Il giusto momento per andare ControTempo
Storia di una compagnia teatrale nata in piena pandemia
Cos’è il tempo? Fisici e filosofi potrebbero dibattere a lungo sul tema. Noi comuni mortali ci limitiamo a dire che a definire il concetto di tempo è il susseguirsi di istanti ed eventi che, con la loro reciproca interazione, costituiscono il contesto in cui abbiamo vissuto, viviamo e vivremo.
Cosa significa andare controtempo? Vuol dire vivere il presente, ma tracciandone una linea parallela. Come creare una compagnia teatrale quando i teatri sono chiusi. Senza per forza essere anticonformisti, ma soltanto facendo ciò che si ama. È la storia di Controtempo Teatro.
“Controtempo - spiega la vicepresidente Diletta La Rosa - nasce ufficialmente nel 2021 come cooperativa formata da attori e professionisti dello spettacolo che avevano già avuto modo di collaborare e conoscersi nel corso degli anni. Tutti noi siamo partiti dai corsi di ‘Giovani in scena’ del Teatro Stabile sotto la guida di Flora Sarrubbo, oggi presidente del gruppo. Abbiamo continuato con strade e percorsi accademici differenti, in Italia o all’estero, per poi riunirci nuovamente a Bolzano con unico scopo: vivere e non sopravvivere, facendo teatro in tutte le sue forme”.
L’idea è accattivante, il momento storico decisamente meno. Tuttavia, andare controtempo significa anche credere in un futuro migliore.
“La pandemia ha fermato tutto. In un contesto fatto di chiusure, incertezze e domande sul come riprendere, l’idea di essere uniti sotto uno stesso nome ci sembrava una buona spinta di ripartenza. Nel teatro è necessario cooperare, soprattutto in momenti difficili. In un tempo poco protettivo nei confronti dei lavoratori culturali e dello spettacolo, che talvolta ci rema contro, dove le tutele sono poche e la cultura è relegata a questioni di bassa priorità, noi dobbiamo avere il coraggio di reinventarci per trovare nuove soluzioni”.
Da Mare amaro de I Malavoglia a Marianella Garcia Villas - Soltanto per amore, fino a Neo: le produzioni di ControTempo sono reinterpretazioni di grandi classici letterari e teatrali, rappresentazioni di fatti e personaggi storici di rilevanza sociale, così come la messa in scena di sfide di vita quotidiana come la maternità. Il tutto attraverso una poetica dove la recitazione si fonde con la musica.
“Nei nostri spettacoli prestiamo molta attenzione al suono. Lavoriamo spesso con musica dal vivo o con registrazioni ed effetti sonori originali grazie a Joe Chiericati. Puntiamo molto su una scenografia uditiva piuttosto che visiva, perché l’audio porta e veicola delle visioni che passano su un altro livello. Gioca con le emozioni, stimola l’immaginazione, anche di ciò che non c’è in scena”.
Non solo spettacoli, ma anche laboratori e workshop in collaborazione con scuole e associazioni sul territorio.
“La nostra attività con i ragazzi è volta a concepire il teatro come strumento alternativo per l’apprendimento. Abbiamo lavorato con giovani immigrati in un percorso di avviamento alla lingua, così come con alcune scuole, affrontando temi del programma didattico con il teatro. Uno su tutti, il progetto con il liceo Pascoli di Bolzano: con le classi 3M, 4M e 4D abbiamo lavorato su Antigone di Sofocle. Lo spettacolo è stato selezionato dal Festival del Teatro antico di Siracusa per le scuole e a maggio i ragazzi reciteranno in Sicilia”.
Sempre questo mese Diletta La Rosa si esibirà con Neo presso due centri di sostegno alla maternità sul territorio. A giugno sarà la volta dello spettacolo per bambini La guerra delle bolle di sapone, mentre con luglio partirà un progetto enologico che prevede letture musicali e performance sul vino in relazione a fiere ed eventi degustativi delle cantine locali. In autunno è in arrivo una nuova produzione in collaborazione con il Theater in der Altstadt di Merano: L’armadio - der Schrank, spettacolo bilingue che si basa sugli atti del processo a Michael Seifert, noto come “il boia di Bolzano” per le atrocità commesse all’interno del lager cittadino.
“Il teatro deve farti porre delle domande. Io in qualità di attrice offrirò una visione, ma non ti fornirò le risposte. Il teatro è un mezzo che smuove il cervello. Se alla fine dello spettacolo uscirai con una domanda e non con una risposta, allora avrò stimolato la tua curiosità, raggiungendo uno scopo educativo e formativo”, conclude La Rosa.
È quindi lecito chiedersi: è forse giunto il momento di andare controtempo?
[Fabian Daum]
LA COMPAGNIA
Flora Sarrubbo (presidente), Diletta La Rosa (vicepresidente), Lucas Da Tos, Oscar Bettini, Claudio Montresor.
Collaboratori: Christian Mair, Joe Chiericati.
INFO E CONTATTI
www.controtempoteatro.com
Instagram e Facebook: controtempoteatrobolzano