Wanderlust, la sindrome del viaggiatore
Presentato il mese scorso l’ultimo album della cantautrice Giulia Martinelli
Wanderlust, o sindrome del viaggiatore, indica quel forte e irrefrenabile desiderio di conoscere ed esplorare il mondo.
Non a caso è divenuta la parola chiave dell’omonimo nuovo disco di Giulia Martinelli. In particolare, l’album, presentato per la prima volta lo scorso 13 aprile presso il Centro giovani Vintola 18 di Bolzano, è proprio un sunto delle più importanti mete raggiunte dalla giovane cantautrice.
Ma facciamo un passo indietro: chi è Giulia Martinelli? Giulia nasce a Merano 22 anni fa e da sempre, grazie anche alla complicità dei genitori, scopre la musica, dapprima vissuta in maniera più personale, come un diario in cui appuntare emozioni ed esperienze importanti, e poi, con gli anni, una cosa più seria ed impegnativa, senza però mai scordare da dove tutto ciò abbia avuto inizio.
“Posso smettere di fare dischi, ma non smetterò mai di fare musica”, dice Giulia a prescindere dalla direzione che potrà prendere la sua carriera musicale, l’importante sarà poter continuare a vivere la musica con la stessa spontaneità di sempre. E forse è proprio questa sua coerenza che le ha permesso di giungere al suo terzo disco. Se i primi, però, erano forse più acerbi, questo terzo album sembra segnare una nuova maturità musicale, in cui più professionisti hanno contribuito alla realizzazione di un prodotto più complesso e curato. Non a caso per dare alla luce questo disco c’è voluto un anno.
Il viaggio è dunque il tema portante. Cinque canzoni, cinque città significative del percorso di Giulia: San Francisco, New York, Milano, Madrid e Bonn. La prima città è San Francisco, ed ecco come la giovane cantautrice descrive quel periodo della vita.
“Ci sono delle giornate in cui ti svegli con una forza da spaccare il mondo e altre in cui non hai nemmeno la forza di alzarti in piedi e non sai bene il perché: ecco il mio mood di allora”. Il secondo brano, invece, più diretto, è una dichiarazione d’amore alla sua New York, in cui Giulia ci porta nei luoghi per lei più significativi. Il terzo brano, quello che ha dato anche il nome all’album, racconta invece di Milano ed in particolare del significato del viaggio come momento di crescita, uscendo dalla propria comfort zone.
La quarta canzone, dedicata a Madrid, è una lettera d’amore vera e propria ad uno sconosciuto, a qualcuno che deve ancora arrivare. Ultimo pezzo, ma non meno importante, è “Backupland”, e qui siamo a Bonn, che rappresenta quel passaggio da una fase ad un’altra della vita. Primo brano ad essere scritto ma che si pone come momento di chiusura e al contempo di nuova apertura a chissà, forse un nuovo album. Come a chiudere un cerchio inconscio che si è creato durante questo ultimo anno. Perché alla fine ogni disco per Giulia rappresenta proprio questo, mettere un punto alla fine di un percorso, fare un sunto e trarne delle conclusioni. A volte è il momento più difficile proprio perché riguardando quelle orme, che non svaniranno mai, si ha il tempo per criticarle e voler rifare tutto. È il momento più delicato perché, terminato il lavoro, arrivati a quel punto per cui ne si è quasi saturi, arriva l’attimo decisivo, la prova del nove.
“Pubblicare un album è come mettersi a nudo, ci sono le tue esperienze e le tue emozioni e una volta che i brani sono pubblici non puoi più tornare indietro e questo è esaltante e terrificante allo stesso tempo”., sostiene l’artista meranese. L’album è sacrificio, sudore ed emozioni, è un capitolo di vita, ed anche per questo le collaborazioni sono state scelte con cura e attenzione proprio perché fossero in grado di rispettare l’arte di Giulia. Mattia Mariotti, che si è occupato della parte musicale, e Samira Mosca, che invece ha curato la parte grafica e fotografica oltre che dei video musicali, sono risultati la giusta scelta nella vestizione dei singoli brani. E la conferma si è avuta dagli applausi convinti dello scorso 13 aprile.
[Shakira Casin - COOLtour]
CINQUE CITTÀ, CINQUE ESPERIENZE
Nel suo terzo album “Wanderlust” Giulia Martinelli parla di San Francisco, New York, Milano, Madrid e Bonn