Ottavia Piccolo, 70 anni e tanta voglia di teatro
L’attrice nata a Bolzano racconta se stessa tra passato e futuro in palcoscenico
Mercoledì 9 ottobre Ottavia Piccolo festeggia 70 anni. Ma non sembra, tanta è la vitalità e tanto l’entusiasmo che trasmette nel raccontare se stessa, il mondo dello spettacolo, i suoi impegni.
Lei è nata e vissuta a Bolzano per pochi mesi. Che cosa rappresenta per lei questa città?
Sono stata bolzanina per nove mesi da neonata. La ricordo dai racconti dei miei genitori. Oggi trovo questa città stupenda per l’atmosfera e le architetture. Noto progressi etnici, anche per via di un sistema di vita ben organizzato.
Più volte, come attrice, ha avuto modo di conoscere il pubblico locale. Come lo considera?
Del pubblico locale, che conosco bene, mi colpisce soprattutto la sua preparazione culturale. Sa cosa va a vedere, perciò è molto attento alle sfumature e ai particolari. È sempre una piacevole e intrigante sorpresa, soprattutto molto stimolante per chi lo percepisce dal palco.
Lei è ha iniziato a recitare a dieci anni. Cosa significa dedicare una vita allo spettacolo, considerata anche la carriera cinematografica?
Fu mia madre appassionata di teatro radiofonico a portarmi al Teatro Quirino di Roma per un provino, l’aveva letto nel giornale, e fui scelta per il mio fisico minuto. Poi ho continuato perché recitare mi riusciva bene. Il gioco è diventato passione per un mestiere, quello che ancora oggi mi sostiene e che mi fa affermare come donna e come attrice.
Forte dell’esperienza artistica maturata in tanti anni, che consigli dà ai giovani attori?
Hanno bisogno di pochi consigli. Ma è bene che capiscano quello che vogliono veramente fare nel mondo dello spettacolo, che è precario per antonomasia. Un attore non ha sicurezza del domani. Ci vuole abilità accompagnata da un po’ di fortuna, esattamente come quello che succede quando si gioca a carte. Da un punto di vista artistico e espressivo i giovani attori sono preparatissimi, anche perché in Italia funzionano ottime scuole e accademie. Inoltre sono molto europei come mentalità e apertura culturale, conoscono molte lingue, possono recitare ovunque.
Nella nostra società dominata da instabilità e crisi dei valori, che ruolo può svolgere il teatro?
Il teatro è un’oasi di scambio di idee e visioni tra palco e platea, ma anche tra gli stessi spettatori. Si tratta dell’effetto magico della parola. Il fatto che oggi il linguaggio teatrale sia un gioco di contaminazioni e intrecci artistici, diventa per lo spettatore una sorta di “palestra” di confronto con altre culture e mentalità che escono dalla scatola teatrale, circolano nel mondo entrando nella nostra vita quotidiana.
A novembre è attesa al Teatro Cristallo con Occidente Express di Stefano Massini, il settimo lavoro teatrale con il drammaturgo fiorentino. Di cosa si tratta?
Con Massini vivo da anni una grande amicizia e una proficua intesa artistica. Mi sorprende sempre la mutevolezza della sua scrittura pur mantenendo intatta la sua poetica, la sua visione del mondo come in questo Occidente Express. Si tratta di una storia vera, agghiacciante, che coinvolge molto. Haifa, che io interpreto, è una donna sessantenne che con la nipotina di quattro anni abbandona il villaggio vicino a Mosul perché sono rimaste sole. Camminando per oltre 5.000 chilometri arrivano a Stoccolma per caso, dove tuttora vivono. Il viaggio clandestino è un calvario in cui si susseguono situazioni drammatiche, vicine alla morte, aggirata da un sorriso, una carezza, dalla speranza, da segni di delicata umanità.
[Massimo Bertoldi]
IL DEBUTTO A 10 ANNI CON LA REGIA DI SQUARZINA
Ottavia Piccolo è una grande signora della scena italiana per effetto di una luminosa carriera iniziata appena decenne quando recita in Anna dei miracoli di William Gibson per la regia di Luigi Squarzina. Anche l’esordio cinematografico è precoce e prestigioso: nel ’63 figura nel cast del Gattopardo di Luchino Visconti. Il palcoscenico e il grande schermo di alternano nell’attività dell’attrice. Fondamentale è l’incontro nel 1964 con Strehler che la dirige nelle goldoniane Baruffe chiozzotte e più tardi in Re Lear di Shakespeare. Seguono altre fondamentali collaborazioni con i maggiori registi italiani quali Luca Ronconi, Giorgio De Lullo, Orazio Costa e Gabriele Lavia. Negli anni ’60 e ’70 intensifica il rapporto con il cinema lavorando con Mauro Bolognini, Pietro Germi, Pierre Granier-Deferre, cui si aggiungono nei decenni successivi i nomi di Pupi Avati, Margarethe von Trotta, Michele Placido. Non trascurabile è l’impegno televisivo con sceneggiati e film di grande successo. Il talento espressivo della Piccolo si manifesta soprattutto nel teatro, collezionando - oltre a quelle citate - una serie di interpretazioni di assoluto valore artistico che le hanno permesso di vincere quest’estate l’ambito Premio Renato Simoni “per la fedeltà al teatro di prosa”.