Un thriller pulp nell’idilliaco Alto Adige - “Quel che resta del peccato”, l’ultimo romanzo di Matthias Graziani
Il confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, quando si cerca di vivere con una curiosità priva di pregiudizi, può rivelarsi labile.
La consapevolezza, se è forte, può aiutare molto, ma la tentazione di giustificare i mezzi meno nobili per un nobile fine, o anche per appagare il proprio orgoglio, è forte. Uno scapestrato poliziotto italo-tedesco, nella particolare accezione altoatesina, si trova ad indagare sull’efferato delitto di due persone ad opera di uno spietato killer soprannominato “il pastore tedesco”. Una piacente collega, dettagli pulp e tormenti esistenziali completano gli ingredienti di Quel che resta del peccato, thriller a tinte forti scritto dal bolzanino Matthias Graziani, già noto per l’apprezzato Sottopelle. All’autore, che è anche giornalista e docente di scrittura creativa, abbiamo chiesto della genesi di questo libro, dell’influenza che il particolare contesto culturale e naturale altoatesino ha sulla sua creatività e delle differenze tra narrare i fatti e inventarseli per fini letterari.
Graziani, come nasce Quel che resta del peccato?
Come per ogni mio romanzo è l’ispirazione per un determinato genere a dare il via a una storia. L’atmosfera soprattutto. In questo caso avevo voglia di scrivere un thriller dalle sfumature pulp. Poi ho creato il cattivo, perché spesso è il cattivo a fare la storia. Da qui sono partito e il resto si è aggiunto come un puzzle.
In che modo la sua attività di giornalista influenza la sua attività di scrittore?
Per me sono due tipologie di scrittura completamente differenti. Come giornalista racconto i fatti, come scrittore i fatti li mostro. Bisogna mostrare in testa dei lettori, far vivere loro le scene del romanzo, quindi l’approccio è molto differente da quello giornalistico. Sicuramente la metodologia della ricerca, scrivendo un thriller, è molto utile.
Nei bucolici paesaggi altoatesini molti vedono occasioni di svago e relax. Cosa ci vede lei, autore di thriller?
Penso che uno scrittore possa divertirsi a stravolgere i canoni. In questo caso la contrapposizione tra la città più vivibile d’Italia e i fatti violenti narrati nella storia mi hanno permesso di rendere meno scontate le vicende.
Quale dei personaggi di questo libro trova più, anche sinistramente, affascinante? Perchè?
La psicologia del killer è affascinante, ma non posso svelare nulla, no spoiler! Sicuramente anche Kurt, il protagonista, è un personaggio che attira, proprio perché agisce senza pensare alle conseguenze e reagisce spesso d’istinto ed è quello che forse, ogni tanto, tutti noi vorremmo poter fare.
Il concetto di “peccato” è saldamente legato alla religione; la data del misfatto al centro del suo libro coincide con la festa cattolica del Sacro Cuore. Quali spunti le ha dato la radicata religiosità degli altoatesini?
Spesso alcune feste religiose possono suscitare una sorta di mistero, e fascino. Fin da piccolo questa festa ha creato in me una certa suggestione, anche in questo caso la contrapposizione tra il bello e il violento poteva essere un buon punto di partenza per il romanzo.
Il genere letterario con cui lei si confronta trova nel cinema contemporaneo un’importante parte. Sarebbe favorevole ad un adattamento cinematografico dei suoi libri?
Sarebbe fantastico! Ma non vorrei venisse stravolto troppo, mi rendo conto che i linguaggi sono differenti, e che ci vogliono adattamenti, ma se così dovesse essere vorrei venisse fatta rispettando la trama e i personaggi. Oppure potrei seguire l’esempio di Sylvester Stallone per il suo Rocky: vendere la mia storia a patto che sia io a interpretare il personaggio principale!
[Mauro Sperandio]
Titolo: Quel che resta del peccato
Autore: Matthias Graziani
Editore: La Corte Editore, Torino 2018