Margit Pittschieler tra astratto e concreto
Intervista all’artista altoatesina, in mostra con le sue opere per tutta l’estate
“Riflessiva, sensibile ed espressiva”: così si definisce Margit Pittschieler, una delle artiste emergenti del panorama locale contemporaneo.
Le sue opere prediligono l’arte astratta ed il disegno, caratterizzati entrambi dal movimento e l’incontro di colori nel primo caso e di segni espressivi neri su sfondo bianco nel secondo. In occasione dei preparativi della mostra “Dancing Women”, esposta fino allo scorso 29 maggio a Bolzano, abbiamo incontrato Margit per comprendere al meglio la sua visione ed interpretazione dell’arte.
Cosa rappresenta per lei l’arte?
L’arte è il motore per andare sempre avanti nella vita.
Rappresenta il mezzo di espressione del mio vissuto, oltre ad essere una mia sicurezza del bello che mi circonda.
In ogni sua forma, l’arte mi fa sempre stare bene.
In quale momento della sua vita ha coltivato il desiderio di diventare un’artista?
Artisti si nasce. Da bambina passavo interi pomeriggi a leggere e disegnare. L’episodio chiave, però, è avvenuto in una notte d’estate a quasi 20 anni. Mi trovavo con le mie amiche in spiaggia e ci interrogavamo su ciò che volessimo fare nella vita. Io avevo già alle spalle un anno di università con ottimi risultati in letteratura comparata. Ma ho capito che non era la mia strada. Quella stessa notte ho fatto delle ricerche e ho deciso di frequentare l’Accademia delle Belle Arti a Bologna.
Come nasce una sua opera?
L’opera nasce da ciò che vivo, dai momenti cruciali e dai cambiamenti vissuti. È nei momenti forti e anche difficili che nasce qualcosa di nuovo e significativo. I sentimenti che vivo in quell’istante si trasformano in un bisogno di esprimere ciò che provo tramite l’arte.
Qual è il messaggio implicito delle sue opere, cosa vuole trasmettere?
Attraverso la mia arte voglio riuscire a trasmettere sensazioni ed emozioni. I colori dei miei astratti sono spesso molto forti e l’accostamento di un determinato colore ad un altro vuole evidenziare i contrasti che caratterizzano la vita di ognuno di noi. Le donne danzanti, invece, sono l’immagine della sensualità, dell’erotico, della fragilità e allo stesso tempo della forza intrinseca di ogni donna. È davvero bello vedere le donne soffermarsi per più minuti sui miei quadri. Si immedesimano in loro e mi raccontano ciò che provano. Sono dell’idea che non è tanto importante comprendere l’opera in sé, ma è fondamentale che questa ti susciti qualcosa.
Pensa che per un artista sia più giusto avere un modello di riferimento a cui ispirarsi o debba scoprire da solo qual è la propria arte?
L’artista è condizionato da tutto ciò che vede, legge e studia. Studiando arte, è inevitabile che inizialmente si copi l’arte degli altri, ma è necessario per affinare la tecnica e per scoprire poi quale sarà la propria vena artistica. Ho sempre avuto una grande ammirazione verso Gerhard Richter per la tecnica e la maestosità dei suoi quadri e per un mio vecchio professore, Davide Benati, un vero e proprio maestro di vita capace di farti riflettere su te stesso. Grazie a lui ho imparato ad amare ciò che faccio e fare ciò che amo. È quindi importante avere dei modelli di riferimento, perché oltre ad insegnarti qualcosa, sono la testimonianza diretta che loro ce l’hanno fatta.
Che consiglio darebbe a un giovane che coltiva la passione per l’arte e vuole diventare artista?
Non ascoltare sempre quello che dicono gli altri. Se sei un’artista, all’interno della tua mente circolano idee e pensieri diversi rispetto a quelli della gente comune. Se l’arte rappresenta davvero una passione, sii coraggioso e non farti calpestare il sogno da nessuno. Un occhio di riguardo, però, mantienilo sempre verso le tue radici. È dove sono nati i tuoi valori, i quali rappresentano non solo una ricchezza per te stesso, ma per tutti coloro che ti stanno intorno.
[Fabian Daum]
MOSTRE IN PROGRAMMA
01.06-16.06: Art’è donna, collettiva, Centro Trevi, Bolzano
08.06-08.09: 50x50x50 - Spazi liberi, collettiva, Fortezza
19.07-28.07: Neue Kunst im Quadrat 2, collettiva, Velturno
CHI È
Margit Pittschieler (Bressanone, 1985) si è laureata all’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Ha frequentato il triennio di Pittura (2005-2009) e la Specialistica di Comunicazione e Didattica dell’arte (2011-2014). Il suo percorso artistico inizia nel 2003 come pittrice su commissione. Oltre ad aver partecipato a numerosi workshop, festival e concorsi d’arte nazionali e internazionali, dal 2010 ad oggi ha realizzato otto mostre personali e ventuno collettive in Italia e all’estero.