“Il fine è arrivare a produrre qualcosa”
Intervista al batterista bolzanino Sandro Giudici: a breve un album con il suo trio
Il bolzanino Sandro Giudici è uno dei batteristi più conosciuti in Alto Adige. Dopo aver lavorato e sperimentato per molti anni con gioia insieme a tantissime band, oggi preferisce seguire progetti che gli stanno a cuore: suona con “Weltenseele”, “Benno Simma Lovetown Project” e “Celebration Night”.
Sandro, prima domanda obbligatoria: come sei arrivato alla musica?
L’avevo in testa da sempre, da quando ero bambino, non è stata una scelta mia. Ero sempre stato attaccato alla radio ad ascoltare di tutto. Dal pensarla al sentirla dentro e a farla sono passati circa vent’anni. Ho iniziato a suonare seriamente dopo il servizio militare nel ’82, e da allora non mi sono più fermato.
Come mai hai scelto la batteria?
La batteria non è una cosa che ho scelto, è lei che ha scelto me. Non lo dico per fare effetto. Non ho mai pensato cosa mi piacerebbe suonare, la batteria è sempre stata dentro di me. Infatti quando ho iniziato a suonare veramente, dopo aver imparato e studiato, ho capito che era quella cosa che avevo sempre in mente, che volevo sempre fare.
Dove hai studiato?
Non ho diplomi di conservatorio o cose simili. Ho imparato da solo, ma ho anche avuto insegnanti, tra cui i più importanti non erano certamente batteristi, ma erano persone che mi hanno aperto la mente. Un grandissimo chitarrista locale, che non c’è più da diversi anni, è Enrico Micheletti; lui mi ha insegnato molto sulla musica in generale. Poi tecnicamente bisogna comunque svilupparsi. Il fine è arrivare a produrre qualcosa, nel tuo piccolo, non c’è bisogno di scalare le classifiche.
Cosa consiglieresti ad un ragazzo che vuole imparare a suonare la batteria?
Di cambiare strumento! Scherzi a parte, logisticamente è difficile, è un continuo montare, smontare e portare in giro un gran peso. Poi è uno strumento molto ingombrante, per non parlare del rumore per i vicini nel condominio. Anche il tac-tac della batteria elettronica può dare molto fastidio. Ma se hai la passione per questo strumento, seguila. Preparati a far fatica però!
Tu suoni tantissimo, con molti gruppi.
Da quando ho iniziato diciamo che ho suonato con quasi tutti quelli della mia generazione che avevano un gruppo, sono troppi per poterli elencare tutti. C’è con chi magari ho suonato per una serata, e con chi per tanti anni.
Hai anche inciso diversi dischi...
Si, se non sbaglio due con i Westbound, con cui ho suonato anche tanto in giro, poi con Andrea Maffei, per dire un altro nome. Un altro disco l’ho fatto con i “Funkwagen”, un gruppo alternativo degli anni ‘80 di Merano, con cui abbiamo anche suonato moltissimo.
Al momento con chi suoni?
Con una band che fa cover che piacciono moltissimo a noi, per esempio di Deep Purple, Led Zeppelin ecc. Con i “Celebration Night” avremo un concerto il 30 marzo a Innsbruck e uno il 24 maggio vicino a Verona. Da due anni ho in piedi una cosa bellissima: si chiama “Weltenseele” ed è un trio con un bassista di Trento e una sassofonista di Monaco, con cui abbiamo fatto un disco che deve ancora uscire. è musica di nicchia, difficile da definire; con loro abbiamo suonato prevalentemente in Germania. Purtroppo è difficile tenere in piedi una band con queste distanze. Al momento cerco di seguire soltanto progetti che mi stanno a cuore, suono solo cose che mi piacciono.
Ricordo un concerto di Vasco Rossi a Vienna nel ‘97: tu facevi parte del suo staff tecnico. A parte che quella volta eri inciampato su un cavo e ti sei distorto la caviglia andando a finire all’ospedale: com’è andare in tournée con un personaggio come il Blasco?
Praticamente per tutti gli anni Novanta sono stato in tournée con tanta gente ed ero sempre sul palco con grossi personaggi, specialmente jazzisti. Ho imparato moltissimo, era come andare a scuola. Del resto andare in tournée è un lavoro sodo. Il mito del divertimento è proprio quello: tempi stretti, stress, cose che fai quando hai 30 anni.
Che tipo di musica preferisci?
Io sono nato col rock. Dopo mi sono avvicinato anche ad altre cose, e ora mi piace quasi tutto.
[Silvia Amico]