Fare musica con oli, profumi e danzatrici
Il mondo intimista di Anni Pasqualotto, cantautrice e leader dei Mia Loto
“Cerco di lavorare sulla maturità, sulla personalità e l’introspezione, visto che l’estensione della voce non è più quella dei vent’anni”.
In questo mondo di talent e virtuosi a ogni costo c’è chi solca altre vie per far volare in alto le proprie canzoni: è il caso di Anni Pasqualotto, cantautrice, leader del gruppo Mia Loto.
Un approccio all’elettronica intimista e mistico, una narrazione fatta di sensazioni, paesaggi, ricordi, emozioni. Il debut album registrato ai No Logo di Laives e il cd Quietefollia fatto quasi in casa sono ora arricchiti da un inedito nella ristampa dell’etichetta romana Terre Sommerse (2015) e da una successiva bracelet version del 2017 con otto tracce nuove, tra cui un brano in tedesco e uno in inglese, per sostenere l’Associazione Pro Positiv Südtiroler Aids-Hilfe.
Per il live del 12 marzo presso il Carambolage di Bolzano, ai Mia Loto (Anni Pasqualotto voce, Lorenzo Barzon violino, Felice Bruni sitar, Stefan Degasperi basso ed electronics, Claudia Zadra cori, Francesca Bolognese arpa, Verena Dezini cajon) si aggiungerà la chitarra di Michele Ometto.
Oltre dieci anni di concerti, produzioni musicali, buone recensioni: ma a Sanremo non si arriva mai?
I sogni di successo appartenevano all’adolescenza e non sempre ho trovato situazioni positive, quindi sono svaniti in fretta. Mi piace studiare e so le lingue, ho girato il mondo occupandomi di progetti europei. A un certo punto devi decidere se vuoi una famiglia o cosa, gli anni passavano e ho preferito coltivare ciò che avevo anziché inseguire i sogni. In anni la musica mi ha dato da vivere, ci ho pagato gli studi e aiutato i genitori. Oggi suonare per me è più bello di allora…
Libertà dagli impegni del musicista di professione equivale a maggior libertà creativa?
Per divertirci siamo stati in scena anche con 40 elementi, lavoriamo con olii essenziali e profumi, vj, danzatrici del ventre, scrittrici che fanno pescare al pubblico i loro versi e li completano a misura dello spettatore che li riporta. Riesci a buttarci dentro tutta la tua creatività e anche quando la testa va per brutte strade puoi e devi vederci un prato fiorito…
Qual è l’arcano che si cela dietro al nome Mia Loto?
Mia Loto è nato al foyer del Cristallo di Bolzano, durante un mio concerto. Visto che non l’avevamo, abbiamo chiesto al pubblico di darci un nome, correndo un certo rischio. Tra i tavoli girava una scatola con i biglietti, per fortuna nessuno poi conteneva porcherie e uno suggeriva New Loto, molto attinente al flair esotico della nostra proposta: Manni Pardeller mi ha dato l’imbeccata con Mia che è poi anche il nome di mia figlia. Ce lo siamo immaginati come un personaggio che racconta storie…
Come nascono le tue canzoni?
Amo le cose semplici, compongo con il piano o magari con garageband sul computer, poi ci lavoro insieme ai membri del gruppo. Un grande aiuto alle armonizzazioni viene da Barzon e da Degasperi con il loro estro. Ci troviamo una volta in settimana, di più se stiamo scrivendo e sentiamo di dover “ricomporre la famiglia”, spesso da Felice che ci ospita nella sua casa indiana. Non mi pongo la domanda su cosa vada di moda, tanto chi preferisce altro sente altri: certo abbiamo perso un po’ di volontà di far politica, ma nella musica a volte rovina un po’ la grazia di quello che c’è sotto.
Molti qui si lamentano che i bar preferiscano le cover band a chi compone in proprio: tu cosa ne pensi?
Non la vedo così estrema, se capita suono anch’io cover, in duo col violino rendendole irriconoscibili, per non dire del progetto in cui rifacciamo i Depeche Mode con l’arpista. Tra i musicisti di qui vorrei ci fosse più solidarietà: invece di polemizzare è meglio proporre e fare, essere pro-positivi.
[Daniele Barina]