Il cantautore apprezzato da Broadway
Edo Avi, conosciuto anche a New York, il 9 novembre sarà in concerto a Pineta
Lo studio di Broadway che gli arrangia i brani, già utilizzato anche da artisti di fama quali Sting o Bruce Springsteen, per farsi pubblicità sul proprio sito Internet ha una sua canzone come esempio di lavoro ben riuscito.
Stiamo parlando di Edo Avi, cantautore di Laives che a New York non ci deve nemmeno andare, visto che gli basta inviare i propri demo online al fine di vederseli restituire pronti per la pubblicazione su disco. Sabato 9 novembre alle 21, presso il Teatro delle Muse di Pineta di Laives (ingresso 8 euro, booking www.teatrofilolaives.it), Avi si esibirà da solo con chitarra e voce, proponendo in una versione unplugged composizioni che sul suo ultimo cd Lontano da qui hanno in realtà un sapore più elettropop che acustico.
Intelligente, molto radiofonico: dovresti essere uno di successo…
All’inizio quando una canzone in cui credi non ha successo, pensi che il brano non c’è ancora e devi lavorarci su. Da anni ormai sono più consapevole e credo di essere a ragione contento dei risultati derivati dal mio meticoloso lavoro, eppure non cambia niente: non si riesce a farsi ascoltare…
Come mai?
Tutti troppo da fare, bombardati dal mondo intero che ti passa nel telefonino, ci vorrebbero i passaggi in radio perché non c’è più il passaparola che c’era con la musica indipendente. Su Youtube non basta esserci, comunque le scoperte non circolano. Conta l’immagine e altre cose incomprensibili. Prendi il singolo Come un fiume che ho prodotto con Max Marcolini, il producer e arrangiatore di Zucchero, tramite un’agenzia milanese avevo provato a lanciarlo: ma la qualità non conta e la Universal Music ha subito detto di dar la canzone a Emma, così che Max stesso mi ha suggerito di pubblicarmela da me. Serve solo avere appoggi, meglio andare ai cocktail party che scrivere musica buona.
Sei partito giovane con il gruppo dei Chain ma spinto da chi?
Dai cantautori italiani, poi Dylan e soprattutto Neil Young, CSN&Y, Bowie e Lou Reed… Non mi appassiono alla musica di oggi perché è piatta, consumistica alla nausea a causa delle regole dettate dalle case discografiche, prive dei budget utili a fare opere come all’epoca dei Pink Floyd. I musicisti cercano il successo con un singolo e sono lì solo per quello: poi uno ascolta il disco intero e i pezzi sono tutti uguali al brano di punta.
In provincia tutto troppo tranquillo?
Qui non c’è nulla: né produttori, né agenzie. Basta guardare la mappa di Rockit e si capisce. Specie in ambito linguistico italiano siamo abbandonati, eppure siamo in tanti e tutti bravi. Con la band non puoi esibirti perché è fatta di professionisti e per il gestore dell’evento diventa impegnativo, vado più spesso io solo tanto se il pezzo è buono funziona con qualsiasi vestito: a Merano, per esempio, ho suonato le mie canzoni con la Merano Pop Symphony Orchestra, dando loro prima il cd. Le hanno fatte perfette e con sole due prove sembrava che le suonassimo da anni. La serata mi ha dato visibilità e ho avuto il piacere di figurare anche sul recente tributo a Nick Drake, con artisti da tutta Italia e solo pezzi originali (Il delicato mondo di Nick Drake, ndr). Oggi però gli artisti si slegano dalle case discografiche, non firmano contratti e distribuiscono in rete i loro prodotti. C’è sovrabbondanza di uscite da quando i dischi si fanno in casa, escono venti cd indipendenti la settimana: dai il disco al critico musicale ma spesso lui lo sente due anni dopo, magari scoprendo che gli piace molto.
Cosa provi per i trapper, i profeti dell’autotune?
Tristezza infinita perché si atteggiano a ribelli e sono perfettamente inglobati, una truffa vera e propria.
[Daniele Barina]