Rudy Giovannini, “Caruso delle Dolomiti”
Il tenore-interprete di Volksmusik è amatissimo nell’area di lingua tedesca
Un’adolescenza libera da schemi e poi la ferrea disciplina del diploma da tenore hanno plasmato nel tempo una figura carismatica del panorama musicale locale, più celebre all’estero che in Italia: Rudy Giovannini, alias Der Caruso der Berge.
Una ventina di dischi all’attivo, a partire dal 2000 il cantante di Laives si è reinventato come interprete e autore nell’ambito dello Schlager tanto caro Oltrebrennero, mescolandoci reminiscenze classiche, canzone popolare napoletana, tradizione corale di montagna, arrivando a trionfare al Grand Prix der Volksmusik nel 2006 affiancato dalla cantante d’origine indiana e badiota d’adozione Belsy e dal Coro Monti Pallidi, unendo così idealmente i tre idiomi della nostra terra. Si ripeterà poi nel 2010 in coppia con il bavarese Florian Fesl. Per la Köfelefest che regala al suo paese natio da 19 anni, ora spalmata su due date il 14 e 15 giugno prossimi, si riempiono tutte le strutture ricettive da Bolzano a Salorno. Lui stesso vive otto mesi l’anno in albergo e, quando torna in Bassa Atesina, casa sua gli pare sempre nuova: la pausa dopo i sette concerti del tour natalizio in cui ha presentato l’ultima fatica Dankeschön für dieses Leben è il momento migliore per conoscerlo.
Quali sono le novità apportate da Rudy Giovannini a un genere come il volkstümliche Schlager già così consolidato in area germanofona?
È un genere nuovo: io mi definisco un tenore che suona musica leggera, ma di tenori che lo fanno cantando in italiano e in tedesco non ce ne sono molti. C’è Bocelli che è però rimasto più sul classico, cosa che comunque non dispiace neppure a me data la mia formazione.
Non pensa di piacere perché oltre a masticare un linguaggio universale come quello della classica suona una musica popolare che ha tratti comuni in tutte le culture?
Sono un grande appassionato di musica napoletana, genere nato cinquecento anni fa e che già come tenore puro praticavo, cantando sempre canzoni napoletane, infilandole nei bis proprio come faceva Caruso: sono davvero fantastiche! Così faccio fatica a paragonare la nostra Volksmusik con la canzone partenopea, che è molto ricercata a differenza di quella che suoniamo qui con i Lederhosen: non che questa sia brutta o da criticare, ma è senz’altro più elementare…
Pur spaziando dal Lied a divertissement giocati sui cliché della gastronomia del Belpaese come Tarantella culinaria, sente mai di essersi chiuso artisticamente in una gabbia?
Come compositore scrivo la musica che veramente mi piace. Altri inseguono il successo e ciò non porta fortuna: ti ritrovi a copiare. A questo punto della carriera io invece controllo l’intera filiera legata all’incisione dei miei dischi, faccio tutto in proprio e ciò mi dà libertà di decidere come e cosa proporre. Penso che potrei mettere in repertorio un pezzo degli AC/DC senza perdere neanche uno dei miei fans.
Età media della platea?
All’inizio, nel 2000, la mia musica la ascoltavano gli ultrasessantenni, oggi sempre più giovani. La melodia è tornata di moda anche tra i ragazzi. In Belgio, Lussemburgo o in Austria non c’è più il tabù per il folk, non è più bollato come musica per vecchi, quella che quando dici che la fai ti dicono tutti “poveretto!”
Su quale immaginario puntano i testi originali: paesaggio, amore, difetti comuni, vita gaudente?
Le tematiche sono un po’ quelle di sempre in tutta la musica popolare moderna, anche se tante volte a sentir cantare “love” ci pare una parola meno vecchia di amore. Ogni tanto fa breccia anche l’attualità, come in Bleib so wie du bist, dove dico quanto sia inutile rifarsi con il silicone: devi rimanere te stesso…
[Daniele Barina]
Nel 2019, dopo decine di esibizioni in Germania, Rudy Giovannini sarà in concerto a Laives il 14 e 15 giugno