musicisti. Poi è andata a studiare e oggi insegna in due conservatori italiani, essendo rinomata cantante di jazz ma, soprattutto, specializzata in musica contemporanea. Improvvisa in modo più sonoro e ancora più emotivo rispetto a quando ha le partiture e la vorrei utilizzare proprio a questo fine.
Cosa aspetta il pubblico dell’evento meranese?
La chimica del concerto c’è ed è l’idea di una cucina musicale, preparare pietanze sonore, varie per ispirazione e ingredienti, muovendosi molto liberamente. Io sono più sulla musica d’ambiente, poche note e atmosfere, così come Nico Plattner il tastierista e il batterista roveretano Matteo Giordani che è molto musicale, mentre Roberto Badoglio il bassista e il chitarrista Simon Rainer sono più jazz, con un ricco repertorio dai toni forti. Nel connubio tra questi due estremi si gioca la sfida di gestire cose minimaliste, virtuosismi, texture e improvvisazioni che nascono un po’ come in certo teatro: sappiamo dove andiamo a finire ma solo lì per lì si scopre come…
Il tuo essere musicista totale ha radici profonde?
Posso dire più dei generi: come figlio degli anni ’90 parto con il grunge, ma poi mi abbevero alla psichedelia anni ’70. Dopo gli studi di chitarra classica ne mescolo volentieri sonorità e stilemi con quelli tipici della sperimentazione anni ’70. Il flamenco e i compositori classici spagnoli, me li tengo ancora stretti, specie dopo un viaggio aereo in Costarica quando in cuffia è passato Entre dos aguas di Paco De Lucia che mi ha fulminato. E poi Led Zeppelin, Mike Oldfield, Pink Floyd, oltre a Placebo e Nirvana: più che la musica praticata da questi musicisti, provo a ricrearne la situazione.
Di qua e di là dal Brennero, credo sinora senza connotazioni politiche, ha preso piede da un po’ una sorta di musica alpina: tu cosa ne pensi?
Il nome di un mio progetto rivela proprio cosa penso al riguardo. Alpentraum (gioco di parole con Alptraum, vale a dire “incubo” ndr) voleva essere proprio una parodia di tutto l’andazzo tirolerisch, rispondendovi con composizioni in italiano, inglese e tedesco. A chi cerca la magia di questi luoghi, suggerisco piuttosto l’organista Dietrich Oberdörfer di Schenna, un visionario che ha saputo distillare l’essenza del mio concetto di musica strumentale, pura sonorità che va oltre ogni manierismo e virtuosismo, così da lasciarmi suonare l’elettrica con forza in un contesto spirituale.
In questa grande bellezza cosa ci fanno le cover?
Riuscire a strappare una data qui è un terno al lotto, io faccio anche tanto intrattenimento, suono cover con gli amici. Portare le tue cose in giro è difficilissimo: la colpa è della troppa roba immediatamente disponibile, al punto che ne abbiamo le orecchie piene, ma poi si ascolta troppo velocemente…
[Daniele Barina]